Ho letto negli scorsi giorni sul vostro giornale una serie di articoli e opinioni relativi al mancato coordinamento tra corsi di abilitazione per laureati e posti realmente a disposizione nel settore medio superiore. Si è parlato, a proposito dell’episodio che riguarda un gruppo di tredici aspiranti docenti di italiano, di un “patatrac”, di un evento singolare dovuto a imprevisti o, casomai, una tantum, a calcoli imprecisi. Ora, al di là di interpretazioni e giustificazioni, mi risulta che non si tratta affatto di un infelice caso isolato. Nell’anno 2023-24 infatti si era svolto presso il Dfa un corso di abilitazione per l’insegnamento della chimica, al quale furono accettate le iscrizioni di 10 candidati. Di fronte al fatto che gli stessi insegnanti della materia attivi nei licei sostenessero che vi fosse una chiara sovrabbondanza di candidati rispetto ai posti realmente a disposizione, i responsabili del Dfa – senza peraltro garantire l’assunzione – ribadirono ai partecipanti che il loro numero era proporzionato al reale fabbisogno. Due di essi tuttavia, fiutando la malparata, abbandonarono il programma prima del suo completamento. Conclusione (dopo un intero anno post laurea sigillati dentro il Dfa e senza percepire alcuno stipendio): a luglio 2024 si scoprì che le ore a disposizione per l’insegnamento della chimica coprivano giusto giusto 1 tempo pieno, poi spartito tra due degli otto candidati abilitati con un 50% a testa.