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Nel giorno degli addii, non basta la rimonta di Leclerc

Dall'ultimo posto al podio nel Gp di Abu Dhabi, ma il titolo costruttori se lo aggiudica la McLaren del vincitore Lando Norris. E ora si pensa al 2025...

8 dicembre 2024
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È stato un weekend di celebrazioni nella capitale degli Emirati Arabi Uniti. Tanti piloti erano al passo di addio, se non con la Formula 1, almeno con la propria casa automobilistica. Due su tutti hanno provocato grandi emozioni, per le vittorie in serie che hanno conseguito, o per il dolore delle promesse mancate. Valtteri Bottas lascia la scuderia Sauber dopo aver disputato una grande stagione, sotto il punto di vista del manico di guida, sono mancati i successi e i punti. Alla radio, schierandosi tra le altre monoposto in attesa dello spegnimento dei semafori, il finlandese ha ringraziato il team e il motorista Ferrari. L’emozione deve avergli giocato un brutto tiro, perché la gara di Abu Dhabi, per lui, è stata tutta da dimenticare. Nel corso del primo giro, Bottas tampona Sergio Perez, un contatto veniale per la Sauber, che ne esce senza conseguenze; la Red Bull del messicano, invece, è costretta al ritiro. Più tardi, Bottas manca del tutto il punto di frenata alla curva 9 e finisce in pancia all’incolpevole Kevin Magnussen su Haas. Stavolta è la Sauber ad alzare bandiera bianca. A un media finlandese, Bottas avrebbe dichiarato di essersi pentito di aver accettato, nel 2021, l’offerta della Sauber. Il team di Hinwil avrebbe potuto dire lo stesso, le prime due stagioni sono state da pilota pronto al ritiro (Bottas stesso sembrava aver più a cuore le sue attività extra-Formula 1: la bici-cross, il triathlon, la produzione di distillati). In quest’ultima stagione il talento di guida di Bottas è tornato a brillare, si è così guadagnato una chiamata dalla Mercedes come pilota di riserva. Una sorta di Oscar alla carriera.

Mercedes che spera che l’uscita di Lewis Hamilton non lasci una voragine. Sei titoli mondiali con la casa della stella a tre punte non è un affare da poco. Hamilton è apparso in qualifica a tratti imbolsito e messo sotto scacco dal giovane George Russell. Quando era chiamato ai microfoni, all’inizio lui stesso accampava scuse: in Mercedes gli affidavano tutto il lavoro di sviluppo, mentre Russell poteva concentrarsi sulla prestazione pura. Poi ha dovuto ammettere di aver perso smalto, almeno sul giro secco. In gara, Hamilton ha ancora fatto vedere di che pasta è fatto un campione del mondo. Ad Abu Dhabi, è partito dalla sedicesima posizione ed è finito in quarta posizione. Gli attriti delle ultime settimane – Hamilton, che avrebbe voluto provare con Ferrari entro la fine dell’anno, ha ricevuto il niet del management Mercedes – dopo la linea del traguardo sembravano dimenticati, ha prevalso l’emozione.

Di rimonta in rimonta: Charles Leclerc ne ha compiuta una ancor più clamorosa. Al giovedì, finisce la cena dei piloti da intossicato. Al venerdì, subisce la penalità per la sostituzione della batteria. Al sabato, precipita in diciannovesima piazza dopo la cancellazione del tempo per via di un’uscita di pista millimetrica. Alla domenica sera si ritrova sul podio. Una simile impresa ad Abu Dhabi era riuscita soltanto a Sebastian Vettel nel 2012, quando guidava una Red Bull definita da tutti un’astronave. Un campione è fatto di un mix di talento e resilienza, Leclerc ha entrambi gli ingredienti, ma ha bisogno anche di tanta, tanta fortuna in più. L’anno prossimo alla Ferrari formerà una coppia stratosferica con Lewis Hamilton. Manca solo il mezzo.

La Ferrari sazia di secondi posti deve arrendersi a Lando Norris e alla McLaren. Dopo una prova incontestabile in qualifica, l’inglesino guida tutti i giri del Gran Premio, si carica la McLaren sulle spalle e le porta il titolo mondiale per costruttori. Il suo compagno, l’australiano Oscar Piastri, era stato messo fuori dai giochi al via dal solito, improvvido Max Verstappen. La Federazione Internazionale, da due gare a questa parte, sembra aver cambiato passo e voler utilizzare il pugno duro per punire certe scorrettezze. Verstappen è fermato ai box per dieci secondi e l’olandese ne approfitta per mandare il suo messaggio ai commissari attraverso l’etere: «Stupidi idioti». Apprezzabile la scelta delle parole, per non incorrere nei fastidiosi bip di censura della tv.

Ora cosa succederà? Chi pensa che il 2025 si aprirà sulla falsariga del Mondiale appena concluso è un illuso. McLaren, Ferrari e Mercedes sono molto vicine, ma l’inverno sta arrivando e il lavoro in fabbrica potrebbe sparigliare le carte. Da non sottovalutare le capacità di reazione del team Red Bull, che ha dalla sua il talento di un quattro volte campione del mondo, se riuscisse a trovare una seconda guida di livello tornerebbe nella partita. E bisogna tener d’occhio i team della fascia media, che stanno rinvenendo forte sui migliori: Haas ha trovato prestazioni formidabili in qualifica; l’Alpine e Pierre Gasly sono tornati a vita, dopo un annus horribilis; Williams crede molto nella coppia Sainz-Albon e Aston Martin ha messo insieme un dream team di tecnici. Se il 2024 è stato avvincente – tanti piloti e scuderie differenti sono arrivati alla vittoria – il 2025 potrebbe essere migliore. L’appuntamento è per la metà di marzo sul catrame australiano di Melbourne.