Hockey

Avanti, salvo contrordini

In Germania la Del prosegue. Ma con molti punti interrogativi. Lapierre: ‘Se in Svizzera l’hockey si è fermato qualcosa vorrà pur dire’

6 marzo 2020
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Emergenza coronavirus: fermi tutti. O quasi. Mentre in Svizzera l’hockey, inteso come National League, a causa del rischio dettato da questa malattia si è fermato proprio alla vigilia della fase culminante della stagione, in Germania, dove domenica calerà il sipario sulla prima fase della stagione, si va avanti. «Sì, ovviamente ho sentito parlare del coronavirus, e so che il campionato svizzero per il momento è fermo proprio a causa di questo – sottolinea Maxim Lapierre, che la scorsa estate aveva salutato Lugano per unirsi agli Eisbären di Berlino, nel massimo campionato tedesco (Del) –. Non dev’essere una situazione facile per i giocatori: da una parte ci sono gli allenamenti per mantenere il livello della competizione nelle gambe, e dall’altra si è confrontati con l’incertezza di come andrà avanti il campionato... Tutto questo non aiuta certo a mantenere il focus sui playoff. È indubbiamente una situazione molto particolare, ma è indispensabile tenere il più possibile alta la concentrazione in modo da essere pronti per le serie di playoff».

E in Germania? Se ne parla? Aleggia anche lì lo spettro di uno stop alle competizioni? «Finora non abbiamo avuto comunicazioni in merito, e, sinceramente, non ho idea dei temi sul tavolo di discussione negli uffici di chi gestisce la Del. Ad ogni modo se un campionato come quello svizzero è stato costretto a fermarsi, così come tanti altri sport, vuol dire che il problema deve essere affrontato anche da noi». Fra voi giocatori, ne parlate? «Sono in molti a guardare con attenzione a quanto sta succedendo in Svizzera. Sebbene non in modo approfondito, il tema coronavirus è entrato pure nel nostro spogliatoio. Ma, siccome è qualcosa che non dipende direttamente da noi, non possiamo far altro che attendere per capire cosa decideranno i dirigenti, e attenerci alle loro istruzioni».

Maxim Lapierre la Svizzera l’ha salutata la scorsa estate. Ma questo non vuol dire che del­l’hockey svizzero non si interessi più: «Affatto. Mi capita spesso di vedere qualche filmato delle partite di National League, guardare come giocano le star del campionato svizzero, e nel limite del possibile mi piace tenermi aggiornato sui risultati del Lugano. Per i bianconeri questa non è certo stata un’annata facile, ma sono contento che alla fine la mia ex squadra sia riuscita ad agguantare i playoff».

Hai ancora contatti con Lugano? «Sì, ovviamente. Ho giocato per più di tre stagioni alla Cornèr Arena (da gennaio 2016 fino al termine dello scorso campionato, ndr), raggiungendo due volte la finale (stagione 2015/16 e 2017/18); sono stati 3 anni pieni di emozioni. Quando trascorri così tanto tempo in una squadra, logicamente stringi amicizie con altri giocatori, con la gente fuori, che poi ti porti appresso anche quando le strade si dividono». Già, le strade che si dividono: quelle di Lapierre e del Lugano l’avevano fatto la scorsa estate, con due anni d’anticipo rispetto alla scadenza naturale del contratto. «È così che va il mondo dello sport: a volte sono gli imprevisti a segnarti la strada da seguire. Ad ogni modo, comunque sia finita, della mia avventura in Svizzera serbo sempre un bel ricordo, un ricordo che mi porterò per sempre appresso».

Dalla National League alla Del: da una realtà all’altra... «L’hockey giocato nel campionato svizzero e quello della Del è a grandi linee simile. Ma qualche differenza c’è: qui il gioco è decisamente più fisico rispetto alla National League, i contrasti sono molto più frequenti. A livello di società e di organizzazione, quella svizzera e quella tedesca sono due realtà che hanno parecchi aspetti in comune, ragion per cui da questo punto di vista non ho avuto grandi problemi per assimilare il cambiamento. Poi, nel dettaglio, quella di Berlino è una piazza calda, un po’ come lo era quella di Lugano. Come alla Cornèr Arena, anche nella capitale tedesca si percepisce una certa pressione da parte del pubblico, che vive in modo molto partecipe le partite della nostra squadra. Qui, come a Lugano, il disco su ghiaccio è uno sport che tira parecchio».

‘A Berlino ho un ruolo da leader, proprio ciò che andavo cercando’

Maxim Lapierre non ha dubbi: quella di trasferirsi a Berlino è stata la scelta giusta per lui: «Sono contento di aver trovato questa sistemazione, ideale tanto per me, quanto per la mia famiglia: a mia moglie piace la città e i nostri figli adorano la loro scuola. E, poi, in squadra ho un ruolo da leader, che è quello che andavo cercando, soprattutto in una squadra come la nostra, che ha una certa ambizione in campionato».

Come te la passi in Germania? «Qui mi trovo molto bene: questo è un bel gruppo, con un bel potenziale. Siamo anche ben messi in classifica, dunque sotto questo aspetto non posso proprio lamentarmi. Anzi, sin qui è stata un’annata molto buona. Ma non è ancora finita: fra pochi giorni cominceranno i playoff, che siamo già certi di poter iniziare davanti al nostro pubblico, e questo è un ottimo punto di partenza. Direi che il nostro primo obiettivo lo abbiamo centrato». E adesso? C’è il titolo nelle vostre mire? «Nello sport devi sempre puntare in alto. Il mio arrivo non è stato l’unico movimento in entrata dell’estate, qui a Berlino: la società, da una stagione all’altra è cambiata parecchio, rinforzandosi ulteriormente. E nuovo è pure l’allenatore (Serge Aubin, ex coach degli Zsc Lions, ndr), che è arrivato qui con molte ambizioni. Abbiamo iniziato un po’ in sordina, ma una volta appreso il nuovo sistema di gioco, i risultati sono arrivati. E nelle ultime partite stiamo andando veramente forte».

Obiettivi personali? «Ovviamente per uno sportivo l’obiettivo ultimo è sempre quello di giocare per vincere. Ma come squadra, non come solista. A Berlino ci sono arrivato per puntare al titolo, e sono persuaso che abbiamo la squadra giusta per andare fino in fondo».

La tua avventura a Berlino durerà fino al termine della prossima stagione, quando compirai 36 anni: e poi? «È vero che avrò già una certa età, ma ora come ora mi sento perfettamente bene, e poi la stagione sta andando in modo soddisfacente. Finché velocità e fisico saranno dalla mia parte, andrò avanti, prendendo un giorno alla volta, e vedremo fin dove arriverò». 

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