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Denti di leone contro fiori di campo

La difesa della biodiversità deve essere un obiettivo politico rilevante, ma è la società civile che spinge la politica ad assumere la necessaria responsabilità

(foto: Nicola Foglia)
22 maggio 2021
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“Non è tutto oro quel che luccica”, mi scrive il mio amico Nicola allegando una foto di un prato giallissimo attorno a Savognin, nella valle del Giulia, nei Grigioni. Gialli sono i fiori di dente di leone, il tarassaco, una specie che ama molto i terreni grassi, super concimati per permettere più sfalci per raccogliere maggiori quantità di erba. Quindi le distese di prati gialli che in questi giorni si osservano in Svizzera sono la dimostrazione della mancanza di biodiversità. Bello da vedere, ma dannoso per l’ecosistema!

Secondo Pro Natura, negli ultimi 60 anni in Svizzera è scomparso il 90% dei pascoli ricchi di specie; il 40% delle specie vegetali indigene e quasi il 50% delle specie animali vive nei prati fioriti. Infatti, i meno giovani ricorderanno che decenni fa era facile raccogliere un mazzo di fiori di campo. Mentre oggi bisogna lasciare il piano e le valli e salire in quota per riscoprire queste varietà e diversità.

La Società ticinese per l’arte e la natura (Stan) ha deciso di dedicare alla biodiversità il tema dell’anno: “La distruzione di foreste e habitat naturali, – afferma il presidente Tiziano Fontana – l’espandersi dell’agricoltura industriale e la parallela scomparsa della diversità biologica, con la conseguente messa in circolazione di virus, costituiscono minacce dirette alla salute di tutte le specie viventi”.

L’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam) non nasconde le sue preoccupazioni: “Le principali cause della perdita di biodiversità sono la dispersione insediativa, lo sfruttamento intensivo del suolo e delle acque, la diffusione di specie esotiche invasive e le immissioni di pesticidi e di azoto provenienti dall’agricoltura”.

Secondo l’Unione Internazionale per la conservazione della natura (Iucn), circa il 20% di tutte le specie sarà a rischio di estinzione nei prossimi decenni. Gli scienziati parlano di sesta estinzione di massa, un fenomeno definito dalla perdita di circa il 75% di tutte le specie del pianeta in un intervallo geologicamente breve, meno di 3 milioni di anni. Può sembrare apocalittico e far sorridere per i tempi lunghi, ma gli esperti ci mettono in guardia.

La difesa e la promozione della biodiversità deve essere un obiettivo politico rilevante. L’Ufam, come abbiamo visto, si preoccupa, ma il Consiglio federale non fa abbastanza. Perciò Pro Natura, Heimatschutz e altre associazioni ambientaliste nazionali hanno lanciato con successo l’iniziativa popolare: “Per il futuro della nostra natura e del nostro paesaggio (Iniziativa biodiversità)”.“La politica e le autorità – sostengono i promotori – hanno fallito nella tutela della biodiversità e dei paesaggi. Se non agiamo, presto ogni metro quadrato di Svizzera sarà cementificato o coltivato in modo intensivo. Non ci sarà più posto per la varietà naturale e paesaggistica”. L’iniziativa chiede che siano preservati paesaggi, luoghi storici, monumenti naturali e culturali; che siano tutelati la natura e il patrimonio architettonico e che sia salvaguardata e rafforzata la biodiversità. Berna si oppone all’iniziativa e ha messo in consultazione un controprogetto.

Ancora una volta, è la società civile che spinge la politica ad assumere la necessaria responsabilità. Come con le due iniziative per il divieto dei pesticidi e per l’acqua potabile pulita in votazione il prossimo 13 giugno. La difesa della biodiversità passa anche dal sostegno a queste proposte.

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