Altri sport

L'ultimo 'angolo' di Zanetti

Dopo oltre mezzo secolo di cronache boccistiche, Frediano mette il punto finale. ‘È ora e tempo di passare la mano’.

Ti-Press
26 agosto 2019
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Una vita sui viali. Chi frequenta i bocciodromi della Svizzera italiana – ma anche oltre San Gottardo, perché nella sua carriera di reporter delle bocce, la Svizzera l’ha girata in lungo e in largo, con parecchie escursioni in tutta Europa («ma mai oltre Oceano: non amo l’aereo») – non può non averlo incontrato. È ‘la penna’ delle bocce per antonomasia. Che per oltre cinquant’anni, dal 1967 in poi, ha puntualmente riferito dei principali accadimenti di questo sport. Cinquantadue anni, per la precisione, e un appuntamento fisso la settimana. «Ho iniziato ai tempi del ‘Dovere’; a capo della redazione sportiva c’era Plinio Gabuzzi – ricorda Frediano Zanetti –. Allora la rubrica, una semplice finestra, si chiamava ‘Sui viali delle bocce’. Erano i tempi in cui le bocce erano molto popolari. E ben presto, dalla finestra siamo passati alla pagina intera».

Le bocce non sono però l’unico sport che lo hanno impegnato come giornalista. «I miei primi contributi li ho scritti da diciottenne, per la cronaca cittadina, nel 1957. Poi, dal 1982, mi sono pure dedicato ai Campionati svizzeri di sci nordico, di cui ho seguito tutte le edizioni fino al 2007». I viali, invece, ha continuato a calcarli anche dopo, e fino a oggi. Adesso però per lui è giunto il momento di mettere il punto finale alle sue cronache. Quello che pubblichiamo in calce è infatti l’ultimo contributo dedicato alle bocce con la sua firma. «Tra pochi giorni taglierò il traguardo degli 80 anni, e penso che sia ora e tempo di riporre la mia penna da parte». Nelle sue pagine, oltre ai vari cliché caratteristici delle cronache boccistiche (e ai puntuali... pesci d’aprile), in questi anni Frediano Zanetti qualche stoccatina non l’ha mancata. «Ma anche quello fa parte del gioco».

Oltre che a riferirne sul giornale, di bocce Frediano Zanetti si è però occupato pure a livello dirigenziale. Dal 1964 al 1969 come segretario della Federazione bellinzonese e poi, sempre con la medesima carica, in seno all’Associazione bocciofila ticinese. «Sono stato segretario dell’Abt dal 1969 al 1982, prima sotto la presidenza di Edoardo Ghisletta e poi, dal 1978, di Tom Carmine. Nel marzo del 1983 e fino a dicembre dello stesso anno ho poi garantito l’interinato. Quelli erano gli anni d’oro per le bocce in Ticino: viaggiavamo attorno agli 8’500 tesserati, a cui si dovevano aggiungere gli appassionati non tesserati: non sono lontano se stimo che in tutto i bocciofili fossero 14-15’000 in Ticino. La maggior concentrazione la si aveva nelle sezioni di Ceresio (circa 2’500 tesserati) e Lugano (2’000). Anche Bellinzona (poco meno di 1’500) e Locarno andavano per la maggiore. Nell’Alto Ticino, quando la Monteforno era ancora attiva, il numero di tesserati era pure importante». Ma, appunto, quelli erano altri tempi... «Oggi, complessivamente, in Svizzera gli attivi sono meno di duemila. Il Ticino continua a farla da padrone, ma i tesserati qui superano a malapena le 700 unità. Un bel passo indietro... Come mai? Beh, una delle cause, a mio modo di vedere, è da ricondurre all’arrivo in massa di giocatori, anche bravi, dall’Italia: hanno fatto razzia nei tornei locali, creando un po’ di malcontento tra i giocatori nostrani. Mancano anche i giovani, perché per loro la paletta delle attività da praticare è sempre più ampia, e raramente le bocce sono in cima alla lista. Non ha aiutato nemmeno la scomparsa dei tornei a coppie e terne miste: di donne che giocano ce ne sono, ma poche lo fanno da singolarista. Sono convinto che ripristinando le gare Lui-Lei e Lui-Lei-Lui si potrebbe almeno arginare l’erosione di tesserate».

Rivedremo Frediano Zanetti sui viali? «Certo, ma senza la penna e macchina fotografica!».

‘Tante le bocce che ho visto finire nel fiume o nel lago’

Il taccuino di Frediano Zanetti, in oltre mezzo secolo di assidua presenza a bordo viale (che ha pure calcato) è strapieno di appunti e aneddoti. Memoria storica di questo sport, cava allora dal suo album dei ricordi qualche gustosa chicca: «Di bocce scagliate su greti di riali o sui fondali dei laghi per rabbia ne ho viste parecchie... Ricordo un episodio capitato a fine anni Sessanta-inizio Settanta nella finale del Trofeo Virano, in Gambarogno. Di fronte c’erano Emilio Coda con Fulvio Melera e Rodolfo Perucchi in coppia con Carlo Morandi. Ancora prima di scendere sul viale, Coda zoppicava in modo evidente, ed evocava pure lo spettro del forfait. Salvo poi giocarla, quella finale, e vincerla rifilando addirittura un ‘cappotto’ agli avversari: 18-0. Alla fine è scoppiato il finimondo: per sedare gli animi surriscaldati ci sono voluti parecchi minuti e diverse persone... Ricordo anche un Mirto Martinella (uno che in Ticino ai tempi dava filo da torcere a tutti) clamorosamente battuto da un giocatore di seconda fascia nelle prime battute di un torneo sulla corsia del Ponte Vecchio a Camorino. Furente, scagliò le sue bocce sul greto del fiume Morobbia. La leggenda narra che poi, la sera, Mirto sia stato visto alla ricerca dei suoi attrezzi con tanto di pila. Ma le sue non sono state le uniche bocce a fare quella fine: anche a Locarno capitava spesso che alcune andassero a posarsi sul fondo del Lago Maggiore».

Lo storico titolo di Poletti

Fra i momenti epici di cui Frediano Zanetti ha riferito, c’è poi quello dello storico titolo mondiale di Brenno Poletti a Milano. «Era il 1985. Si giocava al palazzetto di Assago, davanti a diecimila persone. Sotto 13-14, Brenno aveva in mano le ultime due bocce. Prima boccia, punto: parità. Fischi dal pubblico, per due volte. Per riportare la calma dovette addirittura intervenire il sindaco di Milano. Poletti tentò il secondo accosto: bersaglio; punto e partita vinta. Sul palazzetto a quel punto è calato un gelo surreale. Mentre nel clan svizzero è stata l’apoteosi». Veniamo infine ai nomi: oltre a Poletti, Frediano Zanetti ha scritto le gesta di parecchi altri campionissimi. Chi sono i boccisti che più di altri hanno fatto la storia di questo sport? «L’elenco è lungo. Se devo fare qualche nome citerei senza dubbio, oltre ovviamente a Poletti, i vari Tarcisio Induni, Silvano Giacomini, Luigi Larghi, Remo Genni e al femminile Milly Recalcati, Claudia Ruspini, Rita Guidicelli, Graziana Giudici e Rosetta Codiroli. E non me ne vogliano i non citati».

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