L'analisi

L’altra partita di Donald Trump

14 luglio 2018
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Un pallone gonfiato, svetta nei cieli di Westminster. Alto sei metri, ha le fattezze del presidente americano, rappresentato come un bimbo capriccioso con tanto di pannolino. “Massiccio ma fragile, baby Trump” ha ironizzato ‘The Guardian’. L’installazione politico-artistica, ideata da alcuni attivisti britannici, è un’illustrazione di quel disturbo narcisistico della personalità, una patologia in cui il soggetto si percepisce grandioso, di cui Trump sarebbe affetto.

Alcune dichiarazioni dello stesso presidente non contribuiscono certamente a smentire l’impietosa diagnosi. “Mi amano molto nel Regno Unito”, ha in effetti esclamato il baldanzoso ospite di Theresa May. Ennesima sparata, o per dirla con gergo trumpiano, “fake news”. Il 77% dei britannici ha in realtà un’opinione molto negativa del capo della Casa Bianca.

Nel 1961 John e Jackie Kennedy furono accolti a Londra da una folla entusiasta di mezzo milione di persone. Ieri invece tutto è stato fatto per evitare incontri ravvicinati con potenziali manifestanti. Dopo aver mazzolato i rappresentanti Nato a Bruxelles, strigliato Angela Merkel, Donald Trump non ha esitato a sparare ad alzo zero contro la padrona di casa a Londra Theresa May, addirittura “candidando” al suo posto il dimissionario Boris Johnson, in una intervista al ‘Sun’. Prima di celebrare con una delle sue note “sterzate” i rapporti “mai così solidi” con Londra.

L’egotismo maniacale, il bisogno di ammirazione, la mancanza di empatia se non il disprezzo, sono le uniche chiavi di lettura del procedere erratico del “genio autoproclamato” (come ha ricordato ‘Le Figaro’)? Oppure l’America di Trump sta disegnando una nuova strategia? Solo umorale la sua avversione per gli alleati e la sua malcelata attrazione per dittatori e autocrati, da Kim Jong-un a Putin, oppure legata a preciso disegno? E che dire di una guerra commerciale lanciata a dritta e a manca, con le inevitabili e prevedibili ritorsioni antiamericane?
Gli analisti sono divisi, anche perché alcune misure del presidente mutano in veri e propri boomerang per gli Stati Uniti, mentre altre sfuggono alla comprensione di molti trumpiani, sia al Congresso sia nelle cerchie dei consiglieri più vicini scampati alle purghe di questa prima metà mandato. Trump disorienta, ma cresce la consapevolezza che nel suo mirino c’è l’Unione Europea. “Sogna di smantellare l’Europa”, secondo la convinzione del Ceo di una delle maggiori multinazionali francesi. Citato da ‘Le Monde’, un esponente della Banca centrale europea, sostiene che il vecchio continente è ormai purtroppo chiamato a superare la visione, ereditata dal pensiero di Jean Jacques Rousseau, di un mondo dove alla fine trionfano le regole. Con Trump contano unicamente i rapporti di forza. Jacques Attali, ex consigliere di François Mitterrand, ne è convinto: da partner, l’Ue è diventata una preda per gli americani.

In questo ribaltamento strategico, si iscrive l’imminente faccia a faccia con Vladimir Putin.

Proprio in concomitanza con i mondiali di Russia, si sta dunque giocando un’altra partita, una partita politica di portata storica. Del cui esito ci dirà qualcosa di più il summit di Helsinki di lunedì, fra due uomini che condividono molto: la visione del potere, l’avversione nei confronti della democrazia, dei diritti umani, del multiculturalismo, e soprattutto la volontà di stabilire un asse privilegiato a scapito di un’Europa che vedrebbero volentieri smembrata.

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