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Gli scoordinamenti leghisti

Il coordinatore della Lega voluto da Norman Gobbi – Daniele Piccaluga – aveva tre anni e dieci giorni quando si costruiva la Lega dei Ticinesi. Esattamente tanti quanti i giorni trascorsi dall’insediamento alle prime amnesie. Dimenticate le sue parole in favore dei ticinesi predica già il non ritorno ai tagli sui sussidi alle famiglie. Ha pure dimenticato qualsiasi accenno sui migranti (che arriveranno a Fornasette) e il Green Deal di Zali che vuole fracassare le ossa ai proprietari di abitazioni entro 15 anni! Da “vero leghista”, di certo della Lega dimostra di non conoscere una benemerita “fava”. Ma al di là dei primi passi, gli vanno gli auguri di rito. Ciò che amareggia i pochi veri leghisti rimasti è la sfacciataggine di Gobbi che continuerà a guidare, con il telecomando, sia il nuovo coordinatore quanto il partito. A Gobbi – neo rottamatore leghista – va ricordato che se non fosse stato per la dabbenaggine della buon’anima di Rodolfo Pantani, che inconsapevolmente e in buona fede ebbe a consigliare al Nano quel “bravo fiöö” (...) – oggi si starà anch’esso rivoltando nella tomba –, non fosse stato per lui al massimo Gobbi siederebbe in GC a 50 fr. di diaria. A pensare che tutte le lotte del movimento abbiano permesso a questo individuo non solo di sfasciare la Lega per mero tornaconto personale, ma di sedere sulla ben remunerata poltrona del CdS viene da piangere. Di certo Gobbi non ha potuto far tutto da solo nell’accaparrarsi quanto non rivestiva interesse per i successori delle due famiglie Bignasca. A iniziare dal “trota”, figlio di Nano, il cui spessore è pari a quello della carta velina o da quell’Antonella Bignasca-Danzi, erede di Attilio, che ha dimostrato durante la sua fulminea permanenza in Gran Consiglio la sua palese inutilità. Ora non rimane che capire quale sia il perfido disegno di tutto questo casino. Le malelingue ipotizzano che il disegno del carbonaro rottamatore leventinese sia quello di dare il colpo di grazia a quel che resta della Lega per poi confluire nell’Udc – grazie al doppio tesseramento – soltanto per mantenere la sedia con la nuova giacchetta. Già, perché da solo, ammesso che venga rieletto, non conterebbe più del due di picche e ancor meno del nuovo coordinatore.