laR+ Calcio

Il pallone alle Marshall, isole dal futuro incerto

Unico Paese senza una Nazionale fino al 2023, l’arcipelago deve scegliere a quale Federazione associarsi. Sempre che riesca a giocare la sua prima partita

In sintesi:
  • Le Isole sono seriamente minacciate dagli effetti climatici derivanti dal riscaldamento globale: il 70% del territorio verrà inghiottito dal mare entro il 2050
  • Un tempo sotto il controllo degli Usa, l’arcipelago è ancora strettamente legato all’America, e anche gli sport più amati sono quelli tipicamente yankee, fra i quali certamente non figura il calcio
  • La Federazione locale è associata alla Fifa, ma non ancora a una Federazione regionale: per poterlo fare, deve giocare la sua prima partita, impresa che però a tutt’oggi pare utopica
14 febbraio 2025
|

Calcio come strumento di comunicazione sociale, anche dove il calcio non esiste ancora, almeno a livello ufficiale. Siamo nelle Isole Marshall, 60mila anime sparse in 5 isole e 29 atolli nel mezzo dell’Oceano Pacifico, quasi equidistanti dall’Australia e dalle Hawaii. Il 97,8% del loro territorio è composto da acqua, mentre una parte del rimanente rischia di essere sommerso nei prossimi anni a causa dell’innalzamento degli oceani dovuto al cambiamento climatico.

Il riscaldamento globale

Per questo motivo la nuova maglia della Nazionale di calcio di questo Paese che una Nazionale pallonara non l’ha mai avuta fino al 2023, e che è ancora in attesa di disputare la prima partita ufficiale della propria storia, presenta una linea rossa diagonale che la attraversa da destra a sinistra su uno sfondo di flora e fauna marina. Al centro c’è il numero 1,5, che rappresenta il limite del riscaldamento globale che non andrebbe superato ogni anno, pena l’ulteriore innalzamento delle acque. La maglia appartiene all’iniziativa “No Home Jersey” che la Federcalcio delle Isole Marshall sta utilizzando per sensibilizzare su un problema inerente alla loro stessa sopravvivenza.

Basti pensare che, secondo recenti previsioni, tra qualche anno il 40% del territorio della capitale Majuro sarà sommerso, mentre entro il 2050 il 70% delle Isole verrà inghiottito dal mare. Shem Livai è un business man isolano di stanza a Majuro. Suo figlio amava il calcio e ha trascorso buona parte della sua infanzia nei parchi o nelle strade della capitale con un pallone tra i piedi.

Poi, all’età di 11 anni, sia lui che i suoi compagni di gioco hanno smesso, perché sulle Isole Marshall non c’era nulla: un campionato, campi di allenamento, minime strutture di aggregazione attorno al calcio. Livai ha così deciso di iniziare a porre le basi affinché la passione di molti ragazzi non andasse a sbattere contro un muro, e nel 2020 ha fondato la Marshall Islands Soccer Federation (Misf).

Incarico part-time

Fino a due anni fa le Isole Marshall erano l’unico stato al mondo a non avere una Nazionale di calcio, e a tal proposito nel dicembre 2022 Livai ha assunto il 33enne inglese Lloyd Owens quale primo direttore tecnico federale, allo scopo di pianificare tutto il necessario per gettare le basi della creazione di un campionato e di un Nazionale del Paese.

Owens era un laureato in performance coaching all’Università di Oxford, aveva allenato l’Under 23 dell’Oxford City, vantava diverse esperienze come collaboratore calcistico in giro per il mondo (Canada, Sati Uniti, Svezia) e nutriva un’insana passione per gli angoli più remoti del mondo pallonaro.

Un articolo sulle Samoa pubblicato sul proprio blog aveva attirato l’attenzione di Livai e, dopo un fitto scambio di mail, l’inglese ha accettato l’incarico (part-time, perché il budget è molto risicato) senza essere mai stato sulle Isole Marshall. Ci sarebbe andato solo sei mesi dopo, sobbarcandosi 13mila chilometri attraverso un viaggio durato una quarantina di ore.

La Misf lavora con il crowdfunding. Non può accedere a nessun fondo Fifa perché non appartiene ancora alla Federazione, né si è affiliata ad alcuna Federazione continentale. Sul tavolo ci sono tre opzioni: la più scontata sarebbe la Ofc (Oceania Football Confederation), ma non vengono escluse nemmeno la Afc (Asian Football Confederation), seguendo la strada già battuta dall’Australia, e la Concafaf (Confederation of North, Central America and Caribbean Association Football), in quanto le Isole Marshall, pur indipendenti dal 1979, restano un Paese ancora fortemente sotto l’influenza degli Stati Uniti, dai quali hanno ottenuto la piena indipendenza soltanto nel 1986.

La relazione con gli Stati Uniti

Con gli Stati Uniti c’è un rapporto di do ut des, concretizzatosi sotto forma di aiuti economici e possibilità di accesso a una serie di servizi in cambio della presenza di una base militare americana a Kwajalein, la seconda città più grande delle Isole. Le Marshall, del resto, furono un epicentro della battaglia nel Pacifico durante la Seconda guerra mondiale tra Giappone e Stati Uniti, con i secondi che nel 1944 subentrano ai primi nel controllo dei territori. Alcuni dei quali sono stati resi invivibili e inabitabili dagli esperimenti atomici condotti dal governo americano tra il 1946 e il 1958. Owens sostiene che forse è anche per farsi perdonare un po’ il passato che gli Usa sono così attenti e presenti nella vita delle Isole Marshall.

Gli abitanti possono andare negli Stati Uniti e risiedere senza visto, mentre sulle isole – notevolmente aiutate dagli Usa a livello finanziario – vanno per la maggiore prodotti e gusti americani. Ad esempio, gli sport più seguiti sono baseball, basket e football americano. Ma il legame con gli Usa ha anche permesso a Owens di ampliare il bacino di ricerca di potenziali giocatori, estendendolo ai quasi 30mila americani con radici famigliari nelle Marshall.

Partire da zero

Nel 2023 è stata creata la figura del responsabile per il reclutamento negli Stati Uniti con il compito di setacciare campus e campionati americani alla ricerca di qualsiasi ragazzo con discendenti marshallesi. Gli inglesi usano il termine “from scratch” per indicare qualcosa che parte da zero, da un foglio bianco.

Nel suo lavoro “from scratch”, Owens si è fatto aiutare da due connazionali: Justin Walley, giornalista coinvolto in diversi progetti calcistici sparsi nel mondo; e Matt Webb, a cui è stata affidata la parte commerciale legata a marketing e comunicazione. Perché bisognava raccogliere sia atleti che soldi, necessari per acquistare in primis tutta l’attrezzatura indispensabile per allenarsi, e di cui le Isole Marshall risultavano carenti. Palloni, coni, porte da calcio, scarpini.

Tutto materiale arrivato grazie a una partnership con KitAid Australia, società che si occupa di fornire attrezzature sportive ai Paesi in via di sviluppo. È stata creata una piccola scuola calcio per formare i ragazzi, con l’idea di creare un campionato locale di sei squadre in cui si affrontano con gli adulti.

Requisiti minimi

Un’altra iniziativa ha riguardato il concorso “disegna la maglia”, diffuso sul web e dedicato a quello che sarebbe stato il primo kit della Nazionale delle Isole, alla quale hanno partecipato persone di oltre 30 Paesi diversi. Lo ha vinto un argentino, che ha tratteggiato una maglia blu-bianco-arancione in omaggio all’oceano, elemento contemporaneamente fonte di orgoglio e di pericolo per gli abitanti. Nel 2023 è stato inaugurato l’impianto multifunzionale Majuro Track and Field Stadium, che ha ospitato i Giochi della Micronesia, dove però il calcio non è stato presente in quanto gli alberghi dell’isola erano già al completo e non c’era spazio per i giocatori. Proprio la ricettività, assieme alle infrastrutture sportive, rappresenta il principale problema per le Isole Marshall riguardo all’affiliazione alla Ofc, che richiede un certo standard di accoglienza, pena la collocazione come membro associato, e non affiliato (è il caso di Tuvalu, ad esempio).

Dall’esterno la storia delle Marshall può sembrare una replica di “Chi Segna Vince”, il docufilm uscito nel 2023 sulle Samoa Americane e la loro ricerca del primo gol in una partita ufficiale. La realtà è molto meno fiabesca e, tra carenze varie, anche di calciatori (rimanendo un Paese americanocentrico, la concorrenza degli altri sport è notevole e il calcio non ha un seguito vastissimo), le Isole Marshall hanno spostato al 2027, ai Giochi del Pacifico, il loro potenziale debutto in una competizione ufficiale.

Da un anno si sta lavorando a un progetto per un torneo della Micronesia che veda competere Kiribati, Micronesia, Palau, Tuvalu, Nauru e, se saranno pronte, le Isole Marshall. Per le quali la sfida è ormai duplice e non riveste più l’ambito meramente calcistico, comunque necessario e fondamentale, ma anche quello della propria sopravvivenza, attraverso un processo di sensibilizzazione e solidarietà.