laR+ IL COMMENTO

Quel sorpasso a destra che rischia di diventare realtà

L’Udc è sempre più in rampa di lancio, non solo nei voti ma penetrando sempre più negli ambienti che contano: il suo successo sarà l’abdicazione di altri

In sintesi:
  • Meno ‘Bala i ratt’, più concretezza e al centro del dibattito anche con posizioni non condivisibili
  • Al Plr il compito di contrastare l’operazione simpatia democentrista
  • Non è un discorso solo di partiti, ma di società
Il tentativo c’è
(Ti-Press)
31 gennaio 2025
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Alla fine tutto è sempre politica, esattamente come alcuni discorsi che sembrano riguardare questo e quel partito o poco più, invece, non sono altro che una fotografia di come un Paese va avanti. Interrogarsi quindi su cosa succede nella destra del Canton Ticino vuol dire porre l’attenzione anche sulle grandi manovre che vedono e vedranno protagonisti politica – intesa come maggioranza politica –, mondo imprenditoriale e ambienti economici. Tradotto: chi governa davvero.

L’Udc sta lanciando un’offensiva che non è né urlata né con le fionde, ma basata sul lento e inesorabile inserirsi nei gangli del potere riconoscendosi – e venendo riconosciuta – viepiù come forza pronta per entrare in governo. Sarà questione di tempo. Messe da parte certe oscenità come la campagna ‘Bala i ratt’, archiviata la posizione dominante degli stranieri come unico tema, allargandosi a quel liberalismo che spesso sa invece di liberismo – divenuto dirigenziale in quello che una volta fu il Partito agrario, todo cambia – e lanciando provocazioni che anche quando per niente condivisibili hanno avuto il merito di lanciare ampio dibattito, l’Udc – si diceva – è sempre più protagonista.

L’ultimo esempio è l’iniziativa popolare ‘Stop all’aumento dei dipendenti cantonali’, con i democentristi a far da collettori di aderenti al comitato promotore, che va, assieme alla Lega, dagli esponenti più a destra di Plr e Centro, ai vertici di Camera di commercio e Aiti. Certo, 7mila delle quasi 11mila firme sono arrivate grazie a ‘Il Mattino della domenica’. Ma, al di là del rapporto tra democentristi e Lega, al di là delle belle facce sorridenti tutti insieme, il discorso è questo: l’Udc è stata capofila del dibattito sulle finanze, sulla scuola, su ambiti che toccano da vicino la società. Al netto di momenti di puro dadaismo come la mitologica proposta di collegare Locarno e Bellinzona con un hovercraft pronto a solcare il fiume Ticino, l’Udc ora è una realtà con cui fare i conti.

Da sempre vicino all’imprenditoria e a chi produce, il Plr che si avvia al congresso di marzo non ha molto tempo per contrastare l’operazione simpatia che l’Udc non sta facendo tanto nei suoi confronti – era e resta il partito di maggioranza relativa in parlamento – ma ai mondi a lui affini. Che è pure peggio.

Certa palpabile delusione che l’economia mostra per l’assenza di una visione, di una politica industriale degna di questo nome e di cosa si voglia per il Ticino del 2050 suona come una bocciatura di quanto fatto finora. Se non come una bocciatura di Christian Vitta tout court. In tempi dove chi urla vince, osservare lo spostamento a destra di chi paga gli stipendi in questo Cantone dovrebbe essere uno spauracchio più per il centrodestra moderato che per la sinistra. Non è Risiko politico, non è nemmeno disquisire su questo o quel partito. È interrogarsi su che direzione stia prendendo una società che sta cambiando, è comprendere che la risposta a molta protesta di piazza sui tagli è stata un Ticino che elegge la ‘doppietta’ al Consiglio degli Stati più a destra che si ricordi, è far parte di un mondo in preda a repentine trasformazioni dove il timone deve essere tenuto fermo.

L’Udc ha dato, sta dando e darà una scossa al sistema politico ticinese. Se avrà successo, non sarà colpa della destra ‘brutta e cattiva’. Ma dell’abdicazione di chi avrebbe potuto dare alternative che non ha dato, preferendo accodarsi. Il tempo c’è, la volontà forse, la possibilità chissà.