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Armi nucleari per Ubs

Anche i bambini sanno che le armi nucleari sono le più distruttrici al mondo e che l’unica scelta razionale è il divieto delle stesse. Non proteggono nessuno e costituiscono la più grande minaccia per l’uomo e l’ambiente. Oggi più che mai tale minaccia è reale e non è mai stata così elevata da molto tempo. Pensiamo solo alla scriteriata scelta del presidente Biden, di fornire all’Ucraina, dopo che l’aveva sempre negata, i missili a lungo raggio Atacms con il rischio di accendere la miccia della più volte prospettata, ma non per questo da sottovalutare, risposta nucleare di Putin.

Ed è di questi giorni la notizia (Ats) che Ubs è una delle grandi aziende finanziatrici della produzione di armi nucleari. Essa figura, secondo un Rapporto pubblicato dalla Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, se si escludono le istituzioni finanziarie statunitensi, al nono posto fra i trenta primi investitori mondiali. Il “nostro” colosso bancario ha iniettato quasi 2,5 miliardi di dollari tramite partecipazioni e obbligazioni.

Non solo, dunque, Ubs finanzia combustibili fossili – carbone, petrolio e gas – con 211 miliardi (!) da quando è stato firmato l’Accordo di Parigi, ma ora veniamo a sapere che investe anche nella produzione di armi nucleari. Noam Chomsky, nei suoi scritti, avverte che sono tre i più grandi rischi per l’umanità: il degrado dell’ambiente, la crisi della democrazia e l’arma nucleare. Come è possibile che il Ceo di Ubs Sergio Ermotti sia così poco razionale da approvare una simile cinica scelta? E, come se ciò non bastasse, egli intende annacquare ulteriormente i criteri interni all’azienda per investire nei progetti più dannosi per il clima.

Tutte le persone sensate comprendono l’assurdità e i rischi della folle ipotesi di un impiego delle armi nucleari che comporterebbe un primo passo verso l’autodistruzione del genere umano. Eppure, anche il Consiglio federale, in barba alla nostra tradizione umanitaria e conclamata neutralità, rifiuta tuttora, incomprensibilmente, di aderire al “Trattato sul divieto delle armi nucleari” dell’Onu, entrato in vigore il 22 gennaio 2021 (Tian, “Traité sur l’interdiction des armes nucléaires”). Il nostro Paese, quale Stato depositario delle Convenzioni di Ginevra, perde l’occasione di dare un segnale forte in favore del divieto delle armi nucleari. Firmiamo dunque l’iniziativa per il divieto delle armi nucleari, recentemente lanciata, che chiede l’adesione della Svizzera al Tian. E informiamoci bene prima di essere complici, con Ubs, nel finanziare la loro costruzione e il degrado del clima.