Aggredendo e sbeffeggiando pubblicamente il presidente ucraino, Trump ha umiliato i valori fondanti dell'Occidente democratico
28 febbraio 2025: una data da ricordare. Trump ha aggredito e sbeffeggiato pubblicamente il presidente ucraino, umiliato i valori fondanti dell’Occidente democratico e posto fine alla nostra idea di politica. Il cospicuo numero di sgherri della cachistocrazia trumpiana, con in testa il protervo JD Vance, mi ha impressionato e mi ha fatto pensare a quel Cesare Lombroso che dalla forma del cranio vi diceva se siete un balordo o una brava persona. Nello Studio Ovale erano parecchi i volti truci con comportamenti devianti in corso d’opera.
Zelensky schiaffeggiato, ma ha resistito e io sto dalla sua parte perché Zelensky rappresenta noi e le nostre libertà, perché la verità storica è stata capovolta e la menzogna eretta a narrazione ufficiale. A essere vilipesa è stata l’Europa e ciò che rappresenta: il diritto internazionale, le organizzazioni internazionali, tutto quello che dopo il 1945 la politica ha costruito per scongiurare nuove sciagure e garantire la pace.
Ho sempre pensato che quella del politico fosse una nobile arte: per Platone il fine ultimo è una società armoniosa e giusta e la ricerca del bene comune, e pure per Aristotele è la ricerca della felicità. Li ritroviamo, questi obiettivi, nei documenti che hanno fatto progredire l’umanità. Concretamente: lo scopo della politica è il controllo della violenza e la composizione pacifica dei conflitti, il rispetto dei diritti individuali e collettivi, la dignità di tutti. Per questo è nato il diritto internazionale che ci dice una cosa molto semplice: nessuno stato è autorizzato ad aggredirne un altro e le controversie debbono essere risolte per via negoziale. Oggi, con Trump e il suo sodale Putin, siamo al ripudio totale dei principi cardine della convivenza civile. Ai due folli autocrati interessa la spartizione del mondo e i buoni affari. Contano le loro ambizioni imperiali e le sorti degli umani del pianeta interessano loro assai poco.
Il 28 febbraio Trump ha decretato la fine della politica che era stata messa in piedi per garantire una pace duratura. Crollano i meccanismi che prevedevano l’internazionalismo invece dei nazionalismi esasperati, crolla il controllo della violenza. Trump vuole uscire dal sistema e realizzare un mondo dove i diritti non sono universali ma dettati dai più forti.
E l’Europa? Per cultura, per valori è lì che la liberal-democrazia sopravvive, a fatica, ma sopravvive. Ed è lì che bisogna resistere al potere “maligno”. Ma c’è un problema. La democrazia per sua natura è fragile: non si avvale della forza ma del consenso della folla. Oggi è contestata ed è debole, accusata di non aver mantenuto le promesse, a cominciare da un po’ più di eguaglianza. Qualcuno ha osservato, giustamente, che noi siamo protetti dal pericolo di un’eccessiva concentrazione di potere politico, ma siamo esposti a un’eccessiva e crescente concentrazione di potere economico: è un dato di fatto. Le diseguaglianze sono aumentate a dismisura portando paradossalmente consensi a quelli come Trump che le diseguaglianze le vogliono e poi le cavalcano. Il populismo è una brutta bestia e l’ignoranza è la sua forza: funziona alla grande.
Forse Trump, dopo aver consegnato l’Ucraina alle nefandezze putiniane, costringerà l’Europa a diventare protagonista dopo essere stata ancella. Forse ci renderemo conto che gli Stati uniti d’Europa sono una necessità per salvaguardare i nostri valori di libertà: il multiculturalismo e l’inclusività, la convivenza pacifica, la tolleranza, lo stato sociale. Per sottrarci all’abbraccio geopolitico e ideologico del trumputinismo bisognerà armarci, non per fare la guerra ma per difendere la pace e il diritto contro i governi dei peggiori. Ma, prima delle armi, ci vuole un esercito di cittadini attivi e l’autorevolezza di grandi politici: non vedo però dei Churchill in circolazione.
Michele Serra, sagace giornalista, ci propone di vincere la nostra miserevole inerzia scendendo in piazza con le bandiere di un’Europa unita nei valori: appello accolto. E la Svizzera? Meglio far finta di non essere in Europa? Silenzio anche quando i diritti umani sono calpestati?