BASKET

Sono altri, non gli arbitri, a dover decidere le partite

È l’uniformità di giudizio che ci vuole per allontanare le polemiche. Mentre alla Sam si parla di mercato: nuovi impulsi grazie a Bogues

A Nosedo nuova linfa in arrivo da Cipro
(Ti-Press/D.Agosta)

Non è che si voglia tediare più di tanto, ma il discorso arbitrale rimane aperto anche a livello nazionale e lo si evince leggendo commenti e osservazioni varie che arrivano da oltre Gottardo. Per questo motivo, a complemento di quanto scritto la scorsa settimana sulle difficoltà dell’arbitraggio, in particolare nel basket, mi permetto di riprendere alcune frasi di Stefano Agresti lette sulla Gazzetta dello Sport di lunedì: ‘Se c’è un elemento che dà un senso di equilibrio, equità e giustizia alle decisioni degli arbitri, allontanando polemiche e sospetti, è l’uniformità di giudizio: come puoi ribellarti a una scelta che, in casi identici, è dello stesso tenore? Invece è su questo, anche su questo, che si sta smarrendo la classe arbitrale…’. Detto in altro modo è quello che ripetiamo da lustri oramai, e su cui, ne siamo certi, v’è condivisione anche in chi cerca di far crescere la classe arbitrale. In questo inizio di stagione le cose sono andate discretamente bene, e ne abbiamo parlato, ma dai quarti di Coppa in poi, così come nelle sfide dell’Sbl Cup che portavano alle Final Four, ci sono stati molti casi di valutazioni contraddittorie, e le decisioni sbagliate valgono pur sempre 6 punti. Come? Un possesso in meno per la squadra che ha subito il torto e quindi una possibile tripla in meno, mentre capita l’esatto contrario per chi ne ha beneficiato: +3 gratis. Qualcuno dirà che anche i giocatori sbagliano canestri elementari: già, ma in azioni a una certa velocità e con avversari davanti e non solo, mentre un arbitro ha ‘solo’ il compito di analizzare un’azione, un contatto e fischiare: situazioni decisamente diverse e con prospettive differenti. Ci auguriamo che chi di dovere tenga conto di quanto si dice: non è un "dagli all’arbitro", bensì un augurio di vedere una gara decisa da giocatori e allenatori e da nessun altro. Con le Final Four fra dieci giorni e le semifinali di Coppa alle porte, occorre veramente poter vedere il meglio anche dal trio arbitrale.

Intanto, in arrivo da Cipro, con passaggi in Nba, G League, Polonia e Germania, è approdato a Massagno Shannon Bogues, un playmaker classe 1997 di 192 cm. A inizio stagione, quando Gubitosa aveva presentato la squadra, aveva detto che, se del caso, sarebbero corsi ai ripari con un quarto straniero non prima di gennaio, ultima finestra di mercato. Non solo il caso, ma diremmo pure le necessità hanno spinto i dirigenti a scegliere un play, ruolo coperto solo da Martino, mentre gli altri (Williams in particolare) si calavano in quel ruolo per necessità. Tutte le squadre di A hanno un play americano, o comunque straniero, il cui peso è certamente importante nell’economia della squadra, soprattutto per i veri play che fanno giocare gli altri prima di pensare ai punti personali. Una scelta che darà un nuovo impulso alla squadra e, crediamo, un ritmo più tosto. Al campo la risposta. MEC

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