Commento

Che la città di Chiasso torni a essere visionaria

Sulle finanze il Comune è a un bivio, tocca prendere decisioni scomode. Anche al legislativo. Dov'è finito il coraggio dei chiassesi?

Ti-Press
6 febbraio 2018
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Per finire ieri sera il Consiglio comunale di Chiasso ci ha messo la proverbiale pezza. Fino a quando le finanze cittadine non si sfilacceranno di nuovo. Per finire la maggioranza delle forze partitiche (Lega a parte, vedi pagina 17) ha stretto i denti e votato l’aumento del moltiplicatore (dall’87 al 90 per cento). Del resto, non c’era alternativa (se non quella di tagliare sui servizi). Non per ora, almeno. Come ne è uscito l’assetto politico? Più instabile, forse più diviso (anche all’interno degli stessi gruppi: si legga Plr e Ppd) e più incerto, soprattutto sul futuro della città-polo del Basso Mendrisiotto. Ma come si è arrivati a tanto? Dove è finita la Chiasso coraggiosa, persino sperimentatrice (la stazione unica con Como, il mini terminale gomma-rotaia) che guardava al di là della necessità di mettere insieme il pranzo con la cena? Che ne è della Chiasso che sapeva trarre linfa dall’essere realtà di frontiera? E il riferimento, per inciso, non è all’andirivieni di auto lungo il Corso o all’opportunità di volgere a proprio favore la liretta: anche perché con l’euro è tutto un altro discorso. E quale sarà il destino della città di confine capace di far fronte e rispondere in modo solidale e attento all’avanguardia di flussi migratori che già alcuni anni orsono segnalavano un Sud del mondo in cammino?
Quelle virtù chiassesi – fatti salvi gli slanci culturali e la ‘generosità’ sociale – oggi sono perlomeno sbiadite. Del resto, ci si è accorti da tempo che il distretto pende ormai più verso Mendrisio: in un certo senso i rapporti di forza (anche contrattuale, ad esempio nei confronti del governo) si sono ribaltati, dal Basso all’Alto Mendrisiotto. E non è questione di riversamento di oneri dal Cantone ai Comuni, perché quelli pesano sui bilanci di tutti i centri del Ticino. Il punto è un altro: basta guardare la perdita di velocità della stazione ferroviaria chiassese sul piano dei passeggeri e, in particolare, delle merci. È vero: le Ffs hanno garantito investimenti milionari a favore dello scalo cittadino. Per vincere davvero la partita (in particolare sui tempi realizzativi degli orizzonti su rotaia) occorrerà, però, marcare strette le Ferrovie. Confidando di non arrivare (troppo) tardi: il mondo dell’economia e le nuove tecnologie non fanno sconti. E allora per Chiasso (e il Comune) è venuto il momento di tirar fuori le idee dal cilindro: Municipio e Gestione dopo Carnevale si siederanno al tavolo per discuterne; così da poter tornare davanti al legislativo (entro maggio) con delle proposte concrete. Anche perché a questo punto non ci si può più permettere di non avere visioni. Adesso serve un piano strategico a lungo termine; e il più possibile condiviso dalle forze politiche locali. Certo, non ci si può nascondere che se l’aggregazione del Basso Mendrisiotto si fosse compiuta oggi sarebbe (forse) tutto meno difficile. Ma è chiaro a tutti che i vicini da questo orecchio non ci sentono: se avverrà, sarà per il Comune unico (dell’intero distretto). Quindi non resta che guardare oltre, per superare un presente scomodo. Fa male pensare che la città debba (s)vendere i ‘beni di famiglia’ per rimettere in sesto le proprie finanze: e qui, mi autodenuncio, viene a galla la chiassese. Soprattutto perché il sacrificio di mettere sul mercato il terreno al Comacini – dove oggi si sta costruendo il cosiddetto quartiere ‘over 55’ – non sembra essere servito a molto: in un paio di anni gli 8 milioni e mezzo entrati in cassa sono stati già riassorbiti. Neanche il tempo di riprendere fiato e siamo punto e daccapo. E già si parla di alienare lo stabile in piazza Indipendenza, la Perfetta o l’ex caserma dei pompieri. Con il rischio di ‘bruciarsi’ l’eredità, senza scongiurare il pericolo di finire schiacciati dai debiti.

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