Evviva, finalmente i vertici dell’Eoc hanno indetto una conferenza stampa, affrontando domande d’ogni genere: dal sistema di fatturazione, allo scandalo alla Carità, al licenziamento blitz del dottor Valentino Lepori.
Era ora, visto che, da quando è scoppiato il bubbone, è ormai trascorso più di un mese e fin qui, a beneficio della pubblica opinione, ben poco hanno esternato. Per quel poco poi… : i due comunicati hanno persino nutrito polemiche e speculazioni. Non bene, per un Ente che era già a conoscenza, aveva già riflettuto e preso decisioni sullo scandalo delle fatturazioni facili molti mesi prima, quando cioè sul tavolo del Cda era approdata la segnalazione della direzione della Carità e il rapporto dei revisori. A quel momento (era fine 2013, ovvero quasi un anno fa!) la fotografia delle false fatturazioni ai pazienti autopaganti era già nitida, tanto che il presidente Lotti ha spiegato ieri per filo e per segno cosa fu deciso dal Cda dell’Eoc: per il viceprimario dimissioni a fine 2014, per i due capiclinica e per i tre dipendenti del personale amministrativo ammonimenti. Ma ai vertici ospedalieri prevalse una ponderazione degli interessi in gioco e, secondo loro, su tutto, l’interesse dei pazienti. Per questo si doveva quindi lasciare al suo posto il viceprimario (colpevole) in attesa di trovare una soluzione per garantire la continuità operativa del reparto chirurgia della Carità. Ecco il ragionamento: se avessero segnalato il caso alla magistratura, avrebbero dovuto sospendere il medico e quindi i pazienti sarebbero rimasti senza medici in quel settore. Ancor peggio se lo avessero licenziato in tronco, come invece è accaduto (per moltissimo meno) al dottor Lepori.
Con tutto il bene che vogliamo all’Ente, la giustificazione ci sembra alquanto riduttiva. Se abbiamo inteso bene: più l’opera prestata da uno specialista è indispensabile, più si finisce col trattarlo coi guanti, anche di fronte a gravi errori. Il dott. Lepori ha osato dire la sua, ma è facilmente sostituibile? E allora lo si può licenziare su due piedi. Mentre il viceprimario della Carità, siccome invischiato con altri medici, lo si allontana solo dopo averlo tenuto ancora un anno, perché altrimenti il reparto rischia il blocco. Suvvia non ci troviamo in un Paese disastrato a tal punto che, se si licenzia un medico da una struttura pubblica, i pazienti non sanno più a che santo votarsi. Da noi ci sono ospedali pubblici e cliniche private a volontà… Ecco perché abbiamo l’impressione che per l’Ente abbiano pesato anche alcuni calcolini economici, per la serie: se lo licenziamo subito perdiamo anche un certo fatturato, teniamolo quindi stretto stretto sin tanto che non abbiamo un valido sostituto.
All’Ente vanno quindi rimproverate mancanza di trasparenza per oltre un mese e giustificazioni alquanto discutibili, soprattutto quando di mezzo c’è una (perlomeno temporanea) sottrazione di presunti colpevoli alle competenze del potere giudiziario. Anche questo crea danni d’immagine a una struttura alimentata da importanti iniezioni di denaro pubblico. L’Ente non è una clinica privata!