’Zavorrati da un ruolino di marcia non ottimale fino a Natale’. La stagione dell'Ambrì Piotta vista dal coach Luca Cereda
All’indomani di quella che sarebbe potuta (e dovuta?) essere gara 1 del suo quarto di finale contro il Losanna, e lasciate stemperare le emozioni della prim’ora, in casa Ambrì Piotta è tempo di rivedere alla moviola la stagione con mente un po‘ più lucida. «Anche se è passato qualche giorno dalla fine del nostro campionato, in bocca resta un gusto agrodolce – è l’incipit del coach biancoblù Luca Cereda –. Siamo riusciti a centrare gli obiettivi che ci eravamo posti a inizio stagione, ossia la qualifica per i play-in e la prosecuzione nel lavoro di coltivare lo spirito combattivo del gruppo. Buona, poi, è stata la crescita che la squadra ha avuto da Natale in poi, che ci ha dato la spinta giusta per chiudere nelle prime dieci della classifica al termine della stagione regolare, e quindi il diritto di giocarci il tutto per tutto nei play-in. Quest’anno ci sono pure stati pochi infortuni, cosa che non è dovuta al caso, ma merito del buon lavoro dentro e fuori dal ghiaccio, come pure a livello medico e fisioterapico. Sono anche contento per come siamo riusciti cammin facendo a dare stabilità a una squadra comunque confrontata con parecchi cambiamenti da un anno all’altro e pure a campionato in corso. Pur dovendo fare i conti con diverse novità nel suo assetto: abbiamo cominciato la stagione con tre difensori stranieri e otto in totale sotto contratto. Ciò ha comportato tutta una serie di accorgimenti per gestire al meglio una situazione per noi inedita, ma, appunto a lungo andare abbiamo trovato il buon equilibrio tra tutte queste componenti».
Gran parte dell’amaro in bocca, ovviamente, è legato alla mancata qualifica (diretta o indiretta) per i playoff: «Con la tendenza che abbiamo appunto inaugurato da dicembre inoltrato in poi, potevamo fare anche qualcosina in più, con l’ambizione di diventare la potenziale mina vagante nei playoff; spiace non essere riusciti ad arrivare fin lì... Tra le note stonate c‘è pure una prima parte di campionato in cui ci siamo rivelati una squadra con poca identità di gioco: di cose buone ce ne sono state anche in quel frangente, ma abbiamo peccato in costanza». In sede di bilancio, a balzare all’occhio è un altro dato su cui lo staff tecnico biancoblù intende chinarsi per il futuro: «Alla ripresa del campionato dopo una pausa, quest’anno abbiamo sempre perso: un dato che merita di essere analizzato per far sì che questo non diventi un trend».
Cereda entra poi nel dettaglio e snocciola qualche cifra sulla stagione andata agli archivi lunedì: «In termini assoluti siamo stati una buona squadra da trasferta: con 30 punti in 26 partite lontani dalle mura amiche, abbiamo chiuso al sesto posto in questa speciale classifica, a pari merito con lo Zugo. L’altra faccia della medaglia dice però che alla Gottardo Arena siamo stati assai meno performanti, chiudendo con un bottino di 43 punti che ci relega al dodicesimo posto della graduatoria: sicuramente troppo poco... Nei primi mesi abbiamo faticato a trovare il nostro centro di riferimento, e questo non ci ha aiutati. Poi, quando Maillet si è sbloccato, le cose sono migliorate. Un altro grosso cruccio con cui siamo stati confrontati per praticamente tutta la stagione è quello della ricerca di una linea che potesse darci quantità ma anche solidità, capace di contenere i terzetti più pericolosi dei nostri avversari. A livello di special team, il gioco in inferiorità numerica è stato insufficiente: abbiamo provato varie soluzioni durante la stagione, ma nessuna davvero in grado di portare i risultati sperati. Al di là di questo possiamo consolarci col fatto che abbiamo saputo contenere il numero di volte in cui abbiamo concesso ai nostri avversari il vantaggio numerico. Meglio, decisamente meglio, è andato il nostro powerplay, con un’efficacia che a conti fatti ha superato l’asticella del 20%, pur avendo incontrato anche in questo esercizio qualche problema tra settembre e novembre». Da una stagione all’altra, il saldo delle reti è però tornato in negativo, complici le sette in più incassate e le altrettante in meno segnate: «E questo malgrado avessimo la sensazione, già a inizio stagione, di avere per le mani una squadra più solida sul piano tecnico-tattico. A livello di singoli, la grande scommessa di inizio stagione, per noi e per lui, era Gilles Senn, che a conti fatti ha confermato di avere le qualità per essere un buon portiere titolare in questo campionato. Ovviamente era il primo a non essere soddisfatto della sua prestazione nell’ultima partita a Kloten, ma sull’arco dell’intera stagione ha superato diversi test sul piano mentale. D’altro canto, soprattutto nella prima parte di campionato e soprattutto in trasferta, ci è invece mancato un po’ l’apporto di Janne (Juvonen, ndr), comunque pure lui cresciuto parecchio da metà gennaio in poi, per tornare nel finale ai livelli a cui ci aveva abituati». Pur non entrando nel dettaglio dei singoli, il coach dei biancoblù chiude la sua analisi con una menzione particolare per Dario Wüthrich, «che benché confrontato con un evento drammatico e che lascia il segno come quello che ha vissuto lui con la scomparsa della sua compagna, ha finito il campionato in sensibile crescendo, con una statistica personale di +15. È vero che i numeri dicono molto ma non tutto, ma una certa direzione la indicano pur sempre, specie se rapportati all’andamento dell’intero gruppo, che ha chiuso con un bilancio di -12. Dario, al di là di tutto, è stato un esempio per l’impegno e l’attitudine mostrati nonostante il momento difficile che stava attraversando nella sua vita».
«Lasciata scendere un po’ la temperatura dopo l’eliminazione a Kloten, che brucia ancora perché pure a qualche giorno di distanza prevale ancora la convinzione che i playoff erano alla nostra portata, torno anch’io sugli obiettivi societari. Se il raggiungimento del primo traguardo (i play-in) che ci eravamo fissati è sotto gli occhi di tutti, a certificare il conseguimento del secondo è l’analisi dei risultati che abbiamo ottenuto sull’arco della stagione, e in particolare dalla miriade di overtime che abbiamo giocato – sottolinea dal canto suo il direttore sportivo biancoblù Paolo Duca –. Ben 23 in 52 partite, che corrisponde fra l’altro al nuovo record svizzero. Ciò che emerge dall’analisi dettagliata di quelli maturati negli ultimi 10’ di gioco dei tempi regolamentari è che i punti che abbiamo guadagnato sono più di quelli che abbiamo lasciato ai nostri avversari. Nel complesso abbiamo perso solo 17 partite nei tempi regolamentari, ma ne abbiamo pure vinte la miseria di 12, e questo è il dato più basso degli otto anni della nostra gestione. Quarantun match hanno avuto lo scarto di al massimo due reti, incrementando la consapevolezza che c’era la possibilità di vincere ogni partita, sensazione che è stata confermata dai colloqui individuali di fine stagione con i vari giocatori».
Ti-Press
‘Una menzione particolare per Dario’