Che cosa sia la musica lo spiega Dante con grande efficacia, quando, di fronte alla visione celeste in cui gli spiriti beati si dispongono in forma di croce nel paradiso, percepisce una musica che non comprende ma che lo rapisce. Come dice E. Wiesel, essa è “una scala capace di unire la terra al cielo”: e smuove e risveglia ciò che è nascosto nel cuore dell’uomo. In un momento di grande transizione, dove si spera disperatamente di ridare vita a un futuro pacifico, il cielo, oggi, sembra essere molto lontano. A Lugano, l’ultima settimana, la musica è rimasta impigliata nel groviglio dell’intolleranza, legata al concerto che si terrà al Lac il 23 gennaio in commemorazione della pagina più buia della storia dell’umanità. Consapevole dello scopo di quel concerto al quale assisterò, spero vivamente che il ricordo di tutte le persone a cui è dedicato venga percepito dagli spettatori. La musica che è il soggetto di questo scritto ci guida lungo le vie del mistero, accendendo il desiderio dell’amore universale che viene da Dio e a lui ci conduce. Essa riflette la bellezza di Dio, colui che ha creato il mondo, come sottolinea Antonino Zichichi nel saggio “Tra fede e scienza”. Il mondo è la casa dell’umanità, nato dal suono che ha fatto vibrare il nulla, creando lo spazio. I conflitti in corso nel mondo, se non erro, dovrebbero essere 59. Scontri aperti e dichiarati tra due o più Stati o gruppi organizzati etnici, sociali o religiosi, condotti con l’impiego di mezzi militari che mietono giornalmente innumerevoli vite umane il numero delle quali resta indecifrabile e probabilmente lo sarà per sempre. Come si dice in Iran, un Paese che miete il terrore ovunque può, “durante le guerre non si distribuiscono datteri”.