Ciclismo

Pogacar e le domande scomode: ‘Le comprendo e le accetto’

Nel secondo e ultimo giorno di riposo del Tour prima del gran finale, lo sloveno saldamente in maglia gialla ha risposto a chi lo accusa di giocare sporco

12 luglio 2021
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A sei giorni dall'arrivo di Parigi, il Tour de France è saldamente nelle mani di Tadej Pogacar, che domani dopo il secondo e ultimo giorno di riposo concesso alla carovana in quel di Andorra si lancerà nell'ultima settimana di gara – in gran parte sui Pirenei e con una cronometro in programma sabato – con oltre 5 minuti di margine nella classifica generale sui suoi inseguitori, guidati nell'ordine dal colombiano Rigoberto Uran (a 5'18"), dal danese Jonas Vingegaard (5'32") e dall'ecuadoriano Richard Carapaz (5'33"). Un vantaggio quello del campione in carica che non si vedeva da vent'anni a questo punto della corsa e che ha inevitabilmente sollevato alcuni dubbi sull'integrità del 22enne sloveno.

«Sono domande scomode ma non sono arrabbiato, perché la storia del ciclismo non è certo immacolata e comprendo totalmente il motivo di tutti questi interrogativi – ha spiegato il corridore della Uae Emirates in conferenza stampa –. Non mi sono preparato le risposte, amo andare in bici e poco importa ciò che implica, lo accetto».

La maglia gialla ha poi spiegato perché ha deciso di non pubblicare i dati relativi alle sue prestazioni... «Condividerli può influenzare la corsa a livello tattico, ad esempio le squadre avversarie possono vedere quali sono i tuoi limiti su determinati terreni».

Reduce da una seconda settimana di gara passata (comprensibilmente) più a difendersi che ad attaccare, il trionfatore della Liegi-Bastongne-Liegi non si sente ancora al riparo da brutte sorprese... «Corro prendendo tappa dopo tappa. Se ho un'occasione per guadagnare tempo sui miei avversari, provo a sfruttarla, ma bisogna fare attenzione in quanto basta una giornata no per trasformare una tappa qualsiasi in complicata o decisiva. In ogni caso inizio la terza settimana con molta fiducia».

 

 

 

 

Unico possibile "scoglio" all'orizzonte dello sloveno, la fragilità della sua squadra, la Uae, indebolita ulteriormente dalla caduta del polacco Majka e che domenica ha lasciato da solo il suo capitano quando all'arrivo mancavano ancora 45 chilometri, mentre ad esempio Carapaz attorno a sé aveva ancora tre compagni della Ineos. Questi ultimi cercheranno sicuramente di mettere in difficoltà il leader del Tour già a partire dalla giornata di martedì, con l'arrivo di Saint-Gaudens. Mercoledì e giovedì poi i due traguardi in salita sul Col du Portet e a Luz Ardiden, quest'ultimo preceduto dalla scalata del Tourmalet dal versante classico di Sainte Marie de Campan. Difficoltà che Pogacar sembrerebbe in grado superare amministrando energie e vantaggio in classifica, anche se dopo aver messo le mani sull'edizione 2020 ribaltando la classifica nella penultima tappa (la crono a La Planche des Belles Filles) soffiando la maglia al connazionale Roglic, è il primo a sapere che al Tour non si può mai abbassare la guardia.

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