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Krupp: ‘Senza tutte quelle penalità l'avremmo chiusa prima’

Il Lugano torna dal Giura con più certezze e il ritrovato fattore pista. ‘Questa è stata la nostra miglior partita della serie’

Festa bianconera
(Keystone)

Porrentruy – Sembra un tiro innocuo, uno di quei dischi messi sulla porta sperando o che qualcuno lo tocchi, oppure che il portiere lo respinga in qualche modo, offrendo a qualcun’altro la possibilità di segnare. E invece, alle 22.48 precise, quel puck scagliato da Calvin Thürkauf al 5’34’’ dall’inizio del secondo overtime di questo playout, riporta a galla un Lugano che fino a qualche giorno fa sembrava in ginocchio, e che ora si ritrova improvvisamente sul 2-2 dopo aver mangiato polvere in avvio di questa forse non sensazionale, ma perlomeno avvincente serie.

Chissà se, come sostenevano i colleghi giurassiani prima dell’inizio gara 4, quei due gol in trenta secondi mercoledì alla Cornèr Arena, nell’ultimo minuto del terzo atto, saranno quelli che avranno dato una svolta al duello fra Ajoie e Lugano. Per ora limitiamoci a dire soltanto che, a giudicare dall’atteggiamento mostrato dai bianconeri sin dall’avvio (e pure dal modo in cui Thürkauf è stato festeggiato dai compagni dopo il definitivo 4-3), questo Lugano ha decisamente ripreso colore, in un venerdì in cui – in fondo – gli uomini di Greg Ireland sapevano che se fossero andati sul 3-1, avrebbero ributtato quelli di Uwe Krupp nel fango. Invece, ben più di altre volte, nell’occasione l’indiavolato Fazzini – che si sarà fatto senz’altro degli amici nel Giura, quando a mo’ di festeggiamento del gol dell’1-0, ha sfogato l’adrenalina prendendo a manate il plexi dietro la porta di Conz, sotto gli sguardi non troppo entusiasti della curva giurassiana – non si è visto costretto a fare da solo il boia e l’impiccato: ancor prima del primissimo shift (il body language non mente) sono subito parse chiare le intenzioni dei ticinesi, scesi in pista con più aggressività, più determinazione, più sostanza. Ma soprattutto più emozioni, in una partita in cui se ne sono viste di cose – e la più eclatante è probabilmente l’intervento di Pedretti a fondo pista, che al 18’59’’ decide di portare a termine il check, incurante del fatto che di fronte a lui ci fosse il portiere Huska, beccandosi così due minuti davvero stupidi che porteranno al gol del 2-1 di Arcobello –, che hanno portato più volte Uwe Krupp a discutere con gli arbitri. «Sinceramente ho detto così tante cose che non me le ricordo più – spiega il coach bianconero –, ma adesso una considerazione la voglio fare: in una partita del genere, quando una squadra chiude con sei penalità sul suo conto contro una sola (più quella per l’errata chiamata del Coach’s Challenge sulla rete decisiva, ndr), non può non balzare all’occhio una certa discrepanza nel metro applicato con una squadra e con l’altra».

Resta il fatto che la principale colpa del Lugano è stata quella di non aver saputo stare alla larga dalla panchina dei penalizzati, e non solo perché di fronte si ritrova un avversario che sa come si gioca un powerplay – non a caso, tutte e tre le reti dell’Ajoie sono frutto di occasioni con l’uomo in più, pensando che il gol del 3-3 dell’immancabile Brennan, al 51’02’’, è arrivato quando Verboon aveva rimesso piede in pista da un paio di secondi –, bensì perché tutte quelle penalità, sfruttate o no, hanno l’effetto di concedere il famoso ‘momentum’ ai giurassiani. Non per nulla, dopo il 3-3 dell’americano, la Raiffeisen Arena già piena fino all’orlo si trasforma in una bolgia, con tutto il pubblico in piedi che grida a squarciagola, mentre Krupp decide saggiamente di giocare la carta del timeout per provare a far scendere un po’ la pressione. Ed effettivamente la mossa qualche frutto lo dà, perché la spinta dei giurassiani un po’ scema, dopo lunghi minuti di sostanziale monopolio del disco da parte degli uomini di Greg Ireland, i quali per la prima volta della partita sono riusciti a passare più tempo nel terzo difensivo del Lugano che in tutte le altre zone della pista. «Questa è stata la nostra miglior prova in questa serie, e sicuramente è un buon punto di partenza per le residue partite del playout, ora ridotto a un best of 3 – conclude Krupp –. Ci siamo ripresi il vantaggio casalingo e, inoltre, potremmo essere riusciti a cambiare qualcosa nell’equilibrio di questo playout. Nel gioco a ranghi completi siamo stati superiori ai nostri avversari: avessimo giocato un intero tempo da cima a fondo senza subire penalità, questa partita l’avremmo vinta con meno patemi d’animo. Dobbiamo però dare credito all’Ajoie: il powerplay è la sua arma, e la sa sfruttare bene».