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Genoni e la febbre del sabato sera. ‘Mi fanno male i piedi’.

Grandissimo protagonista della semifinale con il Canada, il portiere dello Zugo ha già la testa alla finale. ‘Ma avrei preferito chiudere dopo 60 minuti’

Ora sì, che l’oro è a un passo
(Keystone)
25 maggio 2024
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Tutti gli occhi sono per Leonardo Genoni, al termine di una semifinale col Canada in cui il trentaseienne portiere zurighese, ma originario della Val di Blenio, tra i pali si supera, parando ben 42 tiri su 44, più tre rigori (il quarto, di Power, è andato a morire sul palo). «Ragazzi, mi fanno male i piedi» dice, rivolgendosi al nugolo di giornalisti che l'attende nella cosiddetta ‘zona mista’, dove si fanno le interviste nel dopo partita. «Ma ciò che conta è che ci vedremo di nuovo domani sera. Volevamo questa finale, ed è anche un bene che non dovremo giocare di pomeriggio, così avremo più tempo per riposare. E ci rallegra anche il fatto di poter sfidare la Repubblica Ceca».

Contro il Canada è stata una vera battaglia. «I canadesi sanno sempre cosa fanno quando tirano, e le loro conclusioni sono precise – aggiunge Genoni –. Queste partite sono difficili, perché hai meno tempo per reagire, ma al tempo stesso c‘è più divertimento nell'affrontare avversari del genere. Detto ciò, avrei voluto che finisse dopo sessanta minuti, perché il 2-2 di Tavares è stato un gol stupido (dice, aggiungendo un'imprecazione). Però è bello vedere come la squadra abbia reagito in seguito, nonostante quelle due penalità davvero ingenue: ora che abbiamo vinto ci sentiamo bene, questo successo ci dà grande energia».

Una di quelle penalità ingenue è colpa di Andres Ambühl, con quel disco saltellante spedito involontariamente in tribuna, da cui è nato il pareggio di Tavares. «Non è stato per niente divertente, quel periodo sulla panchina dei penalizzati... – scherza il carismatico veterano grigionese –. Tuttavia, anche quando ci hanno raggiunti noi non abbiamo mai smesso di crederci, e ora ci godiamo questa vittoria. In finale, contro la Repubblica Ceca faremo di tutto per vincere: avremo lo stadio contro, sarà una bolgia e lo sappiamo, ma l’abbiamo già vissuto una volta nella prima fase, quindi siamo preparati».

Josi, Josi e ancora Josi. ‘Ogni volta, però, è una finale diversa’

Quella di Praga sarà la terza finale negli ultimi undici anni, per la Nazionale a un Mondiale. E probabilmente non è un caso se tutte e tre le volte in quella squadra c'era anche Roman Josi. «Tuttavia ogni volta è diverso. Contro i cechi non abbiamo nulla da perdere, quindi li attaccheremo. Stavolta avevamo di fronte una squadra molto forte, che ha messo molta pressione. Poi nell’overtime è stato un continuo su e giù, ed è incredibile che siamo ancora riusciti a trovare il modo di vincere. I tiri bloccati? È da inizio torneo che ne blocchiamo quanti più possiamo, e anche se contro il Canada non era sempre tutto perfetto, ognuno in questo gruppo si sacrifica, e fa tutto per la squadra. Senza contare che Leonardo Genoni è stato a dir poco incredibile».

Tra coloro che si sono messi in luce c’è senz'altro anche il difensore Michael Fora. «Abbiamo avuto un ottimo inizio, poi siamo un po’ calati per via di quelle penalità concesse ai canadesi, ma abbiamo comunque tenuto duro fino alla fine – dice il ticinese del Davos –. Si è vista una squadra compatta, che ha lottato su tutti i dischi, con tanti tiri bloccati. Dopo il 2-1, loro hanno alzato di molto il livello, e le penalità hanno spezzato il nostro ritmo. Dobbiamo essere in grado di giocare più disciplinati, dobbiamo girare al largo dalla panchina dei penalizzati perché a 5 contro 5 abbiamo un grande potenziale. La Cechia è una squadra che pratica un hockey molto fisico e sarà la partita più intensa del torneo, senza contare che i cechi e avranno l’energia dalla loro parte. Anche noi, però, meritiamo di essere arrivati in finale, e ci arriviamo con un’energia che è da un po’ che non si avvertiva».

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