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Stiglitz, Piketty e… la Riforma fiscale

Il 9 giugno voteremo la Riforma fiscale la quale prevede sgravi per i redditi più elevati. Favorire chi ha un reddito imponibile di 300’000 fr. almeno, è una manovra basata sulla teoria del gocciolamento della ricchezza dall’alto verso il basso (trickle-down economics), secondo la quale sgravi fiscali su redditi alti stimolerebbero l’economia grazie a successivi investimenti da parte della fascia più ricca della società. Questa teoria ha giustificato (sta giustificando) decenni di riforme fiscali neoliberiste che vedono lo Stato sempre meno presente nei suoi compiti di redistribuzione della ricchezza e di investimenti per servizi pubblici e beni comuni. Il premio Nobel J.E. Stiglitz, oltre ad aver osservato come il modello neoliberista, lungi dall’essere di stimolo, sia alla base delle disuguaglianze della distribuzione del reddito e della ricchezza, ha descritto l’esistenza di una causazione circolare tra disuguaglianza e stagnazione economica, dove la prima anticipa la seconda. Osservando l’influenza negativa che un crescente divario tra agiati e meno agiati esercita sull’economia, T. Piketty, ne “Il capitale nel XXI secolo” (2013), prosegue l’analisi di Stiglitz segnalando che, al contrario di quanto profetizzato dalla trickle-down economics, politiche fiscali redistributive e di spesa pubblica favoriscono la ripresa dell’economia, della classe media e della coesione sociale. Il prossimo 9 giugno urge votare con la consapevolezza che regali fiscali ai più fortunati non agiscono favorevolmente sull’economia ticinese e che, laddove si acuiscono differenze reddituali e di ricchezza, crescono pure ingiustizie e malcontenti.

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