Libere associazioni

Calcio e politica: il pugno chiuso precedette gli 'aquilotti'

La storia del centrocampista comunista Paolo Sollier, in una 'libera associazione' con Francesco Guccini

7 luglio 2018
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Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

In quest’estate di Mondiali, di «aquilotti» e discussioni su calcio e politica mi torna in mente Paolo Sollier, il centrocampista di Avanguardia Operaia. Mai avuto piedi magici, questo ragazzone del ‘48 sbucato fuori dalla Torino operaia, già tuta blu alla Fiat di Mirafiori. Certo fino alla serie A ci è arrivato, due anni nel Perugia. Ma la sua fama la deve soprattutto alla militanza politica: era uno che salutava la curva col pugno chiuso, per capirci. Nel 1976, lui che si rifiutava perfino di firmare autografi pubblicò Calci e sputi e colpi di testa (Gammalibri, rist. Kaos 2008): testo d’autocoscienza, come usava allora, per denunciare il panem et circenses in nome di un modo diverso di intendere lo sport: «C’è un discorso da portare avanti (sublime espressione d’epoca, ndr), un discorso che è un ‘no’ allo stadio come catino in cui riversare le proprie frustrazioni, che smutanda il mito fasullo del campione». Per riportare il calcio nelle scuole, nei campetti, nei comuni. Fra le pagine entrano anche storie di donne e parecchia ironia: memorabili i ritiri «con una giacchetta color vomito di ubriaco, tipo Orchestra Casadei». 

La ‘libera associazione’ immediata sarebbe col De Gregori della Leva calcistica della classe ’68, ma la conoscono già tutti. Poi in realtà ho pensato prima a quell’altro Francesco, Mastro Guccini da Pàvana, che nel 1983 diceva dei suoi Amici: «C’è gente che è di casa in serie B». Come i Copains d’abord di Brassens, penso che i sodali di Guccini – «non son certo parecchi / son come i denti in bocca a certi vecchi» – accetterebbero quell’epigrafe sulle loro tombe. Di sicuro, non si curerebbero granché di quel che avrebbero dovuto fare (o non fare) i campioncini della ‘Nati’. Spetterà poi a Chi di dovere la convocazione per la Salvezza, scegliendo «tra santi tristi e noi più divertenti».