Commento

La scuola: meno forum, più arena

Il 'caso' della docente di tedesco alle Medie di Mendrisio e Morbio riapre il dibattito sui rapporti fra genitori (alunni), insegnanti e istituzione

(foto Ti-Press)
13 marzo 2019
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Più che un luogo di formazione, da qualche tempo a questa parte la scuola sembra essere diventata un’arena di scontro. Benedetto (sempre e comunque) il confronto – leale, aperto, costruttivo –, fa male accorgersi che, a volte, non è più questione di idee che si misurano – anche in modo vivace –, bensì piuttosto di ‘corporazioni’ che mettono alla prova il proprio ‘potere’. E fa ancora più male immaginare che a farne le spese, alla fine, siano soprattutto i ragazzi. Ovvero coloro che dalla istituzione scolastica si attendono di più: essere preparati al futuro. Nel senso di ricevere gli strumenti più adeguati per saper ‘leggere’ ciò che li aspetta: un mondo del lavoro che ha l’aria di essere poco generoso; una società competitiva e poco incline all’indulgenza o all’integrazione. Eppure, oggi, tocca fare i conti anche con genitori e docenti che si ritrovano l’un contro l’altro armati. Non è la regola, sia mai. E non è neppure corretto generalizzare. Ma capita. Anzi, è capitato proprio nel Mendrisiotto in due sedi di scuola media (a Mendrisio e a Morbio Inferiore). Alcune mamme (e papà) di alunni (di livello A) hanno perso – negli anni, va avanti dal 2017 – la fiducia nella didattica di una insegnante (di tedesco); la professoressa si è sentita sotto attacco. E il caso è stato servito. Tanto che neppure l’intervento (e il ‘verdetto’ salomonico) del Dipartimento educazione, cultura e sport è bastato a chiudere la vicenda. Per il Decs l’insegnante è ‘adeguata’ al suo ruolo. Per l’Assemblea genitori di Mendrisio, riunita lunedì in assemblea straordinaria, la risposta è ‘insoddisfacente’ (cfr. ‘laRegione’ di ieri). Nel ‘muro contro muro’ – da una parte le famiglie disamorate di una certa scuola, dall’altra il Dipartimento –, però, per lo meno si è creata una breccia, per amore di dialogo. Il Decs ha chiesto un incontro ai Genitori e il plenum ha aderito: ora non resta che fissare la data. Con tutta probabilità, oltre a una discussione franca quell’appuntamento si trasformerà in una sorta di trattativa – l’Assemblea, del resto, ha già pronte delle richieste, al momento sotto riserbo –, ma è comunque un (nuovo) inizio.

Così viene voglia di immaginare che quella fra genitori (e alunni), docenti e scuola possa ancora essere un’alleanza educativa e formativa proficua. Anche se, di recente, è stato lo stesso direttore del Decs, Manuele Bertoli, a rimetterci con i piedi per terra: perché anche la scuola, in fondo, è parte della vita reale (che, a tratti, è quella che è). Ma tant’è, se gli ideali sono passati di moda, è almeno ancora lecito coltivare le utopie.

Per chi è cresciuto dando del ‘lei’ al maestro (o alla maestra) è, forse, difficile cogliere appieno le dinamiche che, adesso, muovono la quotidianità fra i banchi. Neanche tanti anni orsono l’autorevolezza (non l’essere autoritario) di chi stava in cattedra per trasmettere il proprio sapere veniva messa in discussione a fatica. Ora il paradigma, spesso e volentieri, viene capovolto. E i genitori non si fanno troppi problemi persino a contestare la didattica dell’insegnante. Si tratta solo di un cambio di ruoli o la scuola lamenta pecche e problemi reali? Lasciamo l’interrogativo in sospeso e la risposta a chi ha, appunto, maggiore sapere. Sta di fatto che si arriva a controllare dei docenti (come a Mendrisio e Morbio). Misure che, però, non sembrano essere sufficienti a placare i timori delle famiglie. E d’altro canto, non si può pensare di mettere il gendarme pure in classe. A questo punto non rimane che ripercorrere la via del confronto e riconquistare spazi alla fiducia reciproca. Ne ‘Il romanzo di un maestro’ De Amicis (l’autore di ‘Cuore’) nel 1900 tratteggia i parenti degli alunni (da rileggere). Roba dell’altro secolo? Forse non del tutto.

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