Pronti, partenza, via! Inaugurare la nuova stazione ferroviaria ha per la capitale un significato speciale. La Turrita è infatti indissolubilmente legata alla (sua) ferrovia. Basti pensare a certi quartieri sorti con la Gotthardbahn, o alle Officine, che oggi si ritrovano praticamente quasi nel centro della città, in un enorme sedime che fa gola a tanti, soprattutto in un folle periodo di speculazione edilizia quale quello odierno. Officine che sono state capaci di decretare uno sciopero, dopo tanti anni di pace sociale, destando l’interesse di gran parte della Svizzera. Officine capaci di portare in piazza, sempre qualche anno fa, migliaia e migliaia di persone mobilitate col famoso slogan ‘Giù le mani dalle Officine’. Riuscire oggi a tenere alto l’interesse per la propria stazione ferroviaria, in un momento – va pur detto – decisamente felice per la rotaia (poiché abbiamo appena inaugurato AlpTransit a Pollegio con presenti accanto ai politici elvetici anche cavalli di razza quali Merkel, Renzi e Hollande), non è un fatto scontato. Da un certo punto di vista, si può senz’altro affermare che al Bellinzonese è andata di nuovo molto bene: la capitale del cantone è ancora una volta riuscita a rimanere uno snodo importante, anche nella nuova generazione di trasversali alpine. E ciò mentre altre zone del Ticino – si pensi alla Leventina o a Chiasso – un tempo baciate anche dalla rotaia, non possono dire altrettanto. Anzi… Nei prossimi giorni non mancherà occasione per ascoltare discorsi, seguire presentazioni di volumi, prendere parte a visite guidate ai nuovi uffici della stazione, salire su treni d’epoca del San Gottardo ecc. Non mancheranno neppure i momenti di svago offerti a ragazzi e adulti disseminati in città (dal viale della Stazione a piazza Collegiata e Nosetto, senza dimenticare piazza Governo). Insomma sarà un fine settimana di grande festa. Cosa significherà però concretamente per la nuova Bellinzona? Che sarà ancora uno snodo importante, che in città arriveranno più persone, che i bellinzonesi dovranno essere pronti a saper accogliere. In stazione ci si ferma anche solo un attimo, mentre in autostrada si passa e ciao. La Bellinzona turistica dovrà dimostrare una particolare capacità nell’intercettare almeno una parte di chi, venendo da fuori, passerà per la nuova stazione, dovrà valorizzare finalmente i castelli, per i quali si sta cercando anche un manager ad hoc. Va recuperato pure il tempo perso sul fronte della ristorazione e dell’albergheria, forse un po’ viziate dal fatto che in settimana i tanti funzionari dello Stato permettono di ‘fare il pieno’. I cambiamenti potrebbero toccare tanti altri ambiti. Quello dell’edilizia, nelle sue diverse forme (da quella abitativa a quella industriale), da non sottovalutare visto anche quello che è già avvenuto negli ultimi anni con tanta liquidità a disposizione a tassi molto accessibili. Ovviamente non si può non vedere anche il rovescio della medaglia, che in parte già stiamo vivendo: ovvero l’impatto sul verde del fondovalle e su un’infrastruttura viaria non proporzionalmente dimensionata al boom, che si traduce in colonne sempre più lunghe e problematiche. Ma non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca: ancora una volta la partita la vincerà a lungo termine chi saprà assicurare una buona qualità di vita. Viva quindi la nuova stazione, ma non permettiamo che il nostro prezioso tessuto urbano venga snaturato! Oltre al sole è la bellezza del panorama e del patrimonio storico culturale tramandatoci nei secoli che fa risplendere Bellinzona. Valorizziamola e teniamocela stretta!