‘La qualificazione agli Europei è stata sancita... sul pulmino’. La ticinese dell'Elfic Friborgo nel weekend affronterà il Riva in Coppa: ‘Seconda casa’
Sono già trascorsi 9 anni dall’ultimo grande trionfo di una squadra ticinese nel basket svizzero, la clamorosa vittoria in Coppa Svizzera a Zurigo del Riva-Muraltese contro l’Elfic Friborgo. Un punto a favore della squadra di Valter Montini, oggi allenatore dei Lugano Tigers, uno degli esempi più straordinari di “underdog” capaci di ribaltare un pronostico già scritto. Nella sfida di sabato in Coppa, il Riva Basket ritrova le elfe di Friborgo, un quarto di finale che difficilmente sfuggirà al pronostico, vista l’ormai nota forza delle burgunde.
Sarà, però, l’occasione per festeggiare comunque un’altra impresa, freschissima, quella straordinaria ottenuta dalla Nazionale svizzera di basket femminile, con la storica qualificazione agli Europei dopo 69 anni di attesa. Un evento che si terrà dal 19 al 29 giugno in 4 Paesi: Italia, Germania, Grecia e Cechia. Sorteggio dei gruppi previsto l’8 marzo. Per raggiungere questo exploit servivano 4 vittorie consecutive e un ultimo incontro da “schiacciasassi” contro la Bosnia ed Erzegovina, missione compiuta con l’ultimo successo ad Aarau per 87-39 davanti a 1'200 spettatori.
Contro il Riva ci sarà sabato anche Viktoria Ranisavljevic, l’occasione dunque per festeggiare la ticinese tra le grandi protagoniste del cammino rossocrociato.
«Devo dire di sì, rivedrò le mie ex compagne, Riva è una seconda casa, mi trattano ancora come una loro giocatrice, in più potrò rivedere la mia famiglia e stare finalmente con loro dopo l’exploit con la Nazionale. Sarà fantastico. Sembra fatto apposta, tornare in Ticino adesso è la cosa migliore».
Incredibile la serata dopo l’ultimo successo, perché per essere qualificate serviva anche la sconfitta della Croazia, che si è materializzata quando le ragazze avevano già “rotto i ranghi”, ma tutte connesse tra loro a distanza hanno vissuto l’epilogo in una simbiosi più unica che rara... «È stato molto strano, ci siamo fermate a mangiare una pizza. Serbia-Portogallo non è andata bene, la Serbia ha perso e avevamo la sensazione che fosse finita. L’ultima speranza era Austria-Croazia, ma al momento ero già sul pulmino dell’Elfic Friborgo con il viceallenatore della Nazionale Romain Gaspoz, Elea Jacquot e Cesaria Ambrosio. L’Austria non doveva perdere con meno di 17 punti, ma a inizio del quarto tempo era sotto di 25. Poi hanno iniziato a segnare triple su triple e si è scatenato il finimondo sul pulmino! La serata è stata lunga, con una videochiamata di gruppo guidata da coach François Gomez. Al mattino stentavo ancora a crederci!».
Qual è stata la forza del vostro gruppo? «Sicuramente dopo due sconfitte l’anno scorso, sia il cambio dello staff, sia il maggior supporto della Federazione, con un torneo ad Atene di preparazione. C’era più coesione, ci conoscevamo meglio. Gomez mi ha allenato anche con la Under 20, lo conoscevo: dà fiducia alle giovani. Nancy Fora che gioca in Francia ed Evita Herminjard in Slovacchia hanno portato la loro esperienza. Non solo sul campo, ma anche come persone. Nancy è fondamentale, ha alzato il livello di tutte, anche per me che sono nello stesso ruolo. Negli allenamenti ti fa crescere e poi parliamo tanto fuori dal campo».
È una Svizzera giovane, una nuova generazione brillante. Dove eri quando il Riva vinse la Coppa? «Avevo 9 anni, giocavo a Massagno, guardavo molto la Serie A maschile a Cadempino. Dopo un anno a Cassarate, a 14 anni sono andata a Riva ed ho inizio a seguire il basket femminile. Ma è arrivato il Covid e il focus era solo sulla mia squadra in B».
Agli Europei ci sarà il meglio del basket, basti pensare alla Francia che ha fatto tremare Team Usa nella finale olimpica di Parigi. C’è più sana “ambizione” di confrontarsi con loro o un poco spaventano queste grandi scuole del basket? «Un po’ entrambe, come detto ci siamo chiamate tra di noi, arriveremo senza pressione, dovremo goderci il momento, ma vogliamo anche avere la consapevolezza di poter avere le nostre carte da giocare e mettere in difficoltà le altre squadre. Il nostro staff è molto ambizioso, non andiamo di certo in vacanza. L’idea è provare a vincere».
Alcune domande secche, dai. Ti chiami Viktoria. Segno del destino o voluto? «Segno del destino. Mio padre giocava a calcio, nessuno in famiglia ha mai fatto basket. Però con le mie origini serbe e la passione per il basket in quel Paese (Viktoria è grande tifosa del Partizan Belgrado, ndr) è come se fosse uno sport di famiglia».
Sogni una carriera all’estero da professionista. Grande occasione l’Europeo... «Sì, per farsi notare ancor di più. Ma anche nelle qualificazioni credo di aver già fatto bene. Fa parte del processo per rincorrere i miei sogni».
Essere Mvp di una partita, l’ultima e decisiva, che emozione supplementare dà? «Essere Mvp in una partita simile quando hai 19 anni è stata la ciliegina sulla torta. In un palazzetto pieno. Mi ha dato ulteriore fiducia nei miei mezzi e in quanto potrò dare ancora in futuro».
Tanto. Sicuramente. Come tutte le splendide ragazze di questo miracolo cestistico rossocrociato, a cui vanno aggiunte per il nostro cantone anche le prestazioni di Shannon Hatch e Julija Matic.