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La storia della Palestina

15 febbraio 2025
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La narrazione di Jack Roy Diwan (laRegione 13.2.25) membro dell’Asi è faziosa. Tutti i dirigenti sionisti a partire da Herzl nel 1897 dichiararono che per costituire uno Stato ebraico in Palestina bisognava allontanare la popolazione autoctona. Nel 1920, con l’arrivo in Palestina del sionista fascista Yabotinsky, i sionisti costituirono le milizie terroristiche Haganah, Irgun, Stern, Squadroni della morte notturni ecc. che attaccavano i Palestinesi e i loro villaggi e borgate compiendo anche orribili massacri. Alla fine degli anni 30 i sionisti iniziarono la progettazione della pulizia etnica della Palestina e fu poi scelta la variante no.4 Dalet. Il giorno 15 novembre 1947, ignorando i diritti dei Palestinesi, i sionisti concordarono la spartizione della Palestina con il re della Transgiordania Abdullah I: 1/3 alla Transgiordania, 2/3 ai sionisti. Il giorno 27 novembre 1947 l’Onu approvò la creazione in Palestina di due Stati, tuttavia i sionisti, pur sbandierando la risoluzione Onu 181, applicarono unicamente quanto concordato con il re di Transgiordania, dando avvio alle prime scaramucce. Il 10 marzo 1948, nella Casa Rossa di Tel Aviv, Ben Gurion ordinò di scacciare 1 milione di arabi. La conseguente pulizia etnica comportò l’uccisione di 15’000 Palestinesi, la cacciata di 850’000 Palestinesi e la distruzione di circa 500 villaggi e borgate. Il 14 maggio 1948, giorno della fondazione di Israele, la metà della suddetta pulizia etnica era già compiuta e i sionisti avevano occupato e ripulito etnicamente anche buona parte del territorio che la risoluzione 181 attribuiva allo Stato arabo, compresa una parte di Gerusalemme che doveva rimanere internazionale. La successiva prima guerra arabo-israeliana si concluse nel 1949, ma la pulizia etnica è tuttora in corso.