L'editoriale

Dalla parte dei consumatori

23 settembre 2015
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Avenir Suisse critica pesantemente la politica svizzera di protezione dei consumatori (cfr. pagina 9). A suo dire oggi ciascuno di noi con un clic può informarsi bene e subito sui prodotti che vengono offerti. Quindi non esistono più consumatori indifesi. Con queste parole il think-tank dell’economia nazionale saluta il 50esimo dell’Ufficio federale del consumo e della Commissione federale del consumo e si interroga se e in che forma mantenere tali istanze. Ma per favore! In verità, pur essendo vero che ci troviamo immersi nella società della comunicazione e dell’informazione, che in ogni momento ci raggiunge con i più disparati messaggi e inviti, troppo spesso abbiamo anche l’impressione che ci troviamo altrettanto in balia di tanti e tali bombardamenti. Cioè che non sappiamo più quanto ci sia di vero in quello che ci viene raccontato. È per questo che è importante avere istanze certificate (!) che ci dicano le cose come stanno e ci permettano così di scegliere con maggior competenza. Fra le istanze credibili, proprio nella massa di bip che ci sommergono ogni giorno, ci può benissimo essere (anzi ci deve essere!) un ufficio federale capace di ‘metterci in guardia’ mentre consumiamo. Attività, questa, che, a ben guardare, ci occupa dalla mattina alla sera. A farci scuotere la testa davanti a tali visioni è persino l’esempio che porta Avenir Suisse nel suo comunicato, quando afferma che ‘la politica del consumo attuale ha spesso la tendenza a dare lezioni o a porre sotto tutela. Ne è la prova la nuova politica che mira a controllare la quantità di sale nel pane svizzero o quella che ha lo scopo di ridurre il contenuto di zucchero nei pasti’. Ma non si tratta invece, ci chiediamo noi, di interventi importanti che hanno a cuore la salute dei consumatori? La domanda ci pare proprio retorica. Ovvio che sia così. Anzi, secondo noi, dovrebbe essere aumentata la consapevolezza dei consumatori circa il loro ruolo. Ben lo si è visto in recenti scandali, come quello che ha portato al fallimento della società grigionese Carna Grischa. Società che ne aveva fatte peggio di Bertoldo, con irregolarità di vario genere. Ricordate? Dal pollo ungherese spacciato per svizzero, alla carne di cavallo smerciata per manzo, alle dichiarazioni di freschezza di prodotti invece congelati, alle manipolazioni di date di scadenza. Insomma, c’è solo stato l’imbarazzo della scelta! Senza contare poi il tentativo di fermare, in sede giudiziaria, la stampa di un giornale domenicale che con un servizio svelava ai lettori consumatori il tutto. Causa poi (fortunatamente) persa. In queste ore abbiamo poi sotto gli occhi il caso delle centraline ‘taroccate’ da Volkswagen e la caduta del mito dell’affidabilità tedesca, come faceva notare ieri Vittorio Zucconi su ‘Repubblica’. Un ‘dieselgate’ che non verrà fermato dalle scuse e dai capi cosparsi di cenere. E che fa sorgere altri interrogativi sulle altre manipolazioni possibili nel tempo dell’elettronica padrona, quando – scrive Zucconi – è addirittura possibile prendere il controllo di un’automobile a distanza, penetrando nei chip via internet. Ecco perché dire ‘via i controlli’ perché oggi siamo più informati di ieri è (eufemismo) un’assurdità! Perché anche le tecnologie, anche i prodotti, anche quello che mangiamo sono molto ma molto più sofisticati oggi rispetto a ieri. E gli imbrogli per il consumatore molto più difficili da scoprire. È quindi bene che ci sia un qualcuno che, a nome dei cittadini dietro lo scudo di un’indipendenza garantita, sia in grado di fare gli interessi del consumatore, sempre più manipolato, che sa tutto e per finire non sa più niente.