
È quasi una favola quella che sta vivendo Gregory Keller, estremo difensore di 21 anni approdato ad Ambrì lo scorso 28 novembre come portiere di riserva. «Passare dalla Prima Lega alla A nello spazio di poche ore è stato una specie di choc. Certo, la gioia è tanta e la voglia di tornare ad avere un’ottima condizione fisica, facendo molti allenamenti al giorno come ai tempi del liceo a Davos, è enorme. Misurarsi con tiri più forti e precisi, imparare a seguirli meglio è una splendida cosa per il sottoscritto. Cosa ho provato quando mi hanno comunicato il trasferimento? Più che stupore ho provato un colpo di adrenalina». Keller ha cominciato relativamente tardi con l’hockey. «Ho iniziato a 10 anni nel Bellinzona, sono andato subito in porta. Prima non avevo mai praticato questo sport in una squadra. Dopo 2 anni sono entrato nella selezione Ticino. In seguito ho avuto la possibilità di andare a Lugano, era la mia intenzione. Volevo avere un coach dei portieri di alto livello e Dusan Sidor mi ha insegnato le basi. Dovevo recuperare il tempo perso, dato che solitamente s’inizia a 6 o 7 anni a giocare. Una volta concluso le scuole medie ho deciso d’imparare la lingua tedesca. L’opzione migliore era a Davos, ho fatto un provino ed è andata bene. Ho frequentato il liceo, a livello hockeistico sono stati anni difficili. La concorrenza nei Novizi e negli Juniori era molta, c’erano parecchi portieri bravi, tant’è che ho giocato pure qualche partita in Seconda Lega per accumulare esperienza e mantenere il ritmo di gara».
Dopo la parentesi grigionese l’arrivo in Leventina. « Ebbi una discussione con Luca Cereda. Due giorni dopo un provino giocai la mia prima partita contro il Friborgo vincendola per 5 a 3». Come spesso succede ai giovani, il vero problema per "Greg" è stato quello di trovare sbocchi tra gli adulti. «Temevo di finire in Seconda Lega, ormai i posti a disposizione sono pochi. Il mercato dei portieri è assai chiuso. Un estremo difensore con un’ottima carriera può rimanere spesso nella stessa compagine per parecchi anni. Inoltre le carriere si allungano e il livello in Svizzera è molto alto. Bisogna avere pure un pizzico di fortuna. Siamo un punto chiave di ogni squadra, i team cercano prevalentemente di avere portieri con esperienza per infondere sicurezza. I giovani imparano, ma necessitano di tempo. Gli allenatori tendono quindi a cercare gente navigata. Prendiamo la serie B, ci sono solamente nove squadre. Alcuni bravi elementi sulla trentina che non riescono più a trovare spazio nella massima divisione si riciclano lì. Non è evidente, io fortunatamente ho perlomeno trovato spazio l’anno scorso a Herisau in Prima Lega. Quest’estate per motivi scolastici mi sono trasferito negli Argovia Stars. Attualmente studio Diritto a Lucerna». Il nativo di Roveredo è ormai a un bivio tra professionismo e hobby. «Il mio obiettivo è di diventare professionista, magari trovando un posticino nella lega cadetta. Io ci credo, non lo vedo come sogno. Sono motivato, m’impegno tantissimo e ho tanta determinazione nel volere sfruttare le occasioni. Chiaramente non posso dire che ce la farò al 100%, è anche questione di buona sorte, essere al momento giusto, al posto giusto, con le persone giuste. Devo fare tesoro di questa opportunità in Leventina, davvero importante al fine di alzare il mio livello di gioco». Finora in match ufficiali non ha ancora giocato, anche se a Bienne… «Quando vedi un collega incassare 3 reti in 3 minuti pensi che magari arriva il tuo turno. Io mi sentivo pronto e tranquillo, mi ero allenato perfettamente. Il coach ha però deciso altrimenti, chissà come sarebbe andata con me. Ovviamente senza una chance non posso mostrarmi al grande pubblico». In fondo la storia di Keller assomiglia a quella di altri talenti ticinesi. Alcuni si sono perso un po’ persi per strada e dopo il ritiro di Gianluca Mona non c’è più nessun titolare ai vertici. «In Ticino ci sono stati ed esistono tuttora talenti, ma forse non sono seguiti abbastanza, oppure mancano le persone giuste per poterli aiutare, magari anche sfortuna. Avendo comunque lasciato il cantone da qualche anno, è dura per me giudicare». Perlomeno un giovane che sta esplodendo, pur non essendo un «vero ticinese», c’è. «Elvis Merzlikins, lo ammiro assai. Passo dopo passo è riuscito a entrare nella massima dimensione hockeistica elvetica. Lavora alla grande sul ghiaccio e ha un carattere forte».
Fatto curioso, uno dei primi idoli del giovane Gregory, è ancora attivo, ovvero Martin Gerber. Seppure con le dovute proporzioni, i due in queste settimane svolgono la stessa vita, quella del professionista. «Sì, attualmente è così, ma io non so cosa mi riserverà il futuro immediato. Nell’arco di una settimana tutto può cambiare, devo quindi rimanere flessibile. A Friborgo dovrei esserci, poi si vedrà. Chiaramente preferirei rimanere ad Ambrì. Inizialmente ero venuto solamente per qualche giorno a causa dell’infortunio di Flückiger. Sicuramente gli Argovia Stars non mi metterebbero i bastoni tra le ruote se avessi la possibilità di prolungare ulteriormente la mia permanenza in Leventina». Un soggiorno, indipendentemente dalla durata, che lascerà segni indimenticabili nella carriera di Keller. «Tra i tanti l’apice è stato al momento di entrare sotto la volta della Valascia per effettuare il riscaldamento in occasione del derby. Mezzo secondo prima di appoggiare i pattini sul ghiaccio ho alzato la testa verso la Curva Sud. Tutti i tifosi cantavano, avevo la pelle d’oca. Una sensazione incredibile». Insomma, una di quelle che infondono carica e motivazione per continuare a lavorare all’inseguimento del sospirato obiettivo: diventare un professionista!