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Iniziativa 99%, un correttivo opportuno e sopportabile

La Svizzera conosce una forte concentrazione del patrimonio in poche mani. La proposta della Giso renderebbe il sistema fiscale solo un pizzico più equo.

Si vota il 26 settembre
(Keystone)
14 settembre 2021
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Già prima del Covid non facevamo bella figura quanto a distribuzione della ricchezza: se nel 2003 in Svizzera l’1% più ricco deteneva il 36% della sostanza totale, nel 2016 la sua fetta di torta era lievitata al 43%. Poi è arrivata la pandemia. E in quest’ultimo anno e mezzo, nonostante gli aiuti statali, molte persone con redditi bassi e medi hanno dovuto attingere ai risparmi, o addirittura indebitarsi. Invece i benestanti hanno potuto – chi più, chi meno – risparmiare. Mentre i super-ricchi hanno superato la crisi (crisi?) alla grande, favoriti dalla rapida ripresa dei mercati azionari. E così nel 2020 i 300 residenti più facoltosi hanno intascato altri 5 miliardi di franchi e il loro patrimonio ha raggiunto i 707 miliardi (‘Bilanz’). Si è rafforzata la già pronunciata disparità nella distribuzione della ricchezza.

Correggere questa tendenza dunque non è un’idea campata per aria. D’accordo: in Svizzera le disuguaglianze a livello di reddito sono moderate, se confrontate con quelle conosciute altrove; sono sì cresciute negli ultimi vent’anni, ma non così tanto. La ridistribuzione dai più ai meno abbienti è comunque garantita da aliquote progressive su reddito e sostanza, così come dalle prestazioni erogate da uno Stato sociale che tutto sommato funziona bene. Non va dimenticato, infine, che già oggi i super-ricchi contribuiscono parecchio al gettito complessivo: l’1% della popolazione con il reddito più alto guadagna il 10% circa del reddito totale, ma versa il 40% circa dell’imposta federale diretta.

L’iniziativa della Gioventù socialista (Giso) non stravolge questo sistema: si limita a renderlo giusto un pizzico più equo. Se uno pensa agli alleggerimenti fiscali concessi nell’ultimo quarto di secolo alle persone fisiche (andati a vantaggio soprattutto di chi aveva redditi e sostanza elevati) e alle imprese (a favore in primo luogo delle grandi aziende che generano utili milionari), non si vede come tassare un po’ di più la parte di reddito da capitale (dividendi, utili sulla vendita di titoli ecc.) superiore a una determinata soglia stabilita per legge, possa mettere in ginocchio qualcuno. L’aggravio fiscale prospettato non farà scappare frotte di facoltosi residenti. Prima di tutto perché avere un reddito da capitale che oltrepassa i 100mila franchi l’anno (la soglia suggerita dai promotori) non è da molti (e per chi ce l’ha non sarà un salasso). E poi perché la Svizzera continuerà a offrire ai detentori di grandi fortune ben altro che una pressione fiscale destinata comunque a restare del tutto sopportabile.

Ma non si tratta solo di questo. Anche su un piano prettamente economico, le disuguaglianze non sono buona cosa. Frenano tra l’altro la capacità di consumo del ceto medio e dei meno abbienti, a detrimento – come ben spiega l’economista Sergio Rossi – del mercato dei prodotti, e quindi in definitiva delle piccole e medie imprese, degli investimenti e dei posti di lavoro. Un pur lieve correttivo, sotto questo profilo, appare opportuno. La proposta della Giso, infine, è formulata in maniera talmente generica che il Parlamento – dove i contrari sono in maggioranza – potrà se del caso annacquarla, attuandola in modo che a essere chiamato alla cassa sia davvero solo l’1% dei più ricchi. Se non sarà così, l’ex Giso e ora co-presidente del Ps Cédric Wermuth ha detto che s’impegnerà di persona per un referendum contro l’eventuale legge d’applicazione.

Quest’iniziativa ‘giovane’ può anche sembrare spericolata, di primo acchito. Ma non è il babau che pretendono coloro che in queste settimane – approfittando delle lacune del testo – hanno buon gioco nel liquidarla come “dannosa al 100%”.

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