Tante concordanze, ma anche tante differenze ci sono negli argomenti che i diversi esperti di geopolitica offrono al pubblico. Apprezzabile il contributo di Giorgio Ostinelli (laRegione 18.3.2025) che, a dispetto del titolo, parla dell’ampio teatro della politica mondiale, anche se i teatrini erano e sono presenti, dallo stesso Zelensky, a Musk, alla Von der Leyen, in precedenza anche al galletto Cassis. Si tratta infatti dei primattori che decidono la continuazione della politica e della guerra, con buona mente di Von Clausewitz. A prescindere dai vecchi nazionalismi opposti ai nazionalismi dirimpettai, i più potenti del globo sono in grado – in barba al Consiglio di sicurezza dell’Onu – di scatenare una guerra, per poi imporre le condizioni di pace. Tutto noto sotto il cielo.
La volontà di un Trump, in vista dell’imminente futuro, è di organizzare la posizione più sicura nel campo delle alleanze per contrastare il vero antagonista: il Dragone cinese. Questo attore, paziente e diligente, è forte di un numero di umani compatti in condivisione di obiettivi e forte di mezzi tecnici all’avanguardia. Lo scontro tra le due potenze, senza fare previsioni sulla forma, ci sarà e sarà impattante. Trump – che non possiamo dire che agisca da solo senza la nazione statunitense – fa il suo interesse in ogni mossa dell’attuale trattativa con Putin, come ha fatto in ogni mossa di appoggio all’Ucraina durante il conflitto.
Gli europei sono stati poveri di spirito quando dopo il 1989 non hanno fatto di tutto per tenersi amico Putin, rappresentante di un popolo che è più europeo che asiatico. Ci voleva quella volontà di dialogo tenace e continuativa da intessere sopra gli interessi economici. Non c’è stata. Trump è capace imprenditore e sa cosa fare senza remore: meglio cucinare da subito Putin, mentre investimenti americani in Russia potranno poi seguire – pare che il biondo sceriffo abbia già tentato di investire prima del conflitto ucraino in territorio russo. L’ex funzionario del Kgb non lo disdegna, essendo i suoi interessi con gli amici cinesi non negoziabili prossimamente: i russi vorrebbero urbanizzare di più la Siberia ma non hanno il personale; i cinesi hanno invece una popolazione debordante.
Ci si deve chiedere quanto c’entrano gli interessi materiali. Ripassando Von Clausewitz, questa è la politica: quella dettata dal tecno-capitalismo che è ormai sistema di relazioni planetario, al di là delle facce più o meno apparenti di regime politico. Non c’è differenza sostanziale fra capitalismo liberale e capitalismi dispotici. Il rispetto degli umani assoggettati al quotidiano più comune non dovrebbe tacere del collaborazionismo totalizzante con la forza del capitale, il cui fine è produrre per produrre. Almeno c’è Massimo Cacciari che disturba le nostre orecchie, quando sicuro ripete che il momento è eccellente per fare autocritica: rivedere quella presunta egemonia della cultura occidentale sorta – così il sentore degli occidentali – per sussumere il mondo.