Commento

Salute fra Tir e 5g: chi fa i nostri interessi?

Vogliamo la botte piena e moglie ubriaca. A Pollegio fa discutere un'antenna di telefonia piazzata in giardino. Costruiamo Alptransit, ma i Tir continuano a viaggiare sulle autostrade...

26 luglio 2019
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È saggezza antica: difficile, se non persino impossibile, riuscire ad avere la botte piena e la moglie (o il marito) ubriaca. Così, presto o tardi, il proprietario della casa di Pasquerio – che ha affittato la sua casa a inquilini con due figli piccoli, i quali si sono poi visti spuntare in giardino una modina preannunciante l’arrivo di un’antenna (5G?) – dovrà decidere. O puntare sulla modina o affittare la casa. A meno che non trovi inquilini disposti, magari pagando un affitto irrisorio, a vivere sotto un’antenna di telefonia.

Non sarebbero di certo i primi, basta guardare all’insù, sui tetti di tanti palazzoni, non solo destinati a ufficio, ma anche ad abitazione: le antenne, non necessariamente già 5G, abbondano. Un fatto è comunque certo: visto l’importante importo – ecco la novità – che la compagnia telefonica è disposta a sborsare – si parla di cifre che vanno dai 100 ai 200mila franchi – è normale che al privato proprietario di un terreno la cifra faccia gola. Non saranno pochi quelli disposti a ricevere l’obolo, a maggior ragione se non vivono nei paraggi. Una bella boccata d’ossigeno, che però è destinata a fare del bene solo al portafogli di chi la riceve. Gli altri… gli altri che si arrangino e, se lo desiderano, che traslochino pure! Già, ma questo ragionamento lo può fare chi – come nel caso di Pollegio – è l’inquilino del proprietario che accetta antenna e soldi. Tanti soldi. Ma come la mettiamo con chi abita nelle immediate vicinanze e traslocare non può? Ci saranno anche dei vicini che hanno acquistato un’abitazione nei paraggi, o no? E a costoro solo potenziali danni e nemmeno un soldo bucato? Ovviamente, sempre che si ragioni in termini meramente monetari, come se coi soldi alla fin fine si potesse comperare tutto, anche una possibile rinuncia ad una parte della salute, o perlomeno al rischio di rinunciarvi!

È vero, di situazioni simili ce ne sono anche altre. Sono talmente entrate nella normalità che non ci pensiamo nemmeno più. Prendiamo ad esempio i Tir che attraversano, per una somma irrisoria, da nord a sud e da est a ovest, il nostro territorio, anziché caricare le loro merci su rotaia. AlpTransit l’abbiamo costruita a colpi di miliardi per chi? Ma per trasportare le merci su rotaia e ridurre il più possibile il numero di Tir che inquinano (e non poco) l’ambiente in cui viviamo tutti. Di questi giorni poi, con l’ozono alle stelle, dei bestioni della strada ne faremmo ancor più volentieri a meno. Berna, a suo tempo, aveva deciso che potevano passare pagando, come detto, pochissimo. Così chi si trova sulle vie di transito – Iniziativa delle Alpi o meno – è semplicemente costretto a subire, ossia a respirare aria inquinata e a sorbirsi pure l’inquinamento fonico. Anche qui ad andarci di mezzo è la nostra salute. Non è forse il bene più prezioso che abbiamo come essere viventi? E anche qui abbiamo finito per voler, in un certo senso, la botte piena (AlpTransit) e la moglie ubriaca (Tir ancora su gomma) con di mezzo sempre il discorso delle palanche.

Alla base di tutto c’è il fatto che siamo sempre più numerosi a vivere su un territorio limitato. Perciò talune istanze di salvaguardia della qualità di vita in un ambiente intensamente sfruttato cominciano ad affermarsi.

La domanda di fondo che ritorna è quindi questa: ma chi fa gli interessi della popolazione? Interessi anche di carattere ideale, nei quali rientra per l’appunto la garanzia di poter vivere in un territorio sano e rispettoso dell’ambiente e della propria vita?

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