Tennis

I sogni di Belinda: ‘Essere numero uno e avere figli’

‘Io nervosa in campo? Sono emotiva, cerco di caricarmi’. Top ten a 18 anni, sta tornando ai vertici dopo vari infortuni: ‘Ora sono serena’.

16 aprile 2019
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«Hi, I’m Belinda». Arriva che quasi non la senti e si presenta così, con una stretta di mano, un sorriso e un saluto quasi sussurrato da ragazza ‘qualunque’. Da vicino i suoi 175 centimetri di altezza la fanno più grande di quanto appaia in televisione. Puntualissima, scortata da papà Ivan – al Samsung Open di Lugano l’accompagnano anche Daniela, la mamma, il fratello Brian e Snowy il cane – Bencic svela l’altra ‘faccia’ della giocatrice facilmente irascibile cui ci ha abituati «Hi, I’m Belinda».

Partiamo dalla stagione in corso. Ha ottenuto ottimi risultati che l’hanno portata dal 55° posto in classifica Wta a inizio anno all’attuale 20°; il 5° nella Race che decreterà le otto partecipanti alle Finals. Se li aspettava?
No, sono decisamente stupita; non mi sarei immaginata di vincere a Dubai e arrivare in semifinale a Indian Wells, due grandi tornei. Sono contenta di quanto sono riuscita a fare: significa che il duro lavoro sta pagando ed è fantastico. Sento che sto procedendo nella giusta direzione.

Si fissa obiettivi concreti o vive sportiva­mente giorno per giorno?
Mi prefiggo traguardi in allenamento e nel processo di preparazione; mai in termini di risultati o di classifica poiché è impossibile. Il mio scopo è essere più costante, giocando bene ogni torneo evitando troppi alti e bassi. Per questo continuo a prendere una partita alla volta.

Da qualche tempo appare più serena, come se avesse completato un puzzle mettendo tutti i pezzi al posto giusto.
Sì mi sento proprio così. Penso di essere più tranquilla perché ora sto bene fisicamente. In passato ho avuto diversi infortuni e mi sentivo frustrata perché avevo sempre qualcosa che mi faceva male. Era dura non sapere se sarei riuscita a giocare bene. Essere competitivi ad alti livelli è parecchio difficile, quando il corpo ti abbandona, e a causa di questa situazione non ero felice. Oggi, invece, sono davvero contenta di come gioco e in generale della mia vita; e quando perdo, non ne faccio un dramma perché perlomeno posso giocare senza problemi. Questo cambia tutto, pure l’aspetto mentale.

Suo padre Ivan, che l’ha seguita fin da piccola, è di nuovo il suo coach. Interrompere questo sodalizio era un passaggio necessario per diventare ‘grande’?
Ehm sa, il rapporto tra padre e figlia non è mai facile. Io e lui abbiamo però sempre comunicato molto su tutto e la decisione di non più lavorare assieme era stata presa serenamente. A un certo punto avevamo semplicemente realizzato entrambi che era necessaria una pausa. Durante questo break tutti e due abbiamo imparato molto e oggi sono felicissima che mio papà sia di nuovo con me.

È soddisfatta di sé solo se vince o riesce a trovare del positivo anche in una sconfitta?
Ovviamente gli sportivi sono persone che amano vincere e vogliono vedere arrivare risultati. Credo che uno dei motivi per i quali abbiamo dei coach, è che possono darci indicazioni positive anche in caso di sconfitta. Dicendoci ad esempio che abbiamo comunque mostrato buone cose e che dobbiamo continuare a essere pazienti e avere fiducia in noi stessi. Quando perdiamo non siamo felici; ma poi, analizzando la partita con l’allenatore, capiamo che i progressi ci sono e da ogni prestazione possiamo imparare qualcosa.

E lei è paziente? «Per nulla». Risponde senza esitare, ridendo. Spesso sorridente e gioiosa, altrettanto spesso nervosa in campo, anche qui a Lugano nel primo turno di singolare, perso. Sono due ‘facce’ di lei che mal si conciliano.
È vero, provo emozioni forti. Sul campo sono molto determinata, perché la partita è una ‘guerra’. Ci sono giocatori più calmi; ma questa sono io, la mia emotività è nella mia natura. Quando mi innervosisco non lo faccio perché sono una persona orribile o non sia grata per ciò che sto facendo. È che cerco sempre di vincere e se le cose non vanno per il verso giusto, provo a motivarmi; anche se taluni atteggiamenti possono sembrare brutti… però penso che in questo sport sia bello esprimere delle emozioni.

Non pensa di deludere il pubblico con questi comportamenti?
Mah... In tutta sincerità non mi interessa molto. Ovviamente fuori dal campo desidero sempre essere gentile con tutti e disponibile con i miei sostenitori, che apprezzo parecchio. Ma sul campo metto ciò che sono. Non voglio cambiare me stessa unicamente per provare a piacere a ogni persona. Onestamente spero che mi si ammiri per il mio tennis e perché sono una lottatrice. Se però a qualcuno non piaccio beh... Non si può andare a genio a tutti. Nello sport come nella vita.

Quanto conta l’amore nell’equilibrio trovato?
L’amore?

Non è un segreto – lo ha reso noto lei stessa, con alcune foto su Instagram – che da qualche mese è in coppia con Martin Hromkovic.
Ah sì certo – abbozza un sorriso –. Lui è anche il mio preparatore fisico e insieme facciamo un grosso lavoro. Ma cerco di tenere separati vita privata e rapporto professionale.

Ha iniziato a giocare piccolissima, indicata precocemente come grande talento. Ma cosa le piace davvero del tennis?
In generale adoro tutto quel che prevede la sfida con qualcuno. Se gioco a qualcosa, voglio assolutamente vincere. Anche del tennis amo le sensazioni legate alla competizione: quando perdi puoi odiarle, ma quando vinci sono meravigliose. Ho bisogno di questa adrenalina.

Qual è il più grande sogno relativo al tennis? Essere la migliore al mondo, un giorno. Come si descriverebbe in tre parole? Insomma: chi è Belinda la giovane donna, non Bencic la tennista?
Beh, certamente emotiva – ride –. Poi direi socievole (nell’intervista, in inglese, usa ‘friendly’, ndr) e di sicuro una persona molto felice.

E cosa sogna Belinda?
«Sogno di avere dei figli e di fondare una bella famiglia». Il sorriso stavolta glielo leggi negli occhi.

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