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La mafia fra bucalettere, bar e terreni…

In Svizzera presenti almeno 20 cellule mafiose attive, cui fanno capo circa 400 persone. Dove? Soprattutto nei cantoni di confine fra cui Ticino!

27 luglio 2020
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Nelle sue diverse declinazioni, a seconda della regione di provenienza, la mafia continua a far scorrere fiumi d’inchiostro. Anche la domenica. Come noto, a ridestare l’interesse di giornalisti e opinione pubblica nazionale è stata la maxi-inchiesta che ha visto impegnati al fronte delle indagini inquirenti italo-svizzeri. Un’inchiesta che ha portato all’arresto di parecchie persone oltre confine e anche da noi. La ‘Nzz am Sonntag’ ha battuto il ferro ancora caldo rivelando ieri che sul territorio elvetico sarebbero presenti almeno 20 cellule mafiose attive, cui fanno capo circa 400 persone. Dove? Soprattutto nei cantoni di confine, fra cui Ticino, Vallese e Grigioni, e in città e agglomerati di altri cantoni (evidenza confermata proprio dall’operazione di Catanzaro, con perquisizioni e un arresto fra Argovia, Soletta e Zugo).

Bar vuoti che fanno utili!

Come già avvenuto in altre occasioni, quando dalla palude criminogena qualcosa emerge, c’è chi ripete che, ahinoi!, abbiamo inquirenti non sempre all’altezza, non sempre sufficientemente attenti e capaci di coordinarsi… a causa del federalismo. In questo momento – tra l’altro – anche il Ministero pubblico della Confederazione vive un periodo molto difficile con l’agonia dello scandalo Lauber e la sua annunciata partenza. C’è perciò urgente bisogno che qualcuno prenda seriamente in mano l’emergenza, partendo da tanti dati che si possono osservare nei rapporti d’indagine, ma non solo. Pure l’autorità politica deve darsi una mossa e svegliarsi dal torpore, perché dispone già di informazioni molto significative che dovrebbero indurre all’azione. Il giornale fornisce alcuni esempi lampanti: cosa significa quando leggiamo che “in Ticino diversi bar sono vuoti tutto il giorno, ma realizzano un giro d’affari importante”?. Cosa significa se – anche se non è sempre una prova – all’ufficio tassazioni risulta che un’attività (un bar, un ristorante, un negozio...) ha delle entrate importanti, mentre ve ne sono altre in zona che fanno fatica? Ovvia risposta: che potrebbe esserci qualcosa che non va. Dubbio quindi legittimo: si sta forse riciclando alla vecchia maniera della Pizza Connection? Dai, dobbiamo forse sempre attendere che a dirci quali attività puzzano siano gli italiani? O i nostri 007 attraverso i dati fiscali possono magari anche loro avvertire pure puzza di bruciato?

Quante bucalettere nel Moesano!

Altro tema, già menzionato negli anni, è poi quello delle società bucalettere. Cosa ribadisce il domenicale zurighese? Che le organizzazioni criminali sono solite utilizzarle – citiamo – “per lavare il denaro frutto di attività criminali”. “Solo nella valle grigionese di lingua italiana – ricorda il foglio – sono registrate circa 2mila società di questo tipo, per una popolazione di 8’300 abitanti”. Spuntate come funghi! Già! Come mai?

E certa edilizia?

Un brivido lo avvertiamo quando leggiamo che la sindaca di San Vittore Nicoletta Noi Togni (che in passato si è già attivata anche contro le bucalettere) dichiara al domenicale che, sì, è consapevole del problema, ma che ha “le mani legate nei confronti di questo modus operandi che contempla anche, oltre alla fondazione di società fittizie, pure l’acquisto di terreni”. E poi – udite udite – “gli abitanti sono contenti quando ciò accade, perché almeno qualcuno vuole costruire”. Sì, ma piazzando che genere di capitali? Puliti o sporchi?

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