L'analisi

Una verità anti-populista

Bene inseriti oltre 300mila profughi arrivati pochi anni fa in Germania: i dati dell'Agenzia federale del lavoro contro la narrazione sovranista,

27 agosto 2018
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Mentre le falangi elettorali del populismo continentale sono fiduciose di poter sconvolgere il quadro politico alle prossime elezioni del parlamento europeo, e mentre colui che è oggi il loro esponente più vociante, Matteo Salvini, spera di essere martirizzato dalla magistratura italiana sulla ‘questione migranti’ per poi andare all’incasso di nuovi elettori, la fin troppo timida contronarrazione anti-sovranista dovrebbe farsi sentire maggiormente. Non per negare che sulla questione migratoria vi siano anche dei problemi, dietro cui però si annidano spesso frustrazioni e rabbie sociali locali, che Bruxelles e soprattutto le sinistre di governo hanno colpevolmente trascurato. Ma quantomeno per collocarli, quei problemi, nel loro giusto contesto.

Prendiamo il caso della Germania. Le forti turbolenze della ‘Grosse Koalition’, l’indebolimento politico di Angela Merkel, la contestazione della sua componente bavarese, lo sbandamento dei socialdemocratici, il rigonfiamento dei favori per l’estrema destra della Alternative für Deutschland (Afd), l’allarme sulla presunta invasione islamica, tutto questo è stato obiettivamente alimentato a piene mani dalla propaganda contro la politica delle ‘porte aperte’ praticata dalla cancelliera nel momento più acuto della guerra siriana (circa un milione di arrivi).

Ebbene, negli scorsi giorni, l’Agenzia federale del lavoro ha pubblicato i dati aggiornati che raccontano tutt’altra realtà. Oltre 300mila profughi rifugiatisi in Germania tre anni fa sono già stati inseriti nel mondo del lavoro; la stragrande maggioranza ha un impiego a tempo indeterminato; è in grado di provvedere al sostentamento della famiglia; paga regolarmente le tasse, versa i contributi sanitari e previdenziali, senza più incassare un solo euro di sussidi sociali. Fra i più giovani, 28mila frequentano corsi di apprendistato. E nelle università il numero degli studenti ex profughi è di quasi 40mila. Insomma, gente integrata.

Così Detlef Scheele, presidente dell’Agenzia federale del lavoro, ha potuto affermare: «L’ondata migratoria non rappresenta una minaccia, bensì una grande occasione e una risorsa indispensabile per la nostra crescita e il nostro benessere». Le considerevoli spese per assistenza e formazione (obbligatoria) hanno comunque garantito, a saldo, una crescita annuale del Prodotto interno lordo dell’ordine dello 0,4 per cento.

Solo cinismo e comoda manovalanza a basso costo? Per rispondere le cifre andranno scomposte ed esaminate, ma certamente non sono i ‘nuovi schiavi’ reclutati clandestinamente nel Sud Italia per lavorare con salari da fame. La Germania, anch’essa colpita dalla decrescita demografica, ha ancora posti vacanti per oltre un milione di impieghi. Ma Frau Merkel rimane il peggior fantasma di Salvini. Che le preferisce appassionatamente l’ungherese Orban. L’anti-europeista illiberale che vive anche di sussidi europei. E al quale è inutile chiedere di accogliere anche un solo migrante sbarcato in Italia.

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