Commento

Internet delle cose, occhio alla nostra sicurezza!

(Pablo Gianinazzi)
26 aprile 2017
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Melani, una sigla che abbiamo ormai imparato a conoscere. È la centrale d’annuncio e d’analisi per la sicurezza dell’informazione. Ebbene, Melani ha recentemente lanciato un appello che vale la pena ascoltare: cari svizzeri, attenzione al fatto che sempre più oggetti e apparecchiature sono connessi alla rete, senza che i produttori e anche gli utilizzatori (cioè voi e noi) si preoccupino dell’aspetto della sicurezza. All’appello segue poi una serie di consigli per garantire la sicurezza dell’internet delle cose. Leggere per credere. I dati di progressione di tali apparecchi online che usiamo abitualmente sono impressionanti. Dagli oltre sei miliardi nel 2016 si stima che nel 2020 potrebbero lievitare a oltre 20. Di che cosa si tratta? Di tutto e di più, basta guardarci attorno. Melani menziona i dispositivi cosiddetti ‘wearable’ (ovvero indossabili) – come smartwatch e fitness tracker – o veicoli senza conducente, così come i sistemi di controllo di grandi edifici. Eccetera. Di solito noi vediamo in questa nuova e crescente dimensione una grossa opportunità: basti pensare alla facilità con la quale chiediamo, per esempio a Siri (il programma dotato di intelligenza artificiale del nostro telefonino) informazioni. O, altro esempio, alla velocità con la quale si possono passare informazioni fra social. Del resto, sempre con una certa insostenibile leggerezza, comunichiamo dati anche riservati senza porci tante domande sulla protezione della nostra privacy. Ma tutto ciò – avverte sempre Melani – presenta rischi, in particolare di abusi da parte di hacker. I furbi dentro il pollaio globale. Tutti sanno che un computer fisso o uno smartphone devono essere aggiornati, ma quasi nessuno pensa – ecco la novità molto invasiva – che lo si debba fare anche per un interruttore intelligente o un frigorifero. Sì, perché fra poco non avremo più scelta: dovremo acquistare anche frigoriferi intelligenti. Frigoriferi capaci di individuare cosa abbiamo acquistato, cosa è meglio comperare in base ai nostri gusti. Tutto qui? Nossignori, perché la nuova dimensione sarà – tenetevi forte – che il frigo potrà raccogliere informazioni sulle nostre abitudini alimentari e sarà in grado di comunicarle a banche dati. Quale il passo ulteriore? Che quei dati preziosi sulle nostre abitudini alimentari potrebbero essere sfruttati commercialmente. Ma non solo: potrebbero anche essere ritenuti particolarmente interessanti dalla nostra cassa malati. Sapere cosa mangiamo, se prodotti sani o grassi e in che quantità, è molto interessante. Non è indifferente poter sapere anche a che ora apriamo il frigo. Se durante le ore canoniche dei pasti o anche la sera tardi! Ben vengano dunque le raccomandazioni di Melani, che ci avverte: okkio, tutte queste apparecchiature devono essere protette con password individuali o avere un accesso limitato ed essere regolarmente aggiornate.

Ma questo, pensiamoci bene, è il minimo. Ciò che più deve preoccupare è che noi cittadini e consumatori non possiamo scegliere. L’evoluzione è e sarà tale che saremo tutti dotati di frigoriferi e forni intelligenti. Un pochino potremo resistere, ma poi l’internet delle cose avrà il sopravvento. Dobbiamo dunque maturare la consapevolezza che i nostri dati sono oro per noi e per chi li vuole sfruttare. Per ora li stiamo semplicemente e inconsapevolmente regalando! A quelli di Melani, vogliamo porre una contro-domanda: grazie per gli appelli, ma a quando il consiglio che nasca una figura professionale che aiuti l’individuo disorientato a riorientarsi in tutto questo? Che ne so? Un informatico capace di tener d’occhio la nostra sicurezza? Perché, diciamocelo, saremo pure degli smanettatori digitali, chi più chi meno, ma come fare a tenere il passo di fronte a così tanta invasività?

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