L'editoriale

La botte non è di ferro

17 novembre 2014
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Ci risiamo: a pochi giorni di distanza la morte si è ripresentata improvvisa nella notte. Un altro smottamento nel Luganese. Davesco come Bombinasco? Due tragedie paragonabili? In entrambi i casi terra e bosco, con precisione chirurgica, sono piombati su una casa. Hanno spezzato vite, vestito a lutto una comunità. No, attenzione a non tracciare facili paragoni. Lo ha lasciato intendere il geologo incaricato dalla Città di Lugano e dalla Procura di fare chiarezza. A Bombinasco le due giovani vite e la loro casa senza ombra di dubbio sono state falciate da un evento naturale e imprevedibile. Immagini di distruzione che abbiamo tutti impresso nella mente: il terreno inzuppato e poi esploso, si è portato a valle persino un bosco secolare, situato proprio sopra il rustico. All’origine quindi due eventi naturali: l’acqua (tanta acqua) e la terra franata a valle. Mentre a Davesco? Potrebbe anche esserci dell’altro e bisogna andarci cauti. Nella tragedia di ieri c’è di mezzo un muro che non ha retto, molto probabilmente (ma il tutto è da verificare) a causa delle eccezionali precipitazioni di questi giorni, e si è poi portato dietro quanto scivolato a valle. Non si tratta quindi di una frana vera e propria, visto che nella dinamica della disgrazia figura anche il cedimento di un manufatto. Pertanto, a poche ore dalla tragedia, a Davesco il perito ipotizza che la causa del disastro possa anche non essere ‘semplicemente’ del tutto naturale e imprevedibile, come a Bombinasco. Insomma, sull’origine naturale e sull’imprevedibilità c’è «perlomeno da riflettere e da approfondire». Non essendo del mestiere, e immaginandoci cosa possano essere le conclusioni su quest’aspetto, ci fermiano qui.

Quello che invece sta iniziando a inquietare è il fatto che questi disastri stiano accadendo con una perlomeno strana vicinanza. Un caso, due casi… Sta forse cambiando qualcosa di fondamentale? Fino a ieri simili sciagure attiravano la nostra attenzione, perché le vedevamo seduti sul divano di casa. Accadevano lontano dal nostro territorio, che ritenevamo molto sicuro e monitorato. Non di rado pensavamo ad abusi edilizi e case mal costruite in zone di grande miseria. Ci sentivamo in una botte di ferro. Ora succede anche da noi. Ieri persino una palazzina è stata fatta a pezzi. E succede sia in una zona verdeggiante del Malcantone, dove possiamo anche ammettere più facilmente che la natura possa farla da padrone, sia a ridosso della maggior città del cantone. In entrambi i casi, del resto, le aree toccate dagli smottamenti mortali non erano in zone a rischio. E fino ad ora era giusto così. È probabile che il meteo stia davvero impazzendo e ci stia abituando a lunghi periodi di piogge o di siccità, che hanno poi effetti sul territorio. Martedì abbiamo approfondito proprio quest’aspetto con il meteorologo Paolo Ambrosetti, che ci ha confermato come questi estremi di caldo e freddo, di tempo asciutto o molto umido, siano la riprova che c’è un mutamento climatico in atto. Dovuto a cosa? Verosimilmente all’azione dell’uomo, per esempio col rischio di gas serra. Un segno forte e drammatico che dobbiamo rivedere non solo le mappe delle zone rosse, ma anche il nostro stile di vita. Toc, toc… bussa l’ambiente. Anzi spiana.