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La corazzata elvetica ha chance ‘in ogni disciplina’

Domani scatteranno i Mondiali di Saalbach. La Svizzera può sognare (sulla carta) di fare incetta di medaglie. Chiara Medolago: ‘Il potenziale non manca’

(Keystone)
3 febbraio 2025
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Fra discese a tutta birra e slalom funambolici, il banchetto è ben imbandito. Da oggi fino al 16 febbraio il Circo Bianco è di sede a Saalbach-Hinterglemm. Il motivo, la 48esima edizione dei Mondiali. Una rassegna che promette spettacolo e in cui la Nazionale rossocrociata ha buone possibilità di fare incetta di metalli preziosi. «Sia in ambito maschile che femminile possiamo raggiungere il podio in ogni disciplina. È impressionante, soprattutto ripercorrendo i risultati conquistati nel corso dell’inverno», evidenzia Chiara Medolago, fisioterapista e allenatrice in seno a Swiss-Ski. Ben quattordici vittorie condite da ventotto piazzamenti fra i migliori tre. «Un bottino che testimonia la bontà del nostro metodo di lavoro, dalla base sino alla Coppa del Mondo. Non sarebbe comunque una delusione racimolare meno di sette medaglie, come invece successo due anni or sono in Francia. Perdere non è mai piacevole, ma non avremmo nulla da recriminare». La kermesse iridata, come ogni grande manifestazione sportiva che si rispetti, può infatti stravolgere i giochi di potere. Che sia la giornata storta del campione o quella indimenticabile di uno sciatore fino a quel momento poco conosciuto. La selezione rossocrociata ha inoltre mostrato di avere un ricambio generazionale. «Sarà interessante osservare come si comporteranno le giovani leve, come gestiranno l’emozione. Non bisogna mettere loro troppa pressione. L’aspettativa è alta: sei fra i più bravi del tuo Paese, e vorresti confermare di essere all’altezza della situazione. Una motivazione o fonte di stress in più», che amplia il bagaglio di esperienze.

Le speranze di medaglia inizieranno già oggi, in programma il parallelo a squadre miste. Toccherà dunque alle competizioni singole, ergo il superG femminile, in cui Lara Gut-Behrami e Corinne Suter possono ben comportarsi. La ticinese – che ha confermato alla stampa di volersi ritirare prima di Crans-Montana – ha la possibilità di aggiungere metallo prezioso alla sua ricca collezione, otto meraviglie nel corso di altrettanti Mondiali, beneficiando del pieno di fiducia incamerato a Garmisch. Un successo, proprio in superG, che ha definitivamente cancellato il complicato inizio di stagione «e che accresce la sicurezza nei suoi mezzi. Durante l’inverno è mancato l’acuto, trovarlo in condizioni a lei non favorevoli (come potrebbe capitare a Saalbach) è un boost di consapevolezza», continua Medolago. «Ha il pacchetto completo per esprimere tutto il suo potenziale, tecnicamente fra le migliori». La seconda freccia più acuminata in velocità risponde al nome di Corinne Suter. Una donna che ama particolarmente le grandi manifestazioni, tant’è che in carriera ha finora esposto in bacheca cinque medaglie iridate. Il crociato sembra ormai alle spalle. «Ha ritrovato costanza, come testimoniano i podi. Era importante mettere assieme i pezzi del puzzle. Non vorrei essere l’uccello del malaugurio, ma ha delle buonissime carte da giocarsi sia in discesa che superG». In assenza della campionessa uscente, l’infortunata Jasmine Flury, in discesa potrebbe rivelarsi una sorpresa un’altra plurimedagliata. L’incognita Michelle Gisin. «È una bella occasione per dimostrare che non si è persa, che può ancora estrarre l’asso dalla manica. Può essere la mina vagante dei Mondiali». Il pericolo maggiore in discesa e superG è rappresentato dalle italiane, in primis Federica Brignone (cinque vittorie in stagione) e Sofia Goggia. Non bisogna sottovalutare le padrone di casa, ossia Cornelia Hütter e Stephanie Venier, o Lindsey Vonn. «L’outsider numero uno come le sue connazionali, che si esaltano su questi palcoscenici».

Non mancheranno le possibilità di podio anche nelle discipline tecniche, in gigante rappresentate di nuovo da Gut-Behrami. Fra i paletti stretti, invece, il ventaglio delle nazioni è più ampio… Camille Rast, Mélanie Meillard e Wendy Holdener possono tuttavia sognare in grande. «Non hanno niente di meno di una Zrinka Ljutic. È una questione di feeling, quella sensazione interna che permette di essere veloce. Il tasso è talmente alto che basta commettere una piccola sbavatura per ritrovarsi nelle retrovie». L’oro in slalom per Holdener sarebbe un bel coronamento della sua carriera, che annovera meno successi di quanto meriterebbe. «È ora che i pianeti si allineino, che riesca finalmente a essere la più veloce» riscrivendo la storia. L’ultimo titolo fra i paletti stretti è infatti stato conquistato da Vreni Schneider nel 1991 proprio nella località del salisburghese. Dal canto suo Rast è una persona «molto competitiva, come d’altronde Mélanie. Spesso in allenamento è addirittura più rapida delle sue connazionali». Fra le papabili a una medaglia pure le svedesi, Sara Hector e Anna Swenn Larsson, nonché Mikaela Shiffrin, «che rimane una campionessa nonostante il brutto infortunio. Lei e il suo team non rischiano mai oltre il consentito». La regina del Circo Bianco punta alla 15esima meraviglia iridata, a una sola lunghezza dal record assoluto della tedesca Christl Cranz (dodici ori e tre argenti). La Fis ha riproposto la combinata, questa volta però a squadre, che vedrà in lizza un discesista e uno slalomista. Come nel parallelo, numerosi big dichiareranno probabilmente forfait. Non la sopracitata Holdener, capace in carriera di conquistare l’oro iridato e olimpico nella medesima specialità. La natia di Unteriberg «aiuta sempre a rimpinguare il bottino. Ha un forte spirito di squadra. Di solito, però, viene affiancata dai giovani. Il mese di gennaio è stato intenso, perciò si presta maggiore attenzione su recupero e preparazione così da evitare infortuni». Il nuovo format della combinata, secondo Medolago, potrebbe cambiarne invece l’attrattività. Non è infatti da escludere la presenza di Marco Odermatt.

Il nidvaldese sarà di nuovo l’uomo da battere, potrebbe addirittura puntare a uno storico poker. Gigante, superG, discesa – in cui è pettorale rosso di leader della specialità – e, appunto, combinata. «È consapevole di poter vincere in ogni disciplina, bisogna capire però come gestirà il tutto emotivamente: quella smania di conquistare la Streif è probabilmente stata controproducente. Non si è infatti espresso in maniera disinvolta. Il suo compito non è facilitato dalla folta concorrenza. Non potrà insomma risparmiarsi». I pericoli maggiori nella velocità potrebbero venire dall’interno con Franjo von Allmen, Alexis Monney e Stefan Rogentin. La profondità della squadra implica una selezione. «Una scelta molto difficile, che dipende ad esempio dall’attuale stato di forma». Non da meno sono i canadesi, ossia James Crawford e Cameron Alexander. La rosa norvegese sarà da temere nelle prove tecniche, in cui si è ben comportato Loïc Meillard. Fra le porte larghe non ha però «ancora trovato il feeling. Ha bisogno di scioltezza, altrimenti diventa più rigido nella sciata. Loïc soffre l’ombra di Marco, dunque ha cambiato squadra di allenamento cercando di combattere il suo istinto di essere davanti solo a una persona. Forsa manca quel pizzico di follia che hanno invece Kristoffersen e soci, così da rischiare una linea più veloce». Come succede a Tanguy Nef in slalom, in cui la Svizzera ha incontrato maggiori difficoltà. «È migliorato parecchio nelle ultime stagioni, riuscendo a chiudere due manche nella top quindici. La sua capacità di modificare questa sciata da maestro e azzardare intelligentemente di più (così da non accusare distacchi abissali) rimane tuttavia un punto interrogativo». Un interrogativo che aleggia pure sull’Austria. Il ‘Wunderteam’ è l’ombra di se stesso, tant’è che non è ancora riuscito a imporsi questo inverno. «Quando giocano in casa sono comunque pericolosi. È un Paese che ama lo sci! L’atmosfera che suscita il tuo pubblico è speciale, elettrizzante. Una motivazione in più», come dimostra il sestetto di alto livello scelto in occasione del parallelo a squadre.