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Super Bowl, la difesa degli Eagles stritola i Chiefs

Niente tripletta per Kansas City. La vittoria va a Philadelphia (40-22) in una partita dominata da capo a piedi

10 febbraio 2025
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Per il three-peat, la tripletta, prego ripassare. Ma non prima di due anni. Kansas City non è riuscita a diventare la prima squadra capace di vincere tre Super Bowl consecutivi. A New Orleans, sotto gli occhi del presidente Donald Trump (quello che all’inizio del suo primo mandato aveva rotto con la Nfl, insultando i giocatori a causa del movimento di protesta sull’inno nazionale, lanciato da Colin Kaepernick), i Chiefs hanno subito una batosta come in finale raramente si è visto negli ultimi decenni. I nuovi detentori del Vince Lombardi Trophy sono i Philadelphia Eagles, dominatori di una partita senza storia dall’inizio alla fine. Jalen Hurts e compagni si sono così presi una rivincita per la sconfitta di due anni fa (38-35) e lo hanno fatto con gli interessi. Il 40-22 finale non descrive minimamente quella che è stata la differenza in campo. Per capire quanto siano stati dominanti gli Eagles, è più indicativo il 24-0 alla pausa, le 23 (!) yarde di total offense concesse nel primo tempo, i due intercetti ai danni di Patrick Mahomes, uno dei quali ritornato per un pick-six da Cooper DeJean, rookie che proprio domenica ha festeggiato i 22 anni (come Saquon Barkley che ne ha compiuti 28), il 34-6 al termine del terzo quarto, o il fatto che i Chiefs non hanno giocato un solo down nella metà campo avversaria fino a 2’ dal termine del terzo quarto.

Il vecchio adagio secondo il quale l’attacco vende i biglietti, ma è la difesa a vincere la partita, è stato pienamente rispettato. Il coordinatore difensivo Vic Fangio ha messo a punto un gameplan che ha letteralmente mandato in vacca le (in questa stagione poche) certezze offensive di Kansas City. Se facciamo astrazione da un risultato finale dopato da due touchdown di Kansas City quando tutti i buoi erano ormai fuggiti dalla stalla, per Mahomes quella del suo quinto Super Bowl è stata una notte da incubo. Alla fine le sue statistiche non sono nemmeno da buttare (21 su 32, 257 yarde, 3 touchdown e 2 intercetti), ma fin quando Philadelphia ha annusato l’eventualità di una rimonta, il quarterback dei Chiefs è stato maltrattato come mai gli era successo in carriera. Escludendo quello che negli Stati Uniti definiscono “garbage time” (tempo spazzatura), la difesa degli Eagles ha messo sotto pressione Mahomes nel 53,3% dei suoi tentativi di lancio, ha registrato ben cinque sack, ha causato due intercetti e un fumble, ha limitato Mahomes a un guadagno di 6,7 yarde a lancio e l’attacco via terra a 3,4 yarde a corsa.

La difesa di coach Sirianni è stata pressoché perfetta, ma gli Eagles hanno vinto la battaglia delle trincee anche in situazione di possesso palla. Certo, Steve Spagnuolo, coordinatore difensivo di Kansas City, ha svolto un egregio lavoro per fermare Saquon Barkley, pericolo pubblico numero uno e limitato a 57 yarde in 25 tentativi (2,28 a portata), ma l’attenzione concentrata sul 26enne del Bronx ha di fatto liberato Jalen Hurts, il quale ha corso per 72 yarde e lanciato per altre 221 (17 su 22 con 2 touchdown e un intercetto). Hurts ha subito soltanto due sack, grazie a una linea offensiva che ha tenuto a bada Chris Jones e compagni, dando al suo quarterback tutto il tempo per scandagliare il campo e trovare liberi i ricevitori.

Da molti anni a questa parte, salvo rare eccezioni, il Super Bowl viveva sull’equilibrio più estremo. Nelle ultime undici edizioni, soltanto in due occasioni la vittoria è stata estremamente chiara: nel 2021, quando Tampa Bay aveva battuto 31-9 proprio Kansas City (ultimo dei 7 anelli messi al dito da Tom Brady) e nel 2014 (43-8 di Seattle contro Denver). Le ultime tre edizioni si erano tutte concluse con una differenza di appena tre punti (un anno fa si era addirittura andati all’overtime per sancire la vittoria di Kansas City su San Francisco). Questa volta, invece, non c’è proprio stata storia, la vittoria ha premiato la squadra che meglio si è mossa sul mercato dei free agents (basti pensare agli ingaggi di Barkley e del linebacker Zach Baun, autore di un intercetto), mentre Kansas City non è riuscita a sistemare la linea offensiva e a offrire a Mahomes un gioco di corsa adeguato, ciò che ha contribuito a rallentare lungo tutta la stagione un attacco negli anni scorsi pressoché inarrestabile. Con questo successo, Philadelphia può aprire un ciclo, mentre Kansas City dovrà utilizzare i prossimi mesi per tappare i diversi buchi venutisi a creare. E che ancora potrebbero crearsi, soprattutto se quella di domenica sera (appena 4 ricezioni per 39 yarde) fosse stata l’ultima partita della carriera di Travis Kelce. Il 35enne tight-end, in campo “miglior amico” di Mahomes, in particolare in situazione di terzo down, non ha ancora sciolto la riserva e, se davvero dovesse appendere il casco al chiodo, per i Chiefs si tratterebbe di un’immensa perdita.

Alla fine, il titolo di Mvp della finale è andato a Jalen Hurts. Tuttavia, nonostante la sua buona prestazione, il premio avrebbe dovuto essere assegnato all’intero reparto difensivo, da Vic Fangio all’ultimo degli uomini mandati in campo. Magari proprio a Cooper DeJean, il cui intercetto da sei punti che ha spaccato la partita, portando gli Eagles avanti di 17 punti, non è stato l’unico highlight della serata: infatti, ha anche messo a segno tre placcaggi, ha concesso solo 68 yarde e un primo down le cinque volte nelle quali è stato preso di mira e ha limitato Mahomes a un rating di appena 79,2. Purtroppo, se le difese vincono le partite, gli attacchi, oltre a vendere i biglietti, collezionano pure i trofei. Dal 2000 a oggi, soltanto quattro difensori (Ray Lewis, Malcolm Smith, Von Miller e Dexter Jackson, tre linebacker e un corner) hanno vinto il titolo di Mvp del Super Bowl (appena 8 dal 1966 a oggi).

Ora la Nfl va in pausa fino al 12 marzo, quando la nuova stagione aprirà i battenti con l’inizio della free agency. Dal 24 al 26 aprile spazio al draft 2025, mentre il prossimo campionato scatterà il 4 settembre e proporrà partite a Londra (squadre ospitanti Jacksonville, NY Jets e Cleveland), ma anche a Berlino (Indianapolis), a Dublino (Pittsburgh) e a Madrid (Miami). Gli avversari saranno designati in primavera, quando verrà stilato il calendario definitivo.