L'analisi

Il mondo di Greta e il teorema di Tito

Ridotta all’osso la tesi di Tito Tettamanti è questa: Greta Thunberg è prodotto mediatico di una sottile manipolazione

26 marzo 2019
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Ridotta all’osso la tesi di Tito Tettamanti è questa: Greta Thunberg, apparsa di colpo come un folletto delle foreste scandinave sul proscenio mondiale, è prodotto mediatico di una sottile manipolazione. La ragazzina dalle treccine che sbucano dalla cuffietta di lana, avrebbe sacrificato sorriso, ottimismo e speranze sull’altare di fake news allarmistiche condite in salsa ideologica dal forte sapore ambientalistico.

L’avvocato luganese, sulle colonne del ‘Corriere del Ticino’, si esprime con toni rispettosi, articolando un ragionamento con interessanti riferimenti intellettuali. Nulla a che vedere con le rozze tracimazioni verbali cariche di disprezzo che hanno inondato i social, come quelle dell’ingombrante Maria Giovanna Maglie, ex giornalista Rai, ma opinion maker sempre attiva, che ha esternato la sua irrefrenabile pulsione di poter “mettere sotto” Greta (“con la macchina”, ha tenuto a precisare).

La clemenza di Tettamanti per la giovane attivista svedese, a cui augura di ritrovare le speranze dell’adolescenza, riflette sicuramente una cultura politica solida e aperta al dialogo. Ma traduce pure l’incapacità di percepire i termini reali di un’urgenza assoluta, di quella catastrofe che non è immaginaria, ma reale e conseguenza del paradigma ideologico liberal-produttivista che sta ponendo una seria ipoteca sulla nostra stessa esistenza.

Per suffragare la sua tesi, Tettamanti rispolvera le previsioni del Club di Roma che negli anni 70 aveva predetto a breve l’esaurimento delle riserve petrolifere. Ed estrae dal cilindro il monito di Karl Popper, uno dei maggiori filosofi della scienza, che metteva in guardia dalle certezze definitive. L’errore di previsione sull’oro nero in realtà però non inficia la sostanza del documento (“I limiti dello sviluppo”) che metteva in risalto la contraddizione tra la crescita economico-demografica infinita e un mondo finito.

Le “incertezze” di Popper non possono dal canto loro applicarsi a una realtà fattuale che purtroppo ci pone inesorabilmente a cinque minuti dalla mezzanotte: record assoluto di C02 nell’aria (in 800mila anni di storia, limite massimo a cui attingono i carotaggi dei ghiacciai), riduzione se non scomparsa dei ghiacciai e della biodiversità, deforestazioni, vera e propria strage che si consuma quotidianamente legata all’aria insalubre e alle polveri fini (450mila morti in un anno in Europa), record storico delle temperature, dall’Europa settentrionale all’Antartico.

L’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) riunisce i migliori biologi, climatologi, fisici, chimici a livello mondiale ed è categorica: l’essere umano è responsabile del cambiamento climatico. Che il mondo sia sacrificato sull’altare della ricchezza e dei profitti appare oggi un’evidenza: negli ultimi 150 anni Stati Uniti ed Europa hanno prodotto oltre la metà del CO2 del pianeta.

Tettamanti stigmatizza lo sciopero degli studenti: “Non sarebbe stato più utile dedicare quella giornata allo studio dei problemi del clima?”, si può leggere nel corsivo. La risposta di fatto l’aveva già anticipata la stessa ragazzina con un interrogativo altrettanto retorico: “Perché preoccuparsi di imparare qualcosa in classe se poi i politici non prestano attenzione ai fatti reali che ormai sono sotto gli occhi di tutti?”.

Come dire che oggi dovremmo ribaltare il tradizionale modello educativo: non è la generazione più anziana a dover impartire lezioni, ma – considerando lo stato del pianeta – quella più giovane, quella di Greta, a dirci in che modo intende affrontare quella rovinosa e fallimentare eredità che dovrà suo malgrado gestire.

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