La mancanza di finanze condiziona l'intero movimento, incapace di riproporre la qualità tecnica di 40-50 anni fa
Ci avviciniamo alla fine della stagione agonistica e la prima domanda che uno si pone è: quante saranno le squadre nella massima serie di basket, sia maschile che femminile? Perché questo è il quiz che ritroviamo ogni anno a maggio in proiezione stagione successiva.
Il presidente federale Siviero, nei suoi programmi, ha stilato tutta una serie di obiettivi fra i quali, come molti altri prima di lui negli ultimi trent’anni, preconizzava una spinta perché il basket si sviluppasse sino alla massima serie anche nella Svizzera tedesca, per ora rappresentata solo dagli Starwings di Basilea.
Un progetto che dovrebbe avere come base degli incentivi concreti, ma se questi incentivi fossero solo di natura finanziaria, allora anche altre squadre, romande e ticinesi, potrebbero rivendicare questo tipo di sostegno. Perché appare evidente a tutti che la poca finanza che gira nel mondo cestistico è la prima causa di un deperimento del prodotto basket.
Inutile girarci attorno, fare le nozze con i fichi secchi non è il massimo per attirare le folle attorno a un campo da basket. Ci vogliono mezzi a livello manageriale, ci vogliono allenatori formati e preparati e non solo persone di buona volontà, serve avere un vivaio fiorente e una squadra faro che abbia qualità e faccia un bello spettacolo.
Quest’ultima parola è sempre stata quella trainante anche nel mondo della palla a spicchi: quanta gente accorreva alle partite di Bellinzona, Lugano, Mendrisio, Chiasso, ma anche a Locarno con la Muraltese in Serie B, perché c’erano giocatori come Rick Rinaldi, Robert Heck, Luis Dumbar, Ken Brady, Charlie Yelverton, Sam Smith e altri ancora che facevano veramente spettacolo?
La gente si muoveva, a Bellinzona arrivavano persone dalla Mesolcina, dalla Valle di Blenio e dalla Leventina per vedere le partite, anche in Serie B. Oggi gli stranieri che vengono presi dalle nostre squadre sono dei bravi e onesti giocatori, alcuni con buone qualità, come Williams lo scorso anno o Hammond, ma la maggior parte sono mediocri.
Non possiamo certo avere dei giocatori svizzeri di grande livello in ogni squadra perché stanno tutti, o quasi, tra Friborgo e Ginevra, dove il professionismo è una realtà. Gli altri club hanno buoni giocatori, ma non certamente quelli che ti possono incantare. Il discorso, si dirà, è a lunga scadenza, ma il guaio è che è un discorso che ha una ripetitività continua nei decenni.
Vedremo se le prospettive auspicate da Siviero si avvereranno e la prossima stagione avremo un campionato almeno a 10 squadre sia in campo maschile sia in campo femminile, oppure se assisteremo all’ennesimo fuggi fuggi.