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La difficile 'lotta' per ridurre il traffico dei frontalieri

L'esempio di Ginevra, che in due anni, ha creato corsie preferenziali per car pooling in autostrada tra Svizzera e Francia, dimostra quanto la tenacia paga

(foto Atmb) La segnlaetica per la corsia car pooling in autostrada a Ginevra
24 ottobre 2018
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Vivere senz’auto si può, le barriere sono soprattutto nelle nostre teste. Lo penso, quando vedo un chirurgo, che vive a Lugano e lavora in Ticino. Lui non ha un’autovettura, si sposta coi mezzi pubblici e con sé una bici pieghevole che non paga il biglietto, nemmeno negli orari di punta, perché è considerata bagaglio a mano. La apre, ci aggancia la borsa col computer e pedala. È un professionista impegnato, ha una famiglia numerosa e molte responsabilità. Se lo può fare lui – mi dico – lo potremmo fare in molti (più difficile per chi sta in valle) e le code croniche sarebbero dimezzate. Ma per cambiare abitudini – perché l’auto è comoda ! – ci vuole una motivazione forte. Per alcuni è una scelta di vita, una responsabilità verso un pianeta che stiamo intossicando, tra gas di scarico e plastiche. Altri sono pronti a cambiare solo se ci guadagnano qualcosa, in soldi o tempo risparmiato. Infatti, la nuova corsia preferenziale per car pooling in autostrada (la prima in assoluto), appena aperta all’entrata e all’uscita di Ginevra alla dogana di Thônex-Vallard, offre due vantaggi ai frontalieri che condividono l’auto: un credito mensile di 5 euro al pedaggio in Francia e saltare le code, arrivando piu velocemente a destinazione. Un test che i cantoni di frontiera guardano con interesse per capire se questa misura, abbinata ad altre (come bus e navette transfrontaliere) favorirà la fluidità del traffico.

L’iter per realizzare questa corsia preferenziale per automobili con a bordo almeno due passeggeri è durato due anni, non sono mancati gli ostacoli, ma la tenacia di due funzionari (uno su suolo ginevrino, l’altro in terra francese) che credevano nel progetto, ha smosso anche le montagne, arrivando al risultato. Vi racconteremo il dietro le quinte di questo progetto, che è un modello interessante anche per il Ticino – che sta progettando corsie per car pooling su strade cantonali – dove nel 2016 si registravano 177mila transiti al giorno (in entrata e uscita) ai valichi. Il 77% delle auto, con a bordo una sola persona. Questo significa che nonostante misure e campagne del Dipartimento del territorio – tipo ‘Condividi l’auto’ che non sentiamo più – il messaggio fatica a passare. Vedremo i nuovi dati sul traffico ai valichi.
Quattro anni fa, il ministro Claudio Zali, aveva dichiarato ‘guerra’ ai posteggi abusivi dei frontalieri, riuscendo a risistemare una situazione selvaggia. Ne avevano parlato tutti i media. Dopo un primo disorientamento, è arrivata la contromisura. Si è sviluppato una sorta di ‘mercato nero’ dei posti auto per frontalieri, subaffittati dai locali, che sembra estendersi da Chiasso fino a Bellinzona.

In parallelo andavano realizzate misure alternative per il transito dei pendolari su rotaia (ora c’è la linea ferroviaria Stabio-Arcisate), su bus transfrontalieri, su navette aziendali, promuovendo il car pooling e le corsie preferenziali per chi condivide l’auto. “Abbiamo avviato piani di mobilità e stiamo testando varie misure pilota”, ci dicono dal Dipartimento del territorio, dichiarando che c’è un “calo della pressione sul traffico”. Ottimo, ma più auto dove le metteremmo? Basta un cantiere per paralizzare il Mendrisiotto.

Sul car pooling i risultati, per ora, sono piccoli rispetto ai transiti quotidiani:  2’000 auto tolte dalle strade negli ultimi 2-3 anni, grazie a chi condivide il mezzo, è una lacrima in un oceano di traffico. Ma è un inizio. Inoltre, oltre confine ci sono pochi parcheggi. L’entusiasmo c’è, ma spesso mancano i mezzi. Ci vuole pazienza! Molto ci si aspetta dalla tassa di collegamento, ferma al Tribunale federale. Se implementata potrebbe essere la leva che spingerà più aziende a proporre una mobilità alternativa ai lavoratori frontalieri.

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