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Lugano prende a calci il dibattito

Polo sportivo e degli eventi: Consiglio comunale con le spalle al muro mentre l'aeroporto vola verso i privati e la pandemia colpisce le finanze pubbliche

Il progetto del Polo sportivo e degli eventi (comparto Cornaredo) nelle sue varie fasi (Infografia laRegione)
20 gennaio 2021
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Aeroporto e nuovo stadio sono i principali temi che dovrebbero sbocciare quest'anno a Lugano. L'emergenza sanitaria ha segnato profondamente anche la politica e le finanze di quella che viene definita la locomotiva economica del Cantone. Il 2021 (Consiglio comunale permettendo) è tuttavia destinato a essere l'anno dello sport per la città che dovrebbe poter posare la prima pietra del nuovo stadio a Cornaredo. Si comincia però col piede sbagliato. Sul messaggio, al di là dell'ingente investimento - una dozzina di milioni all'anno per 27 anni - ci sono infatti diverse riserve. L'esame richiederebbe competenze specifiche ed eventuali emendamenti non dovranno né potranno intaccare i termini dell'accordo siglato dal Municipio con il gruppo Hrs Credit Suisse. Altrimenti, potrebbe saltare il contratto siglato con i privati che peraltro si sono aggiudicati il concorso pubblico allestito dalla Città. Sulla proposta che riguarda il comparto Cornaredo pesa la 'clausola ghigliottina' per la quale i parametri giuridici dell'accordo non possono essere modificati). Alla faccia dell'auspicato dibattito. Di fatto, si può soltanto ratificare quanto già deciso o assumersi la responsabilità di rigettare tutto il pacchetto in una sorta di prendere o lasciare che non lascia scampo né margine di manovra al legislativo, una parte del quale storce il naso di fronte alla prospettiva del gravoso onere pubblico che verrà lasciato alle future generazioni. Forse, sarebbe stato meglio approfondire la possibilità di costruire in proprio stadio e palazzetto dello sport. Come? Tramite un credito bancario, magari attivando un prestito azionario con tassi d'interesse ben al di sotto l'1%, molto meno del 2,7% di cui parla il messaggio.

Nel menu c’è poi l’annoso tema dell’aeroporto, tanto dibattuto e problematico quanto foriero di sviluppi promettenti la cui gestione è tornata temporaneamente in mano pubblica in attesa della ripresa da parte di un gruppo privato. Un gruppo (o più gruppi assieme?) che verrà scelto, secondo i programmi, domani. La questione però non smetterà di far discutere, sia per la doppia ratifica delle proposte municipali in Consiglio comunale, sia per le elezioni all’orizzonte, sia per la messa in liquidazione di Lugano Airport Sa (Lasa) decretata la scorsa primavera durante la prima ondata di coronavirus e lo stato di necessità ordinato dal Consiglio di Stato. Messa in liquidazione ratificata dal legislativo solo nella seduta di fine novembre che ha significato il licenziamento di decine di collaboratori buona parte dei quali ancora senza un’occupazione alternativa. Un passo indietro a una quindicina di anni fa, quando lo scalo era gestito da un’azienda municipalizzata sotto il cappello dei trasporti pubblici seppur contabilmente separata.

A proposito di conti: nel 2020 non tornano. Per la prima volta dal 2016 il preventivo indica cifre rosse per oltre venti milioni di franchi. Difficile però che a consuntivo si trasformino in cifre nere come successo quattro anni fa. Anche l’onda lunga delle sopravvenienze fiscali dovrebbe ridimensionarsi. Insomma, l’emergenza sanitaria ha frenato la strategia di risanamento allestita nel 2013. E c’è chi, alla luce dei 178 milioni di franchi votati dal Consiglio comunale quest’anno, ha lanciato l’allarme sulla capacità di realizzazione e di sostenibilità finanziaria di una Città chiamata a fissare le priorità lasciando nel cassetto alcuni temi.

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