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La scuola: autocritica necessaria

Alla notizia del procedimento penale aperto nei confronti di un direttore di scuola media, ho provato grande sconforto. Non desidero entrare in merito alla scabrosa vicenda, nel rispetto della magistratura, che deve svolgere l’infausto incarico di far luce sui fatti accaduti, ma soprattutto nel rispetto delle vittime e delle famiglie coinvolte. Intendo invece riflettere sul sistema scuola, il quale, con la sopracitata vicenda, ha mostrato la sua fragilità.

Un sistema accartocciato su sé stesso, restio all’ascolto di chi la scuola la vive nel quotidiano, ossia i docenti, gli allievi e le famiglie. Non mi capacito del fatto che una figura come quella del direttore, ossia quella di un funzionario cantonale, ricoprente un ruolo effettivo nell’amministrare un istituto e nelle decisioni dipartimentali (vedasi la proposta della co-docenza), spesso sfugga a un reale scrutinio.

Nel caso della Scuola Media esistono il Consiglio di Stato e il Gran Consiglio, la Sezione Insegnamento Medio (Sim) e l’Ufficio Amministrativo Cantonale, i quali hanno il compito di monitorare e se necessario intervenire sull’operato dei direttori. Aspettarsi, però, che enti governativi scollegati dalla vita quotidiana delle scuole possano conoscere tutto e avere tutto sotto controllo, sarebbe pretestuoso.

Visto l’ultimo caso eclatante, non sarebbe ora d’istituire un ispettorato, che svolga il compito di organo di vigilanza, onde evitare qualsiasi abuso o mala amministrazione? Un ispettorato che sia di supporto al Decs, ma che debba rendere conto a una commissione esterna, istituita sia da persone affini alla scuola, ma anche alla società civile (esclusa la politica!). Ciò non risolverebbe tutti i problemi, ma getterebbe le basi per cambiare un sistema escluso in un sistema più autoregolato e aperto.

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