Commento

Stop ai carnevali decisione impopolare ma saggia

La sfida della nuova normalità ha appena interpellato il Festival e ora interpella i Carnavali e la loro bella tradizione

19 agosto 2020
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I grandi Carnevali hanno tirato il freno. E molto verosimilmente i piccoli si adegueranno. Con una battuta si potrebbe dire che, purtroppo, la lunga quaresima (laica) è destinata a continuare. Certo che sentirselo dire già a metà agosto è una vera e propria doccia fredda: mancano ancora sei mesi al momento in cui le chiavi delle città verranno simbolicamente passate nelle mani dei vari regnanti. I motivi sono evidenti: di carattere sanitario e finanziario con l’incertezza all’orizzonte dettata ancora una volta dallo stramaledetto Covid.

Timore per le finanze

Dal punto di vista finanziario è comprensibile che i grandi Carnevali debbano decidere ora, con largo anticipo, se rimettere in moto la grande macchina, che implica ingaggi a vari gruppi, guggen, costruttori di carri allegorici (per citare solo alcuni esempi evidenti) che si impegnano, con qualche aiuto finanziario da parte delle società, con opere e lavori divenuti sempre più impegnativi e curati negli anni. Faticare per mesi senza la garantita certezza di poi poter sfilare per i centri in febbraio, oltre che un onere di lavoro e finanziario impossibile da sostenere, è un non senso. Quanto ai piccoli Carnevali, vista la saggia scelta dei fratelli maggiori, non resterà loro che adeguarsi.

Risvolti psicologici

Scelta saggia che ha però anche dei risvolti pesanti dal punto di vista psicologico. Nel senso che ci dice quanto sia ancora importante prendere estremamente sul serio un virus che sembra non lasciarci più... Ci dice anche cosa significa che l’oggi e il domani, almeno sino a quando non verrà trovato e poi distribuito un vaccino, non sarà più come la vita che abbiamo vissuto fino all’altroieri. Del resto, proprio il Carnevale 2020 era stato interrotto a metà, appena finito di sfilare il Rabadan suscitando qualche (giustificata) polemica, visto che il virus a quel tempo girava già fra noi più o meno indisturbato. Ma è ora inutile guardarsi indietro: acqua passata non macina più. È, invece, opportuno guardare avanti con lucidità. Come ci si deve comportare, lo sappiamo ormai tutti, rispettando le distanze sociali e adottando le dovute misure sanitarie. Impossibile riuscire a farlo frequentando assembramenti carnascialeschi come li abbiamo conosciuti.

La nuova normalità

Ciò non ci deve comunque fare desistere dal cercare di praticare una nuova normalità, sempre pronti ad adottare le opportune misure e, se necessario, compiendo persino qualche dietrofront. Per questo ben venga, guardando alle altre misure prese di recente da Cantone e Confederazione, una nuova normalità che si chiama (per esempio) ritorno alla scuola in presenza o, da inizio ottobre, l’intenzione di dare luce verde – ma solo a certe condizioni restrittive – alle manifestazioni con oltre mille persone. Non dobbiamo sfidare il virus, ma dobbiamo conoscerlo e domarlo. In certe situazioni come i Carnevali ciò è impossibile, perché sono occasioni per divertirsi spensieratamente e chi se lo ricorderebbe più il corona in tali frangenti? Insomma, la decisione, manifestamente impopolare, presa persino in un momento in cui i contagi perlomeno qui in Ticino sono da settimane ai minimi storici, va intesa come atto di responsabilità nei confronti di tutta una comunità. La sfida della nuova normalità ha appena interpellato il Festival di Locarno e ora interpella i Carnevali e la loro bella tradizione: per tutti la sfida (altissima) resta quella della ricerca di nuove formule.

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