Svizzera

Creò l'app InfoStranieri in Italia, ora da Biasca lancia nuove idee

Bashkim Sejdiu si è trasferito in Riviera: ecco la sua visione in vista dell'ok di Berna sulla convenzione di doppia imposizione con il Kossovo

Keystone
28 aprile 2018
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La convenzione di doppia imposizione, al vaglio della Commissione economia del Nazionale lunedì scorso, potrebbe ottenere presto l’ok del Parlamento. Per quella di sicurezza sociale serve più tempo. Approvata in marzo dal Consiglio federale, una volta ratificata dai rispettivi legislativi permetterà ai kosovari tornati in patria di ricevere le rendite Avs e Ai, cosa che non avviene dal 2010.

A 10 anni dalla dichiarazione di indipendenza (la Svizzera fu tra i primi a riconoscere il nuovo Stato), il Kosovo è entrato a pieno titolo nell’agenda politica federale. Finiti i tempi in cui a Berna se ne discuteva quasi solo in relazione alla Swisscoy, la missione di mantenimento della pace presente dal 1999 nel Paese balcanico. Bashkim Sejdiu in Italia – dove la sua famiglia, di origine albanese, emigrò da Preševo (Serbia) nel 1993, quando lui aveva 10 anni – s’è fatto un nome. Nel 2014 ha creato la app InfoStranieri: offre sul cellulare, in 10 lingue, un servizio di assistenza per le pratiche burocratiche. Ne hanno scritto i principali quotidiani italiani.

Lo scorso settembre il 35enne si è trasferito da Varese in Ticino. Vive con la moglie e il figlio a Biasca. Di professione consulente assicurativo, crede che la convenzione di sicurezza sociale tra Berna e Pristina possa spingere i più anziani tra i 170mila kosovari residenti in Svizzera (6mila circa abitano in Ticino) a far ritorno in patria. «I pensionati di origine kosovara che vivono qui – dice alla ‘Regione’ – fanno parte della prima generazione, hanno lavorato per 20, 30 o più anni in Svizzera. Buona parte dei guadagni li hanno investiti in Kosovo, in una casa o altro».

In Svizzera una parte di loro «vive grazie all’assistenza». Ma per molti il sogno è «tornare giù». Pochi se lo possono permettere, però: oggi se tornano in Kosovo «non hanno più nessuna entrata». La convenzione, invece, renderà di nuovo possibile il versamento delle rendite Avs e Ai nel Paese balcanico. Nella convenzione c’è una clausola di assistenza reciproca nella lotta agli abusi assicurativi. In passato, ispettori dell’Ai mandati a verificarne l’esistenza sono stati minacciati di morte in Kosovo. Per Sejdiu, segno che «lo Stato centrale era poco presente» in un Paese ancora fresco di indipendenza. Le cose da allora sono cambiate. Anche se – stando a una persona che conosce bene il dossier, e che ha richiesto l’anonimato – dietro l’accordo tra Berna e Pristina si celerebbe proprio la volontà delle autorità elvetiche di controllare se i cittadini kosovari a beneficio dell’assistenza esercitano una qualche attività o possiedono beni non dichiarati in patria. Assistenza, abusi: Sejdiu parla fuori dai denti. «Anche nella comunità kosovara, persino nella seconda generazione una piccola minoranza parte dal presupposto che, comunque vada, c’è l’assistenza. Invece tutti devono essere soggetti attivi. Abbiamo la fortuna di aver trovato ospitalità qui, non possiamo essere 'di peso'».

La burocrazia: una app InfoStranieri anche in Svizzera? Si vedrà. «Il problema – dice – è simile ovunque, anche se qui non è come in Italia. Se una persona di origine straniera non si fa parte attiva nei rapporti con l’amministrazione, il rischio è che si basi sul passaparola, che può essere insidioso, o che si rivolga a leader, o presunti tali, della sua comunità, che solitamente hanno i loro interessi».

In vista dell’entrata in vigore della convenzione di sicurezza sociale, l’intraprendente 35enne vuole organizzare una conferenza: «un’occasione di incontro e scambio tra le autorità kosovare, quelle svizzere e la comunità kosovara» a Sud delle Alpi. Perché i kosovari residenti in Ticino sono «un po’ abbandonati a se stessi». Ad esempio: nel cantone non esiste un consolato, e per chi ha delle pratiche da sbrigare, «spesso è un problema» rivolgersi ai consolati di Zurigo e Ginevra o all’ambasciata a Berna. Altre idee nel cassetto: creare in Ticino una 'antenna' di albinfo.ch, portale informativo con sedi a Losanna e Zurigo che pubblica articoli in albanese, francese e tedesco ma non in italiano; oppure dare una rappresentanza agli imprenditori kosovari, «come è stato fatto nella Svizzera interna», dove «persino i medici kosovari si stanno unendo».

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