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Il certificato Covid non sia un incentivo a vaccinarsi

Il cosiddetto Green pass ha senso se l’alternativa al chiudere per i non vaccinati è chiudere per tutti

Se l’alternativa al chiudere per i non vaccinati è chiudere per tutti… (Keystone)
29 luglio 2021
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L’idea di un incentivo per vaccinarsi non piace alle autorità svizzere: difficilmente avremo ricompense in denaro, bevande offerte, lotterie varie, come invece accade in altri Paesi per convincere gli esitanti. Perché certo non sarà una birra gratis a far cambiare idea a chi crede che il Covid sia un’invenzione di industrie farmaceutiche e governi o che il vaccino sia più pericoloso del coronavirus, ma si tratta di una minoranza sia della popolazione generale, come dimostrano i livelli di copertura vaccinale raggiunti in pochi mesi, sia di quelli che (ancora?) non si sono vaccinati, gruppo composto in buona parte da indecisi. Il loro, più che un “assolutamente no”, è l’universale “poi vediamo”, sempre valida risposta che ognuno di noi ha usato almeno una volta nella vita.

Niente incentivi per convincere le persone a vaccinarsi, quindi – a parte, e non è poco, il non dover passare per la cassa malati con franchigie e aliquote. Il che dovrebbe significare anche niente punizioni per chi invece decide di non vaccinarsi (o come detto non decide di vaccinarsi), scelta perfettamente legittima dal momento che non vi è alcun obbligo. Se per raggiungere l’obiettivo di aumentare la copertura vaccinale non si vogliono offrire birre a chi si vaccina, non ha senso pensare per lo stesso motivo di impedire a chi non si è vaccinato di andare in un bar a bersela, quella birra. In altre parole: le limitazioni che riguardano solo chi non ha un Certificato Covid – comunque disponibile anche ai non vaccinati, basta un test negativo recente – devono essere una misura sanitaria per contenere i contagi, non un modo per convincere le persone a vaccinarsi. Lo stesso vale per eventuali disposizioni particolari sui luoghi di lavoro, come test periodici o l’obbligo di mascherine. I dati di cui disponiamo confermano che i vaccinati non solo si ammalano meno e meno gravemente, ma contagiano anche meno, con una riduzione del rischio non solo per se stessi, ma anche per gli altri: prevedere restrizioni meno stringenti ha quindi senso e ogni confronto con persecuzioni presenti e passate è semplicemente una corbelleria. Ma appunto se l’alternativa al chiudere per i non vaccinati è chiudere per tutti: se invece si potrebbe tenere tutto aperto non c’è ragione di richiedere certificati e prevedere limitazioni specifiche.

Su questo le autorità elvetiche sono state molto chiare, ma una certa confusione rimane, soprattutto nelle discussioni sul Green pass introdotto in Francia e Italia, percepito da molti – sia favorevoli sia contrari – come una punizione per i “no-vax”, citando l’aumento delle prenotazioni non come un positivo effetto secondario ma proprio come obiettivo delle norme. Dimenticandosi dei possibili effetti indesiderati: aumentare le tensioni sociali scaricando tutte le colpe sui non vaccinati. C’è chi li ha già paragonati a dei traditori, e in parte stiamo parlando di persone che sono ancora in lista d’attesa o che hanno ricevuto dalle stesse autorità informazioni contrastanti.

Questa pandemia non è una guerra contro il virus; piuttosto è una lunga marcia da fare, come un consigliere di Stato ha ribadito più volte, con il passo del montanaro: chi non si vaccina non è un agente passato al nemico ma un compagno di viaggio che per vari motivi sta facendo scelte diverse, additarlo come colpevole di chissà cosa rischia soltanto di rallentare tutti quanti.

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