laR+ Il dopopartita

La zampata del Berna lascia un segno profondo

Gli Orsi trovano il colpo di reni che stende il Lugano a fil di overtime. David Aebischer: ‘Adesso è davvero durissima, ma non possiamo mollare’

‘Perdere così è frustrante’
(Ti-Press)
15 febbraio 2025
|

Lugano – Quando la sventola di Nemeth s’infila con precisione chirurgica nell’angolino alto alla destra di Huska, sulla Curva Nord cala il silenzio. Proprio quando all’orizzonte si profilava l’overtime, il difensore del Berna venuto da Stoccolma trova la zampata che risolve la partita, facendo calare il gelo sulla Cornèr Arena. Al termine dei tempi regolamentari mancano solo una manciata di secondi, 24 per l’esattezza: davvero troppo pochi per sperare in un miracolo bianconero. E infatti, anziché il miracolo, a un secondo e qualche decimo dalla terza sirena arriva pure la rete di Merelä, che infila il puck nella gabbia lasciata incustodita per dare al punteggio la sua forma definitiva: 1-3. Game over.

Già, il Lugano non è riuscito a calare il poker contro un Berna che dopo aver perso i tre precedenti scontri diretti, al quarto tentativo fa la festa ai bianconeri. E, con questi altri tre punti lasciati sul ghiaccio, per riuscire a riportarsi in zona play-in, a questo punto alla squadra di Uwe Krupp servirebbe un miracolo, o giù di lì. No, la matematica, almeno quella, non mette ancora la parola ‘fine’ alle speranze dei bianconeri, ma quel che è certo è che questa sconfitta è un altro colpo durissimo da digerire per una squadra che già martedì aveva dovuto fare i conti con il pesantissimo kappaò alle Vernets nella sfida direttissima contro il Ginevra Servette. «Beh, sì, questi per noi erano tre punti fondamentali per la rincorsa ai play-in, ma purtroppo abbiamo pagato dazio – ammette a fine partita un David Aebischer assai abbacchiato –. È chiaramente un brutto colpo per noi, ma non possiamo mollare: dobbiamo prendere ciò che è stato positivo in questa sfida per concentrarci su quello che ci attende, a cominciare dalla prossima partita, a Friborgo».

Non basta al Lugano, come del resto non era bastato alle Vernets, tenersi alla larga dalla panchina dei penalizzati per tutta la durata della partita (a Ginevra, a onor del vero, una penalità era stata annullata dal gol degli avversari prima che diventasse effettiva). Sul piano della disciplina, infatti, i bianconeri hanno ancora una volta chiuso la partita senza macchia. Hanno giocato in modo anche ordinato, difendendosi quando il Berna ha aumentato la pressione offensiva (in particolare nel secondo tempo) e cercando di pungere davanti. Per vincere le partite però, evidentemente, serve anche altro. Un qualcosa di cui ora come ora Aebischer e compagni avrebbero bisogno come i polmoni necessitano dell’aria, ma che invece continua a latitare. E il tempo stringe, ammesso che ce ne sia ancora...

Il difensore numero 26 del Lugano cerca di dare una sua chiave di lettura alla prestazione della sua squadra: «Nel complesso abbiamo disputato una buona partita, contro quella che rimane pur sempre una delle più forti compagini del campionato. Nello sport, però, ogni dettaglio può essere decisivo, ed è ciò che è capitato stasera, dove un nostro errore di troppo ci è costato la partita. Fa molto male perdere in questo modo: è davvero frustrante...».

L’annotazione

Bastoni che scottano

C’era un tempo che a ‘scottare’ era il disco. Quello di cui i giocatori cercavano di sbarazzarsi in fretta e furia, quasi fosse la ‘peppa tencia’, rifilandolo a un compagno o sparandolo a casaccio verso l’estremo opposto della pista prima che lo stesso disco potesse diventare preda dell’avversario in una porzione nevralgica della pista. Alla Cornèr Arena, nella sfida tra Lugano e Berna, a scottare sono però anche… i bastoni. Per maggiori informazioni chiedere ad Adam Reideborn, l’estremo difensore del Berna, che sul finire del primo tempo, dopo un tentativo (peraltro riuscito) di smorzare un puck alle assi di fondo, prima di riguadagnare il suo posto in porta, appoggia l’attrezzo di lavoro sull’esterno della porta e lì lo lascia, malgrado l’azione prosegua. Alla prima sirena mancano 36 secondi, che Reideborn trascorre per intero orfano del suo bastone. Nemmeno quando un suo compagno gliel’allunga durante una ripartenza del Berna, lo raccoglie e, anzi, preferisce chiudere a mani ‘nude’ il primo tempo, col Lugano che per sua fortuna non riesce a trovare il modo di tirare verso la sua porta. L’unica spiegazione logica è che, benché a occhio nudo non si veda, il bastone si sia rotto nel tentativo di addomesticare il disco dietro la sua porta. E allora sì che ha iniziato a scottare.