Commento

Marina Carobbio idealista e costruttrice di ponti

Se aumentano le ingiustizie è il trionfo delle paure e del populismo!

27 novembre 2018
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La bellezza della Svizzera è anche questa: permettere che, a rotazione, esponenti politici di partiti e regioni linguistiche diversi possano rappresentarla indossando gli abiti di primo cittadino. O di prima cittadina. Quando poi ad indossare tali abiti è una figura espressa da una minoranza linguistica l’effetto è ancora più speciale.

Già fu il caso – lo ricorderete – dieci anni fa con la deputata democristiana, Chiara Simoneschi–Cortesi, prima donna ticinese; e oggi si bissa con la socialista Marina Carobbio Guscetti. Due donne diverse che hanno però qualcosa di centrale in comune: l’idealismo anteposto all’esercizio del potere. Due donne che hanno dovuto sudare le famose sette camicie per arrivare dove sono arrivate, cioè sulla poltrona più alta del Paese. Sì, perché, per una donna – quando si ha un lavoro, una famiglia e dei figli –, arrivare dove arrivano normalmente i colleghi maschi è molto più impegnativo. La famosa quadratura del cerchio. ‘Senza il loro aiuto – del marito e dei genitori ha sottolineato ieri Marina Carobbio – non potrei assumere questa carica’ e, molto probabilmente, non avrebbe neppure potuto fare politica federale così intensamente a livello federale negli ultimi anni.

Dicevamo che a contraddistinguere Chiara e Marina c’è una forte dose di idealismo messo al servizio della collettività. Fors’anche perché alcune discriminazioni le hanno certamente vissute sulla loro pelle e combattute nel corso del loro lungo impegno politico; oppure, ancora, perché hanno passato una parte della loro vita occupandosi dei diritti di chi fa più fatica e sanno molto bene di cosa parlano.

L’elezione di Marina Carobbio Guscetti farà dunque (ancora una volta) del bene al Ticino/Svizzera italiana, ma anche al resto del Paese. È pur vero che in questi anni, dopo l’ascesa a consigliere federale di Ignazio Cassis, siamo abituati a vedere rappresentata anche la nostra sensibilità nella stanza dei bottoni federale. Ma la valorizzazione delle minoranze linguistiche e culturali, nella missione di rappresentanza dell’unità confederale, ha un suo peso. È proprio attraverso i contatti e la conoscenza reciproca – e non vivendo semplicemente l’uno accanto all’altro – che si macina contro tensioni e incomprensioni e a favore della coesione nazionale. Anzi, eleggendo politici competenti e capaci di facile contatto con la cittadinanza (perché non si presentano tenendo le distanze e tantomeno su un piedistallo), com’è il caso di Marina Carobbio Guscetti, si potrà anche correggere parte dei pregiudizi veicolati da un certo Sud politico piagnone, pretenzioso e a volte persino arrogante all’indirizzo della Berna federale.

Che prima cittadina svizzera sarà dunque Marina Carobbio Guscetti, che nel suo primo intervento ha menzionato Norberto Bobbio e Nilde Iotti? È lei stessa ad averlo spiegato nel discorso da neopresidente del Nazionale. Ha iniziato dal metodo, che è quello del rispetto nei confronti delle Istituzioni, che si coltiva con una sana cultura del dialogo e dell’ascolto delle opinioni altrui e con la volontà di costruire ponti. E è poi andata al merito: da una socialista di inscalfibile fibra quale lei è, non poteva mancare il richiamo al mondo del lavoro, confrontato con la precarizzazione e i cambiamenti strutturali dovuti alla digitalizzazione. Da qui lo sforzo invocato di non lasciare fuori o indietro parti della società, che poi, aumentando le ingiustizie, finiscono per dar retta alle sirene del populismo e delle paure. Una logica che non fa una grinza. Buon lavoro!

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