Commento

Il mistero della palazzina di Pregassona

Come mai così tanti inquilini al beneficio dell’assistenza in così tanti palazzi sempre dello stesso proprietario?

25 settembre 2018
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Come ricevere un pugno in pancia e restare senza fiato. È questo l’effetto che ci hanno fatto le immagini inviate ieri alle redazioni dalla Spab (la Società protezione animali di Bellinzona), che, in cordata con altre autorità, è intervenuta venerdì in un immobile di Pregassona soprannominato – non a caso – Bronx. Un immobile già salito alla ribalta della cronaca. Per quelli della Spab – che si avvale di validi volontari formati sì, ma non a simili scioccanti scenari – l’operazione doveva essere il recupero di alcuni cani di piccola taglia. Ma, aprendo quella porta, si sono trovati davanti un degrado inimmaginabile, da bolgia dantesca, fra rifiuti e cani in pietose condizioni. Nell’appartamento abitato (?) da una famiglia con figli minorenni, simile ad una discarica, c’era una ventina di cagnolini impauriti e maltrattati rifugiati sotto il pattume. L’allucinante situazione ci riporta ad un caso analogo, venuto alla luce sempre per caso (un incendio) ad inizio 2014 a Bellinzona, a due passi dal governo, proprio accanto al municipio. Un anziano alcolista perì asfissiato nel rogo del suo appartamento stracolmo di rifiuti, perlopiù lattine di birra, bottiglie, sacchetti traboccanti di ogni genere di pattume. In quel frangente la parabola discendente fu accelerata dall’abuso di alcol. Lo stupore fu grande perché il pover’uomo, che viveva solo, pubblicamente conduceva un’esistenza che mai avrebbe fatto pensare a quanto poi scoperto dai pompieri e persino dai suoi familiari. Quando li incontrava, fuori dalle mura domestiche – ci dissero –, lo trovavano sempre ‘pulito e ben vestito’. Questo per dire quanto è difficile notare da fuori come una persona viva in casa sua, tanto più se conduce una vita solitaria in centro città in un normalissimo quartiere.
Un po’ diverso è invece quanto venuto a galla a Lugano. Diverso perché quella famiglia non viveva isolata. Era nota ai servizi sociali ed era costretta a intrattenere relazioni avendo tre figli minorenni, due dei quali frequentavano istituti. I vicini da un annetto a questa parte, invano, avevano denunciato alla portinaia puzze nauseabonde e fetori. Ma, per intervenire, si è dovuto attendere un ordine della magistratura! E pensare che quella palazzina di Pregassona – come altre sempre riconducibili (andando indietro negli anni) allo stesso proprietario – era già nota alle forze di polizia. I cani, ritrovati sotto la montagna di immondizia, infatti sono solo la punta dell’iceberg di un degrado esplosivo maggiore, tanto che, proprio quella ed altre palazzine ‘problematiche’ in altre parti del cantone, sono già state oggetto di interpellanze in parlamento per comprenderne il ‘mistero’. Ovvero: come mai in quegli edifici si investe poco, si tengono le pigioni basse e si concentrano così facilmente inquilini al beneficio dell’assistenza (il che – si noti bene – significa per il proprietario la certezza di vedersi pagato l’affitto dallo Stato!). Inquilini che possono in alcuni casi portare con sé tutta una serie di problematiche molto serie come quella trovata dalla Spab, ma anche spaccio, maltrattamenti dei figli, sfruttamento della prostituzione, risse e via discorrendo. La cronaca degli scorsi anni, ad esempio, è piena di fattacci che hanno avuto luogo a Chiasso in uno stabile di via Odescalchi (ultimamente oggetto di un risanamento-recupero) o anche nel palazzone ‘Bronx’ di Pregassona, o in quello di via Martignoni a Massagno ove morì una persona asfissiata in cantina. Magicamente, dopo che si cominciò a porre pubblicamente la domanda – ‘come mai così tanti inquilini al beneficio dell’assistenza in così tanti palazzi sempre dello stesso proprietario? (pare un contadino) – alcuni palazzoni passarono di mano. Come mai? Intanto i problemi restano, anzi si moltiplicano.

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