Il 27enne è uno dei 4 (su 9) vallesani reintegrati nella rosa dopo il licenziamento per il mancato accordo sulla riduzione dello stipendio proposto dal club

La sua famiglia vive a Zurigo, ma Pajtim Kasami è a Montreux che ha deciso di stabilirsi in attesa che l'emergenza sanitaria rientri e possa riprendere gli allenamenti con il Sion. Già, proprio la squadra dalla quale qualche settimana fa era stato licenziato unitamente a otto compagni per aver rifiutato la decurtazione salariale imposta dalla proprietà facente capo a Christian Constantin: «Quel rifiuto di disoccupazione parziale - ricorda - ha scatenato una vera e propria tempesta mediatica. Sono stato contattato da molti giornalisti da tutta Europa. Ora che la questione è risolta - Pajtim e altri tre colleghi sono stati reintegrati in gruppo, ndr - devo riconoscere di stare molto meglio. È il club ad aver fatto il primo passo in direzione di una soluzione positiva».
Che inizialmente sia stato uno dei nove giocatori del Sion licenziati per non aver accettato le condizioni del club ha dato voce ai suoi detrattori che lo considerano, unitamente ad altri compagni di squadra, un mercenario del calcio. Lui che, oltretutto, è il calciatore più pagato della rosa. «Se avessi dato importanza a tutte le critiche che ho ricevuto, avrei smesso di giocare da tempo. Il calcio è tutta la mia vita. Mi nutro di calcio, mangio calcio, dormo calcio. Credetemi, il Sion da tre anni è il club che sento ormai mio. Ecco perché sono disposto a proseguire la carriera in Vallesen.". È il club, però, ad avere tutte le carte in mano».
Prima di giungere al Tourbillon nell'estate 2017, Kasami ha giocato a Palermo, al Fulham, all'Olympiakos e al Nottingham Forest. Ne ha viste tante, insomma. «Ho vissuto molte esperienze diverse, nel calcio. Come quella volta che i tifosi dell'Aek Atene mi hanno seguito e perseguitato per tre giorni, dopo un derby contro l'Olympiakos...». È a Sion, però, che ha scoperto un lato, del suo lavoro con il quale ancora non era stato confrontato prima. «La comunicazione attorno al club è speciale. Al suo interno non resta praticamente nulla. Tutto quello che succede esce sul giornali».
Altra caratteristica del club di Constantin sono i continui cambiamenti: di allenatore e di giocatori. «Nel 2017 ho iniziato la stagione agli ordini di Paolo Tramezzani. Nel 2018 con Murat Yakin, nel 2019 con Stéphane Henchoz. Posso assicurare che non è per niente un esercizio semplice, per la testa di un calciatore. Non fatico a credere che per molti tutto questa risulti molto confuso. Anche perché sovente, pure l'organico viene stravolto. Dell'effettivo del 2017 siamo rimasti solo in cinque: Ermir Lenjani, Kevin Fickentscher, Jan Bamert, Birama Ndoye e il sottoscritto».
Dal primo luglio sarà libero di scegliersi una squadra. A Sion, in fondo, non ha mai del tutto convinto. Ma non per questo Kasami accetta di buon grado che la stagione possa essere già definitivamente conclusa. Le possibilità di riprendere il campionato a fine maggio o inizio giugno ci sono. Ho chiesto alla Fifa cosa potrebbe accadere a un calciatore a fine contratto (a giugno) nel caso in cui il campionato finisse in luglio o agosto. Non c'è nulla che lo impedisca, purché il club e il giocatore trovino un accordo in tal senso. Voglio contribuire alla salvezza del Sion e alla conquista della Coppa Svizzera».
Dopodi che sarà il momento di pensare al futuro, «di trovare un progetto che mi dia la possibilità di tornare in Nazionale». Le mancate convocazioni per il Mondiale del 2014 e gli Europei del 2016 sono ferite ancora aperte, ma la parola fine sull'esperienza rossocrociata, Pajtim ancora non l'ha messa. «Ho solo 27 anni. Tutto sarebbe più facile, se il Sion lottasse per le posizioni di vertice. Sono sempre nella lista dei 30 preselezionati. So che sono stato molto vicino a una chiamata lo scorso ottobre per le sfide contro l'Irlanda e Gibilterra. Non mi resta che brillare con il mio club, che sia ancora il Sion o un altro, per convincere Vladimir Petkovic».