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Benvenuti a Odessa, Texas occidentale

Nuova edizione di Friday night lights, libro fondamentale sul football che racconta gli Stati Uniti d’America meglio di certi trattati sociologici

In sintesi:
  • Dal libro di Bissinger, autentico bestseller, sono stato tratti un film con Billy Bob Thornton (2004) e una serie tv di 5 stagioni a partire dal 2006
  • L'opera sviluppa soprattutto due concetti: 1) non si può raccontare lo sport senza capire cosa succede intorno e fuori dal campo; 2) non si può narrare la storia di un campionato, di una squadra, senza averla compresa e attraversata
  • Per gli abitanti del Texas occidentale nulla è più importante del football liceale: è quanto ha scoperto l'autore nel corso di un anno di interviste e reportage

 

13 febbraio 2025
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Chi scrive di sport, chi scrive di sport seriamente s’intende, non può limitarsi all’osservazione del gesto dell’atleta. Della sua genesi, sviluppo, movimento, compimento. Non può limitarsi alla cronaca, al fatto: deve immaginare la storia, il prima e il dopo, il contesto, i perché, i come, deve conoscere i sogni, le aspettative, i luoghi, gli stadi, le palestre, chi sono i tifosi, come si comportano, se amano, quanto amano.

Chi scrive di sport deve anche saper inventare, così si fa la letteratura sportiva che poi è letteratura bella e buona, che non va distinta da quella che normalmente andiamo nominando. Altrimenti come distingueremmo la Joyce Carol Oates che scrive romanzi meravigliosi da quella che ha dato luce ai migliori testi sulla boxe che siano mai stati letti? E come faremmo a separare il Giovanni Arpino che scrive di calcio da quello dei racconti, dei romanzi? Sono solo due esempi.

Esistono libri cui non solo i lettori, ma anche e soprattutto gli altri scrittori devono essere grati, e siamo grati ad Arpino e siamo grati a Oates. Succede da sempre, sono molti i casi in cui particolari autori, e i romanzi che hanno scritto, hanno influenzato il modo di raccontare una storia da parte di chi è venuto dopo di loro. Capita anche con la poesia, a un certo punto arriva un poeta che cambia per sempre le regole del gioco, marca una differenza, una svolta, da allora in avanti chiunque si occupi di poesia non potrà far altro che tenerne conto, pure se non ha mai letto quel poeta. Ci sono nuove regole, nuovi schemi, nuove idee, nuove immagini. Tutto è cambiato. Il poeta Carlo Bordini ha scritto: «Il problema di ogni reduce. Lui crede che ha cambiato il mondo facendo la guerra, e invece il mondo è cambiato in pace, nel costume […] Ci sono altri dischi, le ragazze portano altri vestiti»; e gli altri dischi, gli altri vestiti sono i nuovi modi di raccontare, nel nostro caso di raccontare lo sport.

Un autentico bestseller

Chi prova a fare letteratura sportiva deve parecchio ad autori come H.G. Bissinger e a libri come Friday night lights (66thand2nd, 2025, traduzione di Leonardo Taiuti). Pubblicato per la prima volta nel 1990, quella che leggiamo è la nuova edizione del 2015, arricchita da una postfazione di Bissinger, scritta a 25 anni di distanza da quel racconto così importante. La casa editrice romana lo riedita, a distanza di cinque anni dalla prima pubblicazione italiana del 2020, con una nuova veste grafica. Parliamo di un libro che da tempo ha superato i due milioni di copie vendute, soltanto negli Usa, e dal quale sono stati tratti un film e una serie tv. Il film del 2004, di Peter Berg, con un grandissimo Billy Bob Thorton; la serie tv, ideata sempre da Berg insieme a Brian Grazer e David Nevins, sviluppata in cinque stagioni, a partire dal 2006, e conosciuta in Italia col titolo di High School Team. La serie si è aggiudicata a suo tempo anche diversi premi Emmy.

Bissinger, al tempo, scelse di passare un anno intero nella città di Odessa, in Texas, era il 1988, per seguire il campionato di football americano liceale. Prese un anno di aspettativa – aveva già vinto un Pulitzer (1987) per il giornalismo investigativo – e partì da Filadelfia per Odessa, che allora era considerata tra le dieci città più pericolose degli Usa e pare che oggi non sia cambiato di molto il suo posizionamento in classifica, cinque anni fa era ottava. Il libro di Bissinger evidenzia due cose, entrambe degne di attenzione: non si può raccontare lo sport senza capire cosa succede intorno e fuori dal campo; non si può dire la storia di un campionato, di una squadra, senza averla compresa, senza averla attraversata. Non bastano le statistiche, le percentuali di un giocatore, non bastano l’epica e la fantasia.

I Panthers, orgoglio cittadino

La squadra era la Permian Panthers, la scuola era la Permian High School. Lo spunto iniziale di Bissinger era il voler spiegare come il football liceale fosse in grado di tenere in mano le sorti di un’intera città, condizionandone la comunità al punto che ogni scelta di vita, alla lunga e nel breve, pareva dipendere dalla partita del venerdì sera. Sembra incredibile, ma a Odessa rispetto alla Permian Panthers era proprio così. Il campionato delle High School era l’argomento settimanale, fonte di litigi e amicizie, di scelte politiche, di tolleranza e di intolleranza, forse anche di divorzi. Per i giocatori afroamericani ci si scordava del razzismo, questione che negli anni Ottanta, in Texas e – in particolare – in posti come Odessa era centrale. Anche questa cosa non è poi cambiata così tanto. La Permian era stata la scuola dei bianchi, ma i più forti a football erano i neri.

«I Panthers si muovevano come uno sciame, sembrava giocassero per salvarsi la vita». Odessa era interessante anche perché situata nel cuore della produzione petrolifera. Bissinger indaga e scrive di depressione economica e sociale, scrive di povertà, non va molto lontano dal descrivere quello che succede anche adesso in molti stati degli Usa. Lo scrittore vuole vedere «sfavillare le luci del venerdì sera», vuole vedere questi diciassettenni che ogni settimana si esibiscono davanti a ventimila persone. Vuole capirli. Le stesse persone che seguono la squadra in trasferta, per centinaia di chilometri, passando le notti davanti ai botteghini per le partite dei playoff, chi sono, cosa li spinge, Bissinger sta con loro.

Lo sport crea e distrugge cose

Di sicuro nulla è più importante del football liceale per gli abitanti del West Texas, bastava domandarlo a chiunque e Bissinger lo ha fatto, per un anno. È andato agli allenamenti, ha vissuto in città, è stato nei bar, negli uffici, è diventato per un po’ uno di quella gente. Ha parlato con gli allenatori, con gli insegnanti, con i genitori dei ragazzi, con gli zii, con gli affidatari, nelle case dei ricchi, nelle stamberghe. Ha capito la città, la pressione che la comunità esercitava sui giocatori e la capacità di questi di reggere l’urto, di elevarsi oltre le proprie abilità, le proprie possibilità fisiche. Lo sport tiene insieme molte cose e altre ne distrugge. In quei licei venivano alimentati i sogni dei ragazzi, il football per quasi tutti sarebbe stata l’unica possibilità di accedere al college e, chissà, al professionismo. A scuola, durante le lezioni, la maggior parte di loro teneva una soglia di attenzione molto bassa, attenzione che saliva – invece – insieme all’adrenalina quando si trattava di placcare, di fare un running, avanzare di yard in yard, di lanciare un compagno, di correre verso il touchdown a una velocità non consentita agli esseri umani normali.

I ragazzi chi erano? Bissinger si affeziona a tutti loro e tutti, in qualche maniera, gli ritornano quell’affetto. Qualcuno non gli perdonerà il libro. «Se nomini il West Texas pensi subito al football. Niente può sostituirlo. È la forza di questa comunità. Se ce lo portassero via, sarebbe come portarci via l’identità».

I ragazzi, chi erano. Bobbie Miles, il running-back nero, il fenomeno che nel 1988 avrebbe dovuto da solo garantire la vittoria del campionato. Bobbie che si infortuna, che intuisce che niente sarà più come prima, torna ma il ginocchio non è lo stesso, lo scatto non è quello di una volta, finisce in panchina. Bobbie che vedrà tutti i suoi sogni infranti in sequenza, vivrà da quei giorni sempre ai margini, finirà in carcere. O il football o niente, lui rispecchia più di altri la teoria di Bissinger, e la profonda relazione Odessa/Football. Odessa ha fornito a quella gente l’unica possibilità che aveva da dare, il campo, la corsa, la palla ovale, Odessa stessa ha tolto tutto il resto.

Più delusione che gloria

Nessuno degli altri ragazzi, tutti forti, di quell’anno ha fatto carriera, i vari Mike Winchell – il quarterback che non reggeva la pressione –, Brian Chavez – il più intelligente di tutti –, Ivory Christian – il religioso –, Don Billingsley – quello che litigava con tutti, il più problematico – hanno fatto altro, alcuni quasi nulla, altri sono finiti male. Uno solo si è laureato, Chavez. Nessuno è riuscito a togliersi Odessa e il Texas di dosso, in un certo senso, tutti loro portano i segni, più di delusione che di gloria, di quella stagione meravigliosa ma mai conclusa, la conclusione è la vittoria, è il prosieguo della speranza.

Leggendo Bissinger capiamo molte cose dell’America d’oggi, quella dei conflitti sociali, quella che vota Trump, che deporta gli immigrati. L’America sempre più povera che ha nascosto il suo grande sogno da qualche parte e nessuno è più in grado di ritrovarlo. Ci dicono che è solo sport, ma l’assunto è sempre sbagliato. Siamo nel periodo del Super Bowl, immagino la gente di Odessa essere poco interessata all’evento, non si gioca in quella palestra. Negli ultimi cinque anni ho letto Friday night lights tre volte per intero e molte più volte sono andato a rileggere alcuni passaggi, così per risentire un gusto, ritornare al talento di Bissinger, a guardare di nascosto come si fa.